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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliQuali sono, al di là dei soliti noti, gli artisti giovani o da riscoprire che oggi riscuotono l’interesse degli intenditori? «Il Giornale dell’Arte» con 17 autorevoli addetti ai lavori ha compilato una mappa: sono 135 i nomi che gli esperti consigliano di tenere d’occhio. Saranno i nuovi preferiti del 2021?
Quando un curatore è chiamato a compiere una selezione per una qualsiasi manifestazione, nazionale o internazionale, semplice o prestigiosa, limitata o vastissima, tre sono gli elementi che, consapevolmente o inconsciamente, suggeriscono e guidano le decisioni: 1) il desiderio irrefrenabile di stupire, individuando artisti il più sconosciuti possibile e vestendo, nelle scelte più nobili, questa frenesia con il compito di scouting; 2) la complicità dichiarata o meno con le componenti del sistema dell’arte: galleristi, collezionisti, istituzioni pubbliche e private che a vario titolo legittimano e proteggono le decisioni; 3) l’irrazionalità della scelta personale, decisamente l’elemento più significativo delle decisioni. È necessario avere perfetta consapevolezza dell’irrazionalità delle proprie scelte, pur corroborata da una precisa cultura artistica e da un costante aggiornamento sul campo, ma proprio questo viene chiesto al curatore: la scelta personale, parziale, soggettiva, pesino capricciosa, senza la minima pretesa di essere esaustiva.
In questo caso, trattandosi di una scelta svincolata da ogni reale manifestazione, è possibile rinunciare ai primi due punti della dinamica selettiva, cosa che in altri contesti non sarebbe possibile, e sciogliere le redini del proprio piacere. Ecco allora alcuni artisti che meritano, secondo me, quella particolare attenzione che per vari motivi non hanno ancora ottenuto, alcuni perché ancora all’inizio del percorso artistico, altri per superficiale disattenzione, altri ancora perché non sono più nella possibilità di combattere per il proprio lavoro.
Claudio Costa (Tirana, 1942-Genova, 1995) è stato forse il più autorevole e prestigioso protagonista italiano di quelle ricerche tra antropologia, sciamanesimo, filosofia che avevano in Beuys il loro grande maestro e che si potevano riconoscere anche nell’Azionismo viennese. Ha partecipato a Documenta nel 1977, alla Biennale di Venezia nel 1986 e ha fondato il Museo delle Forme Inconsapevoli nell’ospedale psichiatrico di Genova.
Germano Sartelli (Imola, 1925-2014): ci sono artisti che viaggiano in tutto il mondo e altri che difficilmente abbandonano la propria terra, soprattutto in Emilia-Romagna. A volte, con grande superficialità, questa attitudine è considerata un criterio di valutazione del lavoro. In realtà il lavoro di Sartelli non ha mai avuto nulla di sedentario e, anzi, ha spesso anticipato ricerche e analisi compiute con più clamore altrove. Particolarmente poetiche le sue «Ragnatele» inscatolate o i «Nidi» che negli anni Sessanta e Settanta affrontavano il rapporto Arte-Natura.
Piero Fogliati (Canelli, 1930-Torino, 2016): un grande inventore ancor prima che un grande artista, un vero sognatore capace di rincorrere le «Ombre colorate», lasciarsi commuovere dal «Fleximofono», affascinare dalle «Sculture di luce». Fisica, matematica, meccanica, ingegneria: tutto confluiva in una creazione artistica sempre più sorprendente.
Francesca Leone (Roma, 1964): ha saputo, con caparbietà e fatica, attraversare l’ampio deserto che dalla più confortevole pittura conduce alle asperità dell’installazione. Ha caricato nello zaino le proprie abilità coloristiche per farne dono alle nuove dimensioni ambientali dando vita a un’arte in bilico fra linguaggi, emozioni, riflessioni.
Alessandro Piangiamore (Enna, 1976): per lui, i materiali non hanno segreti e così domina la violenta durezza del cemento come accarezza la morbidezza della cera. In questo viaggio è sempre accompagnato da una sofisticata e discreta eleganza cromatica.
Sissi (Danila Olivieri, Bologna 1977): non è solo una bravissima artista, è un piccolo genio irrefrenabile, è energia allo stato puro, un folletto della creatività. Scombina la moda come la cucina, invade le sale anatomiche delle università per fare delle lezioni-performance, costruisce nidi abitabili, decora ossa di ceramica. È talmente veloce e sorprendente che pochi se ne accorgono.
Gianni Politi (Roma, 1986): è un vero pittore anche se lui non lo vuole ammettere, ha un solido senso del colore, una sicurezza compositiva e una buona impostazione culturale. Ha tutte le qualità per intraprendere un grande percorso.
Ci sono poi alcuni artisti che hanno già raggiunto un importante successo, sono affermati e riconosciuti, hanno un radicato collezionismo ma forse, al di là delle luci che hanno avvolto il loro lavoro, sarebbero meritevoli anche oggi di maggiore attenzione per la qualità e l’intensità delle loro esperienze. Fra questi mi piace segnalare Giuseppe Maraniello, Luigi Mainolfi, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Omar Galliani.
L'autore è critico, curatore e storico dell’arte moderna e contemporanea
CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
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