Rischa Paterlini
Leggi i suoi articoliL’artista multimediale Marcello Maloberti, in una delle sue opere conosciute come «Martellate», sentenzia: «La fotografia è figa», affermazione che diventa quasi un manifesto della nostra epoca. È vero infatti che, in un tempo caratterizzato dalla pluralità delle forme e dei significati dell’arte, l’attenzione verso la fotografia come mezzo espressivo è sempre più incisiva e preponderante.
Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, presentando lo scorso 29 aprile il Piano strategico per lo sviluppo della fotografia in Italia e all’estero per il periodo 2024-26 ha riconosciuto che «la fotografia è una vera e propria forma d’arte», ricordando che sarebbe opportuno pensare a qualche grande iniziativa nazionale anche in relazione alla nomina in ottobre della Capitale italiana dell’arte contemporanea. Il Piano mira, da un lato, al riconoscimento e alla conservazione dell’attuale patrimonio culturale fotografico nazionale; dall’altro, al sostegno e alla promozione del settore, nelle sue componenti artistiche e professionali, riconoscendolo come elemento cruciale dell’identità creativa e artistica contemporanea. Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura con delega alla fotografia, alla quale il ministro riconosce il ruolo di artefice di questo Piano strategico, ne sottolinea la centralità: «La fotografia, una delle arti più importanti, sottovalutata per troppo tempo, in questo Ministero trova quel ruolo che non ha avuto, che meritava e che merita». Se il precedente Piano erogò poco più di 4,2 milioni di euro, per il 2024 ne sono stati allocati 2,7 milioni: 1 milione e 400mila euro destinati alle iniziative di raccolta, studio, acquisizione e archiviazione del patrimonio fotografico, 800mila al sostegno delle attività di promozione e diffusione sia nazionale che internazionale e 500mila per supportare i talenti della fotografia, dando loro l’opportunità di creare nuove reti di collaborazione anche all’estero.
La novità di quest’anno, dichiara la sottosegretaria, è che ci sarà una voce di capitolo di 1 milione di euro specificamente sulla fotografia, mai esistita prima e che vorrebbe far diventare strutturale. Tra gli addetti ai lavori ci si domanda se sia veramente in atto un cambiamento nella considerazione della fotografia all’interno del sistema culturale italiano. Secondo Irene Crocco, fondatrice della galleria Viasaterna di Milano, nell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2024, i cui termini per partecipare scadranno il 28 giugno, «c’è la volontà di essere attivi e di valorizzare alcune “categorie”, tra cui gli artisti e gli editori, il che è molto positivo perché significa riconoscere alla base la loro importanza nella società, ma il sistema, perlopiù del privato, che ha sostenuto da sempre la fotografia, non sembra essere considerato nelle principali direttive del piano». Basti pensare al lavoro che la galleria ha portato avanti con Guido Guidi e con tanti giovani artisti. Tra questi, Teresa Giannico, artista classe 1985, spera che questa possa essere l’occasione per riuscire a «sviluppare alcuni progetti rimasti nel cassetto, e che senza un finanziamento difficilmente si possono approfondire».
La «storica» gallerista Lia Rumma che ha donato al Museo di Capodimonte di Napoli oltre 70 opere di artisti italiani della sua collezione, affinché rimanessero in Italia nonostante le numerose sollecitazioni internazionali, dichiara che «è importante la promozione della fotografia perché è un momento artistico, ma è fondamentale salvare il nostro patrimonio. Dobbiamo preservare gli archivi degli artisti che sono stati significativi per la fotografia in Italia, come Mimmo Jodice o Gabriele Basilico, per citarne alcuni, altrimenti rischiamo che questa ricchezza vada all’estero. Mi piacerebbe vedere finalmente un progetto serio e concreto sugli archivi dei nostri importanti autori. È necessario fare una selezione rigorosa e offrire ai giovani l’opportunità di studiare, di guardare, di formarsi sulla base di una solida storia senza essere obbligati ad andare all’estero, anche perché non tutti ne hanno la possibilità. Chiediamoci perché un giovanissimo Andreas Gursky arriva al MoMA e perché non ci arriva un artista italiano. Le gallerie private possono svolgere un ruolo, ma limitato. Senza un impegno da parte dei musei nel sostenere la ricerca e la stabilizzazione di questi artisti, che cosa offriamo davvero ai giovani?».
Sangiuliano accenna al desiderio di potenziare e incrementare l’unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia che ha sede a Cinisello Balsamo, il MuFoCo, volontà che, come ricorda il presidente, Davide Rondoni, «non è solo del ministro attuale, ma è parte di un processo che va avanti già da anni spinto con convinzione dai partner istituzionali e dal CdA di MuFoCo». Il museo, che dal 2004 è impegnato nella catalogazione e digitalizzazione del patrimonio, ha già usufruito di contributi ministeriali, arricchendo le collezioni e promuovendo premi e open call per le generazioni di artisti più giovani. Gabriella Guerci, direttrice generale, e il curatore Matteo Balduzzi, immaginano di mettere in dialogo la fotografia con le altre discipline espressive e di stabilire alleanze con istituzioni europee e internazionali. La speranza è che le linee di confine tra arte e fotografia possano evaporare anche per le nostre istituzioni e che i fotografi possano essere anche in Italia considerati ufficialmente artisti a pieno titolo.
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