Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliGli habitué della Biennale ricordano senz’altro il Padiglione italiano curato da Ida Gianelli nel 2007 con due soli artisti, Giuseppe Penone e Francesco Vezzoli. Quest’ultimo torna quest’anno sul luogo del delitto, nel senso di Venezia, con la mostra «Musei delle lacrime» al Museo Correr, in cui mette a confronto suoi lavori «larmoyant» più o meno recenti con le architetture ottocentesche e le collezioni del museo.
Ai visitatori il giudizio sul match, ma se ci si trova in questo museo che occupa gli spazi voluti da Napoleone prima e dagli Asburgo poi come testimonianza del proprio potere sulla Serenissima, non si può non fare una salto alla caffetteria, al primo piano di quello che fu il Palazzo Reale. Vi si accede anche senza il biglietto d’ingresso al museo e si è subito immersi in un’atmosfera stile Impero, con grottesche alle pareti e piante d’appartamento nelle sale. Dalle finestre si gode il panorama di piazza San Marco e se si ha la fortuna di capitarci (a me è successo a metà marzo) in una mattina tranquilla in cui si è tra i pochissimi clienti, si vive quasi un momento magico. Io ci sono andato a fare colazione e seduto in una salottino anni ’40 con gli arredi e le poltrone color vinaccia mi sono gustato un tè con biscotti tipici veneziani e un croissant. Il croissant era un po’ stile autogrill, i biscottini veneziani venivano invece da Zia Carmelina, che ad onta del nome meridionale è un forno famoso per le sue specialità sull’isola di Burano.
Mi ha fatto piacere scoprire che a differenza della caffetteria del Pompidou a Parigi qui ti portano una vera teiera in ceramica (d’altronde questo era un Palazzo Reale...) e non un pentolino d’acciaio. Ho speso 7,50 euro e mi sono sentito l’uomo più felice del mondo (si fa per dire). Se venite più tardi e avete fame potete scegliere tra sandwich, focacce e una selezione di piatti freddi e caldi. I panini sono ispirati ai grandi della pittura veneta e a personaggi e luoghi di Venezia: si va dal Tintoretto (pizza con prosciutto di Parma, mozzarella e basilico) a Casanova (focacciotto con pesto e mozzarella di bufala). Non mancano insalate e piatti caldi, dalle lasagne al cous cous, dagli spaghetti alla vellutata di piselli. Non li ho provati e non posso giudicare perché la mia religione mi impedisce di mangiare lasagne bolognesi riscaldate al microonde. Per fortuna ci sono (e sembrano più appetibili) alcuni piatti veneziani come il tris di baccalà con la polenta (15 euro) e un mix di polpette (13 euro). Da non dimenticare, prima di andar via, una visita alla mostra sulla calligrafia dai tempi di Marco Polo a oggi, in concomitanza con la rassegna sul grande viaggiatore nel vicino Palazzo Ducale.
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