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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliVerona. A pochi giorni dal clamoroso furto che ha mutilato il Museo Civico di Castelvecchio privandolo di 17 opere (alcune delle quali tra le più rappresentative della sua collezione), la città scaligera fatica ancora a capacitarsi dell’accaduto. Come è potuto succedere, si chiedono tutti?
I molti buchi neri nella dinamica dei fatti (la mancata reazione della Società di vigilanza che, dopo le 20, avrebbe dovuto notare l’allarme non inserito; i ritardi con conseguente assenza di posti di blocco; il Pubblico Ministero avvisato solo la mattina seguente) aprono a ipotesi inquietanti.
Roberto Bolis, portavoce del sindaco Flavio Tosi, è l’unico referente a cui si viene istituzionalmente demandati per ricevere ulteriori approfondimenti sull’accaduto.
In una città priva di un ufficio stampa per i Civici Musei e di un assessore alla Cultura (il Primo cittadino vi mantiene la delega insieme all’incarico della sicurezza) è lui a essere preposto a dare risposte. Ci riceve nel suo ufficio a Palazzo Barbieri, sede del Comune.
«Sulle indagini attualmente in corso (l’inchiesta è coordinata dal Pubblico Ministero Gennaro Ottaviano, spiega Bolis, con il supporto del nucleo Tutela Patrimonio culturale dei Carabinieri di Roma), è massimo riserbo».
Perché il Comune non ha scelto di fare subito una conferenza stampa?
Il Comune ha fatto un comunicato in cui abbiamo spiegato le dotazioni di sicurezza. Per il resto anche noi siamo vincolati a non divulgare aspetti oggetto d’indagine.
Senza entrare nel merito delle indagini, sarebbe stato utile un atto di responsabilità da parte municipale per evitare da subito ambiguità, congetture infondate o imprecisioni anche per elenco opere e immagini corrispondenti.
Quando ce ne hanno dato autorizzazione abbiamo pubblicato le opere sul nostro sito (nel tardo pomeriggio di venerdì scorso. Il Museo ha provveduto invece ad affiggere subito un avviso all’entrata di Castelvecchio includente l’elenco, Ndr). Per il resto siamo tenuti al massimo riserbo. Il sistema di sicurezza attuale fu installato nel 2005 e non da questa amministrazione. Le procedure che vengono seguite sono immutabili da una decina d’anni. Altro problema è che, stando anche a quanto mi è stato detto dal comandante della Polizia municipale che ha studiato i sistemi di sicurezza di diversi musei, la rapina è l’ultima delle ipotesi presa in considerazione. Immobilizzare un custode è pur sempre possibile. Se però un allarme non viene inserito entro 10 minuti e se una centrale esterna non interviene...
Il fallo sembra difatti consistere proprio nella procedura. Il sistema di allarme doveva essere inserito entro le 20. La centrale operativa esterna (in questo caso la Sicuritalia), incaricata della vigilanza notturna, avrebbe dovuto accorgersi del mancato inserimento e prendere provvedimenti.
Un furto come questo ha una sua atipicità: parliamo di ben 17 opere. Entrare in un museo, per quanto difficile, è possibile ma un ladro prende un quadro o due e poi taglia la corda. Ogni museo ha sistemi di sicurezza che sono fissati prima da standard credo ministeriali.
In realtà i decreti ministeriali non stabiliscono norme rigide e precise bensì solo indirizzi generali.
Di giorno comunque abbiamo 11 persone di servizio (sorveglianti dipendenti comunali, Ndr) per turno. C’è sempre qualcuno che può dare l’allarme. Il problema è nella chiusura e qui entrano in gioco le procedure. Nelle scuole e negli altri edifici comunali se alle ore 20 l’allarme non è inserito la sicurezza esterna chiama. Funziona sempre. L’atipicità è che in questo caso i malviventi sono rimasti all’interno del museo almeno un’ora e dieci. Avevano l’assoluta e matematica certezza che non sarebbero stati disturbati. Altra atipicità: i tre individui sono saliti a ritroso rispetto al normale percorso di visita. È impossibile che una persona, facendo i sopralluoghi come visitatore, sapesse della possibilità di questo passaggio. In quell’area ci sono anche uffici. Quindi l’ipotesi è che ci sia qualche falla.
Una complicità insomma...
Il mancato allarme, la conoscenza del fatto che la guardia giurata disponesse proprio quel giorno di una monovolume... sapevano di poter contare su quella. È un’altra ipotesi abbastanza inquietante.
E per ora Sicuritalia che posizione sta prendendo? È un gruppo noto che offre servizi non solo a livello museale
Per ora non lo sappiamo.
Sulle finalità del furto, al di là di quanto già in precedenza dichiarato, ci sono nuove ipotesi?
Io scarterei il riscatto. Per quello sarebbero bastate un paio di opere. Hanno preso anche cose diverse, di scarso valore. Non penso nemmeno sia uno sfregio jihadista. Penso sia una rapina finalizzata a rivendere. Sarà difficile piazzare in Europa a in America opere simili ma forse a Est... Se uno fa un colpo del genere vuol dire che un acquirente ce l’ha.
Lei è ottimista in merito a un ritrovamento?
Spero che avvenga ma non sono molto ottimista. Non è semplice.
Sono state implementate le misure di sicurezza con due agenti della polizia municipale e due vigilanti notturni del servizio esterno. State prendendo in considerazione una riflessione sulla sicurezza museale?
Non nell’immediato ma ci stiamo pensando.
Nel pomeriggio a onor del vero a Castelvecchio non vi sono rinforzi. L’atmosfera è quella di una tranquilla e uggiosa giornata invernale, con i visitatori intenti a scattare foto e ad acquistare le ultime riproduzioni delle opere sottratte. All’interno però i dipendenti restituiscono smarrimento, commozione, timore che il fatto possa ripersi. Castelvecchio, finito sotto accusa da questo colpo, in un vortice di gogne mediatiche, ci appare, in fondo, non diverso da molti altri musei civici e statali italiani. Qui a fare la differenza, al di là del perfetto stato di conservazione delle opere e dell’allestimento scarpiano, in questo momento è l’affezione dimostrata davanti al vuoto d’un’assenza, davanti ai cavalletti di Carlo Scarpa e alle pareti spoglie. Una sorvegliante ci accompagna ancora incredula sala per sala trattenendo le lacrime. Anche lei spera che al più presto tutte le opere mancanti facciano ritorno nei loro spazi.
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