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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliLa notizia tanto attesa è finalmente arrivata: l’Iva per il mercato dell’arte sarà ridotta. Lo ha appena comunicato il ministro della Cultura Alessandro Giuli che, nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura al Collegio Romano, ha manifestato notevole soddisfazione per un risultato da tempo annunciato. Risultato che Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, aveva già anticipato, nel mese di marzo, a «Il Giornale dell’Arte».
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge «Disposizioni urgenti per finanziamenti» che contiene al suo interno la misura dell’Iva agevolata per il mercato dell’arte che passerà dal 22% al 5% e che, in questo modo, sarà l’aliquota per l’importazione di opere d’arte e per le cessioni di oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione, più bassa in Europa.
«Questa, ha detto Giuli, subito interrotto da un applauso, è la notizia che aspettavamo da anni, la incorniciamo sotto la definizione di missione compiuta. È un risultato storico, frutto di un’azione corale. Era oggettivamente innaturale la situazione, che metteva un intero settore in svantaggio nella competizione internazionale. Sapete bene cosa significa trovare le copertura per passare da un’aliquota dal 22% al 5%. Competere ad armi pari significa per gli italiani primeggiare. Perché finalmente abbiamo allineato il prelievo agli standard europei, e ora potremo tornare a essere protagonisti nella scena internazionale. Devo un ringraziamento a tutti i rappresentanti della filiera per la pazienza con la quale hanno atteso questo giorno e per la resistenza con la quale sono rimasti sul mercato, seppure in condizione di estrema debolezza. Questo provvedimento avrà un impatto economico estremamente rilevante, ma anche un impatto sull’organizzazione generale del sistema culturale e commerciale delle arti italiane».
Ha aggiunto Mollicone, «Ringraziamo il Mef e la Ragioneria dello Stato, perché questi sono provvedimenti che hanno bisogno di copertura». Mollicone ha rivendicato su questo tema il primato italiano «perché il nostro Parlamento è stato il primo in Europa a votare l’abbassamento dell’Iva. In conseguenza di questo la Francia e la Germania passarono poi rispettivamente al 5,5% e al 7%. Secondo il Rapporto Nomisma, l’indotto del mercato dell’arte potrà passare da 1,5 a 4,5 miliardi di euro, con possibile ulteriore crescita e sviluppo. A luglio arriverà in aula un’altra grande riforma con “Italia in scena”, seconda parte del nostro impegno con le associazioni di categoria, e che conterrà misure per la semplificazione della normativa sulle notifica e sulla libera circolazione delle opere, oltre all’allineamento della norma nazionale alla normativa europea sull’esportazione dei beni culturali».
«I soldi dei contribuenti sono sacri, ha concluso Giuli, prima di abbassare l’Iva al 5% abbiamo voluto essere certi di una prospettiva di indotto che non penalizzasse le casse dello Stato. L’erario è sacro».
Le prime dichiarazioni del Ministro: «Missione compiuta: finalmente l’Iva sulla cessione dell’acquisto sulle opere d’arte in Italia scende al 5% dal 22%. Nel Consiglio dei Ministri di oggi abbiamo introdotto l’aliquota Iva ridotta per la compravendita di opere d’arte, una misura attesa da tempo dagli operatori del settore che oggi è finalmente realtà. Con questa decisione il Governo pone fine a un’anomalia che ci rendeva meno attrattivi rispetto ad altri paesi europei, dove già esistono regimi fiscali agevolati. Da oggi possiamo tornare a competere ad armi pari, offrendo nuove opportunità a galleristi, antiquari, artisti, restauratori, trasportatori e studiosi. È un provvedimento che valorizza l’intero ecosistema dell’arte, uno dei presìdi più vitali della nostra identità culturale».
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