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Laura Giuliani
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Potrebbe essere l’unica scena di Gesù come il Buon Pastore finora conosciuta in Anatolia. L’iconografia di Cristo che si prende cura del suo gregge è qui rappresentata da un giovane imberbe che indossa una semplice tunica: sulle spalle una capra (di montagna?), mentre ai lati due coppie degli stessi animali creano una disposizione simmetrica. Tutto intorno una vegetazione rigogliosa resa vivace dai colori del rosso e del verde. È quanto emerso dallo scavo di una tomba a camera portata alla luce nella necropoli di Hisardere, nell’antica Nicea, oggi Iznik, nella provincia di Bursa, a circa 130 km a sud est di Istanbul. A differenza di altre tombe dipinte della regione, questo ciclo pittorico si distingue per la presenza della figura umana e copre tre delle quattro pareti e il soffitto.
Gli scavi sono stati condotti con l’autorizzazione del Ministero della Cultura e del Turismo, sotto la direzione di Tolga Koparal del Museo di Iznik e il coordinamento scientifico della professoressa Aygün Ekin Meriç del Dipartimento di Archeologia dell’Università Dokuz Eylul e la collaborazione di Gülsen Kutbay. A condividere la scoperta il sito turco Arkeolojikhaber.
L’eccezionale ritrovamento, presentato tra l’altro dal presidente turco Erdogan a papa Leone XIV in occasione della sua recente visita a Iznik, ha destato grande entusiasmo tra gli archeologi secondo i quali si tratta della prima attestazione di Gesù in una tomba di Hisardere e uno dei rari casi in cui è rappresentato secondo uno stile che trova confronti, tra l’altro, nelle catacombe cristiane di Roma.
Frequentata tra il II e il V secolo sia da famiglie abbienti sia da classi sociali più basse di Iznik, la necropoli di Hisardere ha restituito diverse tipologie di sepolture, tra cui tombe a camera con il tetto in lastre di terracotta considerate tipiche della zona. La struttura della tomba si estende lungo un asse nord-sud. Adiacente alla parete nord della sepoltura una kline, ricoperta da lastre quadrate di terracotta e destinata presumibilmente al corpo del defunto che lì veniva adagiato, dietro la quale campeggia la composizione del Buon Pastore.
La conservazione di questo notevole ciclo pittorico si rivela dunque preziosa per lo studio dell’iconografia paleocristiana in Anatolia: pur non essendo stati rivenuti oggetti significativi al suo interno, la tomba per le sue caratteristiche strutturali risalirebbe al III secolo d.C., rafforzando così il ruolo della regione come uno dei primi centri cristiani.
Particolare dell’affresco del Buon Pastore. Foto Instagram/@arkeolojihaber
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