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Un interno del Museo Cardu

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Un interno del Museo Cardu

Dai Macchiaioli al Siam nei Musei Civici di Cagliari

500 opere della Collezione Francesco Paolo Ingrao e 1.300 manufatti del XIV-XIX secolo nel polo museale che fa del capoluogo sardo un’autentica città d’arte

Olga Scotto di Vettimo

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«Cagliari è conosciuta per i suoi panorami, i suoi angoli, i suoi luoghi, bellissima città spesso di passaggio per la scoperta della Sardegna. Cagliari però è altro: è cultura, e lo è con la sua offerta culturale, la sua tradizione, la sua arte, i suoi musei. La promozione di questo aspetto è fondamentale per riconoscere la città quale polo culturale e artistico che si inserisce in un’offerta ancora più ampia che vuole Cagliari forza attrattiva turistica non solo per clima e mare, ma per la sua Galleria Comunale d’Arte, il suo Museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu” e il suo Palazzo di Città», dichiara Maria Francesca Chiappe, assessora alla Cultura, Spettacolo e Turismo del Comune di Cagliari, riferendosi ai due musei che, assieme a Palazzo di Città, sede deputata a esposizioni temporanee, costituiscono la rete dei Musei Civici di Cagliari.

Primo museo civico istituito in Sardegna nel 1933, la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari ha sede nell’ex Polveriera dell’Arsenale Sabaudo, edificio settecentesco rimaneggiato nel 1828 da Carlo Boyl di Putifigari, a cui si deve la facciata neoclassica, utilizzata come suggestivo fondale prospettico del viale dei Giardini Pubblici. Dismesso l’uso militare e acquisito dalla municipalità, negli anni Trenta del Novecento l’immobile fu interessato da nuovi interventi a opera di Ubaldo Badas. Dal 2001 la Galleria accoglie la Collezione Francesco Paolo Ingrao (Lenola, Lt, 1909-Cagliari, 1999) costituita da oltre 500 opere, per la maggior parte pittoriche, databili tra il 1840 e il 1980. Circa 250 lavori dei più grandi autori italiani del Novecento sono disposti nel percorso espositivo, mentre altri sono conservati in una sala adibita a «deposito visitabile», che richiama, nell’assenza di un vero e proprio ordinamento, l’affastellamento di opere che caratterizzava l’abitazione del collezionista. Muovendo dalla pittura accademica e dalle novità introdotte dai Macchiaioli e dal Simbolismo a fine Ottocento, la raccolta consente di tracciare le vicende dell’arte italiana attraverso il gusto, le relazioni e le amicizie del collezionista, che motivano alcuni principali raggruppamenti: la produzione divisionista e futurista di Boccioni, testimoniata da 32 opere pittoriche e grafiche, acquistate per la maggior parte dalla sorella dell’artista; il nucleo di opere di Giorgio Morandi (3 nature morte a olio, 9 disegni e un’acquaforte), esposto assieme al corposo epistolario, uno scambio durato 18 anni, tra l’artista e il collezionista; i disegni e i dipinti di Mario Mafai, del cui studio in via Margutta a Roma Ingrao era un abituale frequentatore; e una raccolta di 34 lavori a olio di Mino Maccari. A queste si aggiungono opere di Deiva De Angelis, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Felice Casorati, Antonio Donghi, Ottone Rosai e Pio Semeghini, un dipinto di Mario Sironi appartenuto a Margherita Sarfatti e un nutrito numero di opere di artisti sardi: le sculture di Francesco Ciusa e i dipinti di Giuseppe Biasi, Mario Delitala, Foiso Fois e Costantino Nivola.

Una natura morta di Giorgio Morandi

La rete dei Musei Civici di Cagliari comprende, dunque, anche il Museo d’Arte Siamese «Stefano Cardu». Assiduo viaggiatore e raffinato collezionista, Stefano Cardu (Cagliari, 1849-Roma, 1933) raccolse durante la sua lunga permanenza nel continente asiatico, durata circa venti anni, oltre 1.300 pregiati manufatti, databili tra il XIV e il XIX secolo, provenienti dal Siam (l’attuale Thailandia) e dal Sudest asiatico, da Giappone, Cina e India. Tornato in Europa, nel 1914 donò alla città di Cagliari la maggior parte di questa ricca raccolta. Quattro anni dopo, la collezione, completa degli oggetti ancora di proprietà del Cardu, trovò sistemazione al piano nobile del nuovo Palazzo Civico Ottone Bacaredda, con un allestimento e un catalogo curati dal collezionista, che volle destinare i proventi dei biglietti d’ingresso agli orfani di guerra. Dopo travagliate vicende, nel 1923 il Comune di Cagliari diventò proprietario di tutta la collezione. Trasferita nelle grotte dei Giardini Pubblici durante l’ultimo conflitto mondiale, la collezione in seguito venne riordinata dall’orientalista Gildo Fossati ed esposta nella Galleria Comunale d’Arte nel 1977, trovando sede definitiva nel 1981 nella Cittadella dei Musei, il maggiore polo museale dell’isola. Conosciuto internazionalmente perché ospita tra le più complete raccolte europee di oggetti siamesi ottocenteschi, il museo conserva preziosi argenti a sbalzo e a cesello; un nucleo consistente di porcellane siamesi del tipo bencharong e della variante dorata Lai Nam Tong; statuette in avorio giapponesi con raffigurazioni dei mestieri e di animali; libri Thai manoscritti e miniati; tempere su carta in stile di Bangkok; un importante nucleo di armi, tra cui lance della penisola indocinese e dell’area malese; katane e tsuba di raffinatissima lavorazione in argento e in avorio. Un piccolo gruppo della raccolta è costituito da oggetti di uso rituale; porcellane cinesi del periodo Ming e dei primi imperatori Qing, e oggetti di uso quotidiano, come meridiane, livelle, unità di peso, sigilli e timbri, preziose testimonianze delle abitudini di vita. Una parte assai rara della collezione è costituita, infine, da monete dall’XI al XX secolo.

Olga Scotto di Vettimo, 11 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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