Marta Paraventi
Leggi i suoi articoliNell’ambito degli interventi finanziati tramite Pnrr, continuano i lavori di adeguamento, riallestimento e rinnovo impiantistico del piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino con la riapertura al pubblico, a partire dal 31 ottobre delle cinque sale denominate Appartamento degli Ospiti e collocate in una zona dello storico palazzo che Federico da Montefeltro ampliò successivamente all’Appartamento della Jole recentemente rinnovato.
Originariamente le cinque stanze erano destinate con molta probabilità ad accogliere la giovane Battista Sforza e la sua corte, immediatamente dopo le felici nozze con Federico da Montefeltro avvenute nel 1460. Gli studi di Brüggen Israëls (Università di Amsterdam), hanno evidenziato che subito dopo la morte di Federico (1482), durante la reggenza di Ottaviano degli Ubaldini, queste stanze iniziarono a cambiare destinazione d’uso. Ridipinte, abbellite con stoffe pregiate e persino con carte da parati colorate, mutarono aspetto nel corso del tempo: accolsero lo scalco, furono utilizzate come sale per i pranzi dei gentiluomini di corte e forse furono in uso alla duchessa Eleonora Gonzaga, moglie di Francesco Maria I; certamente erano parte degli appartamenti di Guidubaldo II della Rovere (1538-74).
L’Appartamento degli Ospiti è stato oggetto di un generale intervento di manutenzione straordinaria e restauro di pareti, pavimenti e decorazioni lapidee. In parziale continuità con l’ordinamento curato dal soprintendente Paolo dal Poggetto, l’allestimento è articolato in una stanza dedicata alle sculture di area urbinate di Gregorio di Lorenzo; due sale sono focalizzate sulla produzione pittorica e scultorea di area adriatica, tra Venezia e l’entroterra marchigiano toccato dalla pittura di Giovanni Bellini; una quarta sala è dedicata al camerino dorato di Guidubaldo II e ad alcuni arredi rovereschi in pietre dure e in intarsio d’ebano e avorio originariamente nel Palazzo Ducale, tra cui uno stipo di recente acquisizione che ha permesso di ricostituire l’integrità di uno studiolo commissionato da Francesco Maria II della Rovere. Protagonista della quinta sala è la celebre «Madonna di Senigallia» di Piero della Francesca: in dialogo con la «Flagellazione», visibile nell’Appartamento della Jole, a poche decine di metri di distanza, la piccola opera (1474-75 ca) è emblema del periodo finale della frequentazione di Piero della corte di Urbino e dello studio della pittura fiamminga, amata anche da Ottavio Ubaldini, che possedeva un dipinto oggi perduto di Jan van Eyck.
La visione di sculture dipinti e arredi sarà valorizzata grazie all’illuminazione, realizzata con tecnologie all’avanguardia su progetto di Giuseppe e Iskra Mestrangelo per Lightstudio. Il monitoraggio degli ambienti e delle opere è garantita da apparecchiature high tech, nascoste in appositi totem.
Il progetto museologico e museografico è stato curato dal personale della Galleria Nazionale delle Marche guidato dal direttore Luigi Gallo insieme a Giovanni Russo, Valentina Catalucci, Andrea Bernardini, Francesco Primari, così come interne alla struttura sono anche le restauratrici Giulia Papini e Francesca Graziosi.
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