Luana De Micco
Leggi i suoi articoliCompletata una nuova fase nel lungo restauro della Cattedrale gotica Notre-Dame de Chartres, edificata tra il 1134 e il 1260 e in cantiere da una quindicina di anni: dal 21 settembre sarà di nuovo possibile visitare il Tesoro, chiuso da 25 anni, allestito nella Cappella di Saint-Piat e nella Sala Capitolare. Ci sono voluti sette anni per portare a termine il progetto di recupero.
La Cappella di Saint-Piat fu costruita nel XIV secolo sopra la Sala Capitolare e vi si accede tramite una stretta scala situata dietro al coro. Divenne la Sala del Tesoro nel 1961, ma chiuse nel 2000 per motivi di sicurezza e di conservazione: presentava infatti seri problemi di umidità e infiltrazioni d’acqua. Per tutti questi anni, nell’attesa di essere di nuovo esposte, le opere sono state conservate nei depositi del Museo della Città. Il progetto di riqualificazione fu approvato nel 2007, ma i lavori sono iniziati solo nel 2017, portati avanti dalla Drac, la Direzione regionale degli Affari culturali, e affidati a Marie-Suzanne de Ponthaud, architetto dei monumenti storici.
La cappella è stata interamente restaurata e una nuova copertura di tegole protegge la capriata trecentesca. Sono stati sostituiti tutti i vecchi giunti metallici e puliti i muri in pietra di Berchère, che si erano anneriti nel corso del tempo. Le antiche vetrate, molte delle quali originarie, sono state restaurate e protette con un doppio rivestimento di vetro. È stata restaurata anche la Sala Capitolare, che rientra ormai nel percorso di visita del Tesoro, ampliato anche alle torrette. Sui muri è stato rinvenuto un ciclo di pitture del Trecento in cui figura probabilmente una delle più antiche rappresentazioni della Cattedrale. Sono state installate anche delle vetrate contemporanee dell’artista coreana Bang Hai Ja.
Nel nuovo allestimento sono esposti circa 150 oggetti del Tesoro, una collezione che figura negli inventari storici sin dal 1322 e che si è arricchita nel corso dei secoli, con acquisizioni anche recenti. Tutte le opere sono state a loro volta restaurate. Tra i pezzi che non sarà possibile ammirare figura però la preziosa reliquia del velo della Madonna, o Sancta Camisia, probabilmente offerta da Carlo il Calvo alla fine del IX secolo. Al Tesoro appartengono una collezione di armature reali medievali, addobbi liturgici, alcuni dei quali risalenti all’Ancien Régime, reliquiari, oggetti di oreficeria, tra cui un raro scrigno detto di Sant-Aignan, in smalto limosino, sei statue-colonne monumentali del XII secolo rimosse negli anni Settanta dal Portale reale e una serie di sculture dell’antico jubé (il tramezzo tra la navata e il coro), distrutto nel 1763, ma di cui alcuni elementi furono ritrovati nell’Ottocento durante alcuni lavori.
La Cattedrale di Chartres, un centinaio di chilometri a sud-ovest di Parigi, famosa anche per le sue vetrate blu cobalto e per il labirinto rappresentato sul pavimento marmoreo, è Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1979. Per il suo restauro completo, lo Stato francese ha investito circa 30 milioni di euro tra il 2010 e il 2022. Per il recupero e il nuovo allestimento del Tesoro sono stati investiti altri 6 milioni di fondi pubblici. Il restauro della Cattedrale sollevò molte polemiche nel 2015, anche critiche violente da parte di architetti e storici dell’arte, soprattutto negli Stati Uniti, quando furono rivelati i primi esiti dell’intervento sulle volte, sulla navata e sui decori murali originali che ha reso il monumento molto più luminoso e inaspettatamente colorato. Dopo il restauro del coro e del deambulatorio, era stato completato nel 2022 anche l’intervento sul cosiddetto tour de chœur, un muro di pietra alto 7 metri edificato intorno al coro tra il 1514 e il 1716, finemente scolpito e popolato di statue che raccontano scene della vita della Madonna e di Gesù.
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Riccio del pastorale di monsignor Mollien. © Drac Cvl, F. Lauginie
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Particolare di Trittico ricamato. © Drac Cvl, F. Lauginie
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Re dal Portale reale del XII secolo. ©Drac Cvl, F. Lauginie
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Particolare dell’Annuncio ai pastori dall’antico jubé. © Drac Cvl, I. Jourd’heuil
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