Una veduta della scorsa edizione di Frieze London

Foto Linda Nylind/Frieze

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Una veduta della scorsa edizione di Frieze London

Foto Linda Nylind/Frieze

Monica Trigona

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Eva Langret, direttrice di Frieze London. Foto di Deniz Guzel

Dopo la pausa estiva, la stagione fieristica internazionale inizierà con un certo vigore grazie ad appuntamenti di respiro internazionale: L’Armory Show a New York (6 - 8 settembre) e Frieze Seoul nella capitale sudcoreana (4-7 settembre) seguiti a ruota da Frieze London e Frieze Masters (9-13 ottobre). Si potrebbe dire che l’autunno parta sotto il segno del franchising multinazionale Frieze che, ricordiamo, lo scorso anno ha acquisito l’Armory Show e anche un’altra importante fiera, Expo Chicago, espandendo ulteriormente la propria presenza nel mercato statunitense dove già si volgevano le sue esposizioni di New York e Los Angeles. In una calda giornata di luglio, e a due mesi dall’inizio delle due fiere londinesi, abbiamo incontrato i direttori di Frieze London e di Frieze Masters, rispettivamente Eva Langret e Nathan Clements-Gillespie, che ci hanno rivelato novità e punti di forza delle due kermesse.

Frieze London, fondata nel 2003 da Amanda Sharp e Matthew Slotover, come è noto, è una delle fiere più influenti al mondo ed è incentrata esclusivamente sulla creatività contemporanea. Per la sua ventunesima edizione si è «rifatta il makeup» con una nuova planimetria realizzata dallo studio di design A Studio Between. In sostanza lo spazio consentirà una fruizione più semplice tra le gallerie grazie a una pianta aperta, a favore di un’atmosfera più coinvolgente e accessibile, e con aree pensate per nuovi punti di ristoro e aggregazione tra gli attori dell’arte e i visitatori. Le gallerie quest’anno saranno più di 160 provenienti da 43 Paesi, con un nucleo di espositori londinesi e 56 spazi operativi in città (tra cui Arcadia Missa, Carlos/Ishikawa, Sadie Coles HQ, Thomas Dane Gallery, Emalin, Stephen Friedman Gallery, Alison Jacques, Lisson Gallery, Kate MacGarry, Victoria Miro, Modern Art, Maureen Paley e White Cube). A questi naturalmente si affiancheranno i soliti noti, da Gagosian a Hauser & Wirth, da Lehmann Maupin a Pace Gallery, Perrotin, Almine Rech, Thaddaeus Ropac, David Zwirner ecc.

Ci sono grandi aspettative attorno ad «Artist-to-Artist», sezione che ha debuttato nella precedente edizione riscuotendo ampi consensi. Al suo interno saranno allestite 6 personali di artisti suggeriti da loro illustri colleghi. «Ho chiesto a Glenn Ligon, Rashid Johnson, Yinka Shonibare, Zineb Sedira, Lubaina Himid, Hurvin Anderson di segnalarmi autori di cui hanno stima per far si che questi usufruissero di un palcoscenico unico. Le sole condizioni dettate sono state che i nomi proposti fossero di persone viventi e che queste non fossero in alcun modo già presenti in fiera», spiega Eva Langret, che aggiunge: «Pensate che Haegue Yang l’anno scorso ha proposto la mostra di Ayoung Kim i cui lavori sono stati acquisiti nientepopodimeno che dalla Tate!» E a proposito della nuova sezione curata da Pablo Ramírez (Hammer Museum di Los Angeles) «Smoke»? «Avremo opere realizzate in ceramica che esplorano storie connesse alla diaspora di vare aree geografiche. Gli artisti internazionali selezionati normalmente si esprimono attraverso la pittura, la fotografia, l’installazione e altro ancora ma, in questo caso utilizzeranno un materiale dalle caratteristiche uniche per ribadire l’inutile distinzione tra arte e arti minori ancora presente in Occidente», chiosa Langret.

Nathan Clements-Gillespie, direttore di Frieze Masters. Foto di MACO

Karla Ekaterine Canseco, Manuel Chavajay, Yeni Mao, Noé Martínez, Roksana Pirouzmand, Lucía Pizzani, Christine Howard Sandoval, Ayla Tavares, Linda Vallejo e Yuri Yuan, indagheranno il potenziale della «contro-archeologia» e i modi in cui i materiali possano testimoniare i movimenti geografici tra i popoli. Infine, la decana sezione «Focus» dedicata alle gallerie molto giovani e in cui spiccano numerosi nuovi spazi della vivace scena londinese, da Brunette Coleman a Harlesden High Street, da Public a South Parade, per citarne solo qualcuno. Ma perché Londra stimola così tante aperture e iniziative legate all’arte? Eva Langret non ha dubbi: «Questa città è un punto di connessione tra collezionisti provenienti da ogni parte del mondo. È un “global meeting point” e la fiera è un riflesso della sua città».

Dal 9 al 13 ottobre anche Frieze Masters, che si prepara a ospitare oggetti da collezione e capolavori tra i più significativi dell’antichità, così come opere realizzate entro la fine del Ventesimo secolo, si svolge all’interno di un raffinato progetto architettonico di Annabelle Selldorf, volto ad incoraggiare connessioni tra manufatti provenienti da tempi e luoghi diversi. L’edizione 2024 accoglierà 130 gallerie da tutto il mondo, tra cui spiccano Galerie Chenel, Sam Fogg, Richard Green, Johnny Van Haeften, anche qua Gagosian, Hauser & Wirth e Lehmann Maupin, solo per citare qualche nome, e si avvarrà di una nuova direzione curatoriale incentrata sulla connessione tra ieri e oggi e sulla scoperta di alcune ricerche passate «rivissute» da autori contemporanei. Nei «Frieze Masters Talks» verrà evidenziato il rapporto tra arte storica e pratica contemporanea mente nella sezione «Studio», curata da Sheena Wagstaff per la seconda volta, verranno coinvolti artisti che si ispirano alla poetica dei loro predecessori. «Una decina di artisti, riconoscendo il valore del passato, creerà una forte connessione fra le due fiere. La forza dell’iniziativa sta nel creare questo forte nesso temporale che si esprime attraverso un’ispirazione sincera. In questa sezione, ora ampliata, appaiono i lavori di Beatrice Caracciolo, Isabella Ducrot, Nathalie Du Pasquier, Shirazeh Houshiary, Kim Yun Shin, Mernet Larsen, Thaddeus Mosley, Doris Salcedo, Nilima Sheikh e Adriana Varejão», spiega il direttore Nathan Clements-Gillespie

Mentre il senso del passato accenderà una scintilla creativa nelle menti di autori viventi, «Spotlight» conferma invece la sua vocazione nel «narrare» i pionieri dell’arte d’avanguardia. Per l’occasione, nel suo percorso espositivo verranno presentate in esclusiva le opere di figure trascurate e rare creazioni di maestri moderni. A Frieze Masters si avvertirà inoltre una forte presenza di arte antica asiatica, e di gallerie come Gisèle Croës s.a, Rasti Fine Art, Carlton Rochell Asian Art, Rossi & Rossi, Tenzing Asian Art e Thomsen Gallery. «Tra queste, la prima galleria a partecipare è stata quella di Gisèle Croës fino ad arrivare al numero consistente di questa edizione che sottolinea l’importanza di questa fetta di mercato», puntualizza Clements-Gillespie. Le due fiere «gemelle», a pochi passi l’una dall’altra, sono collegate idealmente da «Frieze Sculpture» esposizione gratuita all’aperto di grandi plastiche negli English Gardens del Regent’s Park (visitabile sino al 18 settembre e curata da Fatoş Üstek). Recentemente Frieze ha rivelato che l’artista e regista londinese Lawrence Lek ha ricevuto il 2024 Artist Award a Frieze London, realizzato in collaborazione con Forma per il sesto anno consecutivo. Il premio offre al vincitore l’opportunità di debuttare con una nuova opera commissionata appositamente per Frieze London.

Monica Trigona, 12 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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Frieze Masters a braccetto con Frieze London | Monica Trigona

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