Marta Paraventi
Leggi i suoi articoliSulla scia delle attività della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino e del Museo Archeologico Nazionale di Ancona, la Direzione Regionale Musei Marche, struttura periferica della Direzione generale che coordina e promuove i musei statali a livello regionale, favorendo la creazione di servizi integrati e garantendo livelli uniformi di qualità, prosegue le attività di valorizzazione delle due storiche Rocche di Gradara e di Senigallia.
La prima, diretta da Stefano Brachetti, domina dall’alto il Castello di Gradara, uno dei luoghi più visitati delle Marche: la Rocca Demaniale, questo il nome ufficiale, è un museo, ricompreso nella Direzione Regionale Musei Marche, e una dimora storica, nota per i cicli affrescati e le opere d’arte che racchiude, conosciuta, soprattutto, come scenario dove si consumò la tragedia di Paolo e Francesca cantata da Dante nell’Inferno.
Il lavoro intrapreso da Brachetti è stato quello di restituire al pubblico la storia complessiva dell’edificio, sorto prima del X secolo come presidio e luogo di controllo: funzione, questa, che non risulta particolarmente evidente a chi visita il sito, motivo per il quale si sta studiando di rendere accessibile la terrazza sommitale al mastio. «Con un altro percorso, in fase di studio, dichiara a questo proposito Brachetti, si vorrebbero toccare gli elementi più salienti, conservati o ripristinati nel restauro degli anni Venti del secolo scorso, caratteristici del castello: camminamenti, postazioni d’artiglieria, ponti levatoi e saracinesche, evidenziandoli laddove sono accessibili al pubblico o aprendo ambienti attualmente non visibili».
Dal XV secolo, al ruolo difensivo della Rocca, si affiancò quello di dimora nobiliare che progressivamente divenne dominante grazie alla rinascita dell’edificio seguita all’acquisto da parte di Umberto Zanvettori e ai successivi restauri che la trasformarono in un’ideale dimora tardomedievale/rinascimentale. L’allestimento attuale è quello della casa-museo voluta da Zanvettori di cui si vorrebbe, continua Brachetti, «rimettere in evidenza gli aspetti peculiari: dalla visione tardoromantica della storia e del concetto di Medioevo, al gusto per il collezionismo fino alla narrazione che ha definito il borgo come la città dell’amore e la Rocca di Gradara come testimonianza eccezionalmente precoce di moderno storytelling museale».
Diverso il contesto in cui si muove l’attività di Alessandra Pacheco, direttrice della Rocca Roveresca di Senigallia, fatta costruire tra il 1476 e il 1482 da Giovanni della Rovere, sposo di Giovanna da Montefeltro, figlia del duca Federico.
Collocata nel centro storico della città, non molto distante dal mare, la Rocca ha una planimetria quadrangolare con torrioni cilindrici incastonati ai vertici, tipica di molte architetture fortilizie della costa marchigiana-romagnola di epoca rinascimentale e finalizzata a fronteggiare le nuove armi da fuoco come le bombarde. I lavori furono affidati a Luciano Laurana e Baccio Pontelli: il primo, artefice del Palazzo Ducale di Urbino, progettò la parte residenziale, il pontile di collegamento alla piazza antistante e la scala elicoidale; Baccio Pontelli, architetto militare, portò poi a compimento l’opera del Laurana e realizzò la struttura difensiva che la circonda.
La Rocca fu da subito concepita come dimora per accogliere la famiglia ducale in caso di pericolo: «La visita, racconta Pacheco, inizia dal cortile, dove si trovano tracce delle fortificazioni che hanno preceduto quella roveresca, prosegue nei sotterranei e continua negli eleganti appartamenti ducali, decorati con gli stemmi e le insegne di Giovanni Della Rovere. Arrivati ai torrioni si può godere della meravigliosa vista di piazza del Duca». Piazza del Duca è la piazza su cui si affacciano altri due importanti palazzi che raccontano la vita di Senigallia nel Rinascimento: Palazzetto Baviera e Palazzo Ducale.
La Rocca roveresca è completamente visitabile, con l’ausilio di audioguide gratuite per adulti e bambini. Spesso ospita mostre ed esposizioni di arte contemporanea nelle eleganti sale degli appartamenti ducali.
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