Achille Bonito Oliva
Leggi i suoi articoliEsiste una foto di Marcel Duchamp in cui l’artista, chiuso in un angolo, le mani abbandonate l’una sull’altra, sorride con la malinconica ironia del saggio, consapevole di essere sottratto alla vita ma anche alla morte, in quanto l’esibizione del proprio corpo come corpo d’arte è la maniera di conseguire il proprio segno alla memoria collettiva della cultura.
L’esibizone è la consapevolezza della propria esemplarità, come esemplare (per statuto e per giusta qualifica) è ogni opera d’arte. Il passaggio di Duchamp dal ready made al comportamento risulta essere la dilatazione all’infinito di tecniche che riservano al corpo lo stesso destino dell’oggetto: sostare dentro la finzione del linguaggio, objet trouvé, vita spiazzata nel proprio movimento rispetto a quello del quotidiano e, come nelle foto, maschera obbligata e definitiva d’artista.
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