Laura Lombardi
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L’annunciata unione tra i Musei del Bargello e la Galleria dell’Accademia (entrambi musei statali dotati di autonomia) «avverrà entro la fine del 2024». A confermarlo è il direttore ad interim Massimo Osanna, direttore generale dei Musei al MiC, che spiega: «L’unione porterà alla creazione di un gruppo museale unico al mondo che raccoglie i massimi capolavori della scultura del Rinascimento e una ricchezza di opere in varie tecniche dal Medioevo all’Ottocento. Non tutti forse sanno che nel febbraio 1866, un calco in gesso del David fu allestito al Bargello, nella grande Sala dell’Udienza (oggi Salone di Donatello), per valutare se dovesse essere trasferito lì e vi rimase fino all’autunno dell’anno successivo. In seguito si decise che il colosso di Michelangelo era fuori scala anche nel monumentale Salone di Donatello. La recente riforma, riunendo questi straordinari musei in un unico istituto autonomo, realizza anche questa possibilità».
Intanto, dal 7 giugno il Bargello si presenta con due nuove sale interamente riallestite che raccolgono importanti collezioni. Quella dedicata all’arte islamica è per qualità una delle più significative in Italia fin dal Quattrocento, grazie alle acquisizioni di Piero de’ Medici e di Lorenzo il Magnifico, incrementata da donazioni di collezionisti a fine Ottocento e inizi del Novecento, con i capolavori dell’antiquario francese Louis Carrand: un centinaio di opere tra cui una preziosa selezione di metalli, avori, ceramiche e anche la recente acquisizione di due pregiati tappeti mamelucchi provenienti dalla Villa Medicea di Camugliano (Ponsacco, Pi), acquistati lo scorso anno dallo Stato esercitando il diritto di prelazione.
Non meno rilevante è la sala delle maioliche con circa 400 maioliche e ceramiche, una parte delle quali giunsero dagli Uffizi nel 1865, quando il Bargello aprì al pubblico come primo museo nazionale italiano dedicato alle arti decorative e alla scultura del Medioevo e del Rinascimento. Negli anni si aggiungeranno donazioni di privati fino a costituire un insieme di produzioni fittili dal Medioevo al Novecento create nei più rinomati centri ceramici (Savona, Milano, Venezia, Faenza, Cafaggiolo, Firenze, Montelupo, Siena, Deruta, Orvieto, Urbino, Roma, Castelli, Caltagirone), ma anche in quelli meno noti (Sansepolcro, Castelfiorentino, Pisa).
Si tratta di un nuovo significativo capitolo nella vita del museo, diretto dal 2015 al 2023 da Paola D’Agostino. «Il progetto dello studio Guicciardini-Magni rientra in una programmazione pluriennale di riallestimento del Bargello iniziata nel 2016 grazie ai finanziamenti straordinari del Ministero della Cultura e alla disponibilità di fondi propri del museo, derivanti dall’autonomia dei Musei, spiega Osanna. Gli architetti, che conoscono bene la singolarità degli ambienti del più antico palazzo medievale di Firenze, hanno progettato per le due sale nuove vetrine con vetri di sicurezza e trattamento antiriflesso, a tenuta stagna e controllo interno delle condizioni microclimatiche. È stato rivisto l’impianto di illuminazione delle opere, che godranno anche di luce naturale controllata, e di nuovi apparati didascalici e informativi».
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