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Cent’anni senza Matteotti

Mentre proseguono gli appuntamenti di Pisa e Roma, apre a Rovigo una mostra su uno dei più coraggiosi oppositori del regime fascista

Camilla Bertoni

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Cento anni fa, il 10 giugno, ucciso da sicari del regime fascista, moriva il parlamentare Giacomo Matteotti, il cui corpo venne ritrovato solo il 16 agosto 1924. Il suo Polesine, era nato a Fratta in provincia di Rovigo nel 1885, lo celebra con una mostra a Palazzo Roncale e un programma di incontri, iniziative per le scuole, convegni e ricerche condotte con le Università di Ferrara e Padova, i cui atti sono stati pubblicati nella collana Quaderni di Casa Matteotti.

Si vogliono rievocare «il suo insegnamento morale e la sua vicenda umana e politica riconducendola a “memo” ed esempio per l’oggi», si legge in una nota del Comitato provinciale per le celebrazioni presieduto dal sindaco di Fratta con la Regione Veneto e la Fondazione Cariparo e la partecipazione di una quarantina di enti e associazioni. Cariparo ha finanziato, oltre alla mostra, anche il restyling della Casa Museo Matteotti a Fratta Polesine, oggi monumento nazionale.

«Giacomo Matteotti (1885-1924). Storia di un uomo libero», aperta dal 6 aprile al 7 luglio, è realizzata a cura di Stefano Caretti, tra i massimi studiosi di Matteotti e di storia del Socialismo, docente di Storia contemporanea all’Università di Siena. Immagini e documenti ricostruiscono la figura non solo di uno dei più coraggiosi oppositori del regime fascista, ma anche la «complessità di uno dei politici più brillanti, preparati e lucidi dell’inizio dello scorso secolo, spiega il curatore. Studioso di diritto e di economia, appassionato amministratore locale, impegnato sul fronte dell’istruzione, convinto internazionalista e fermamente contrario alla partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale, organizzatore di leghe contadine e difensore dei diritti del proletariato rurale, leader politico prima locale poi nazionale, parlamentare attivissimo e assiduo, esperto di politica internazionale ed europeista ante litteram.

La mostra restituisce anche il rapporto profondo e imprescindibile tra Matteotti e il suo Polesine: un legame che costituisce la chiave e la matrice di un percorso ideale che parte da una terra che è stata, a cavallo tra Otto e Novecento, uno straordinario laboratorio sociale, teatro di lotte e di processi di difficile emancipazione; terra aspra segnata dalla povertà e dall’emigrazione, ma anche di riscatto sociale, dove il fascismo agrario ha sperimentato tutta la sua violenza repressiva
».

L’esposizione di Rovigo segue «Giacomo Matteotti. Ritratto per immagini», mostra itinerante voluta dal Comitato nazionale per le celebrazioni con 300 tra fotografie e documenti, dalla Camera dei Deputati approdata al Polo museale dell’Università Sant’Orsola di Napoli, poi all’Archivio di Stato della Reggia di Caserta e fino all’11 aprile visitabile al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa.

Fino al 16 giugno, invece, al Museo di Roma di Palazzo Braschi la mostra «Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della democrazia», a cura di Mauro Canali, ripercorre, attraverso fotografie, manoscritti, oggetti, libri d’epoca, articoli di giornali e riviste, filmati e documentari, opere d’arte, sculture, ceramiche, quadri e brani musicali, la vita del leader socialista dagli esordi giovanili all’affermazione nazionale, con le battaglie per la democrazia e l’opposizione al fascismo, fino all’omicidio.

Giacomo Matteotti

Veduta dell’esterno di Casa Matteotti

Camilla Bertoni, 04 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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