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La «Stanza della Musica» di Palazzo Luce a Lecce con le teste «laser cut» di William Kentridge, la serie fotografica «Jpg» di Thomas Ruff e l’installazione «Cangiante 5» di Giuliano Dal Molin, e il tappeto di Joseph Kosuth

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La «Stanza della Musica» di Palazzo Luce a Lecce con le teste «laser cut» di William Kentridge, la serie fotografica «Jpg» di Thomas Ruff e l’installazione «Cangiante 5» di Giuliano Dal Molin, e il tappeto di Joseph Kosuth

Contemporanei in un palazzo medievale: la raccolta Enselmi

A Lecce design e arte contemporanea in una struttura ricettiva unica nel suo genere: una giovane collezionista ha collocato le sue opere nelle stanze del trecentesco Palazzo dei Conti

Massimiliano Cesari

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Il centro storico di Lecce è uno straordinario «ipertesto culturale» che connette epoche e culture diverse, passando dall’antichità al Medioevo, dal Barocco fino al contemporaneo. All’interno di questa dimensione si colloca il progetto della collezionista di design storico Anna Maria Enselmi, che ha allestito la sua raccolta nel medievale Palazzo dei Conti di Lecce (XIV secolo), con affaccio sulla cavea del Teatro Romano, dalla stessa ribattezzato Palazzo Luce, proprio per la straordinaria luminosità che lo caratterizza. Un elemento che rappresenta la quintessenza dello spazio e ha conquistato la collezionista, che grazie alla luce ha visto l’habitat ideale per la sua collezione.

Un’avventura raccontata dal docufilm «Palazzo Luce», scritto e diretto da Alessandra Galletta, presentato recentemente al Milano Design Film Festival, grazie al quale si può rivivere la genesi del progetto di ristrutturazione del Palazzo sino al suo compimento: dalle origini, fu residenza storica di Maria d’Enghien (regina di Napoli dal 1407 al 1414), all’attuale destinazione di struttura ricettiva, unica nel suo genere, con all’interno opere di arte contemporanea, installazioni site specific, interventi e progetti di designer e artisti internazionali.

«Ho voluto definire questo progetto il mio testamento, dice Anna Maria Enselmi. Ti chiedi: “Che cosa posso lasciare di bello?”. Al di là di uno scritto in cui doni le cose a cui tieni di più ai tuoi cari, lasci ciò che sei e le persone lo devono sapere, anche se sei una pazza visionaria, una persona che ha speso tutto quello che aveva per comprare oggetti… Quindi mi sono detta: “Palazzo Luce è il segno più puro che posso lasciare di me. C’è la mia folle visione, la mia passione per l’estetica, per l’arte, per il design, e questo io lo considero un testamento”».

Una «visione» che ha preso forma grazie a una rete di rapporti umani e professionali intrecciati da Anna Maria Enselmi nell’ambito del progetto: dalle esperte di design moderno e contemporaneo Rossella Colombari e Nina Yashar all’architetto Giuliano Andrea dell’Uva, che ha curato la ristrutturazione e trasformazione del Palazzo, dagli artisti Martino Gamper e Antonio Marras, artifici di alcune opere in dialogo con gli oggetti storici di Gio Ponti, alla gallerista Lia Rumma, accanto alla collezionista nella scelta e nella collocazione di alcune opere nelle stanze del Palazzo, sino agli interventi site specific degli artisti David Tremlett e Joseph Kosuth, e quelli più recenti di Gian Maria Tosatti e Michele Guido.

La collezione di design di Palazzo Luce annovera, tra le altre, anche opere di Gio Ponti, Franco Albini, Gae Aulenti, Bbpr, Osvaldo Borsani, Luigi Caccia Dominioni, Carlo Mollino, Hans-Agne Jakobsson, Pier Giulio Magistretti, Ico e Luisa Parisi, Ettore Sottsass, Studio Pfr, Seguso, Oscar Niemeyer, Audrey Large, José Zanine Caldas; mentre tra gli artisti contemporanei troviamo: Ettore Spalletti, Vanessa Beecroft, Pietro Consagra, Alfredo Jaar, Mimmo e Francesco Jodice, William Kentridge, Luca Monterastelli, Ugo Mulas, Gilberto Zorio, Marina Abramovic, Joseph Kosuth, Marzia Migliora, Gian Maria Tosatti, Brigitte Niedermair, Andrés Reisinger, David Tremlett, Andrea Bowers, Nazgol Ansarinia, Giuliano Dal Molin e Thomas Ruff.
 

La reception di Palazzo Luce. Foto: Lea Anouchinsky

Un’opera al neon di Alfredo Jaar a Palazzo Luce

Massimiliano Cesari, 16 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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