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Una veduta dell’androne di accesso alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro a Venezia

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Una veduta dell’androne di accesso alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro a Venezia

La Galleria Giorgio Franchetti chiude per lavori: correte alla Ca’ d’Oro

I lavori di rinnovamento del museo, avviati nel 2023, a partire dal 7 aprile rendono necessaria la finora evitata chiusura del museo, ma resta accessibile l’androne, uno degli angoli magici di Venezia

Veronica Rodenigo

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Fervono i lavori alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro avviati nel 2023 e da ultimarsi, secondo l’ultimo cronoprogramma, entro la Biennale Architettura del 2027. Un generale restauro per intonaci, soffitti, apparati lignei e marmorei, infissi e pavimenti cui si aggiungono il rinnovamento impiantistico, illuminotecnico e il riallestimento del museo che custodisce la collezione di sculture, arredi lignei, manufatti tessili e dipinti, tra cui il celeberrimo «San Sebastiano» di Andrea Mantegna, del barone Giorgio Franchetti.

Nonostante il cantiere, sino ad oggi la Ca’ d’Oro è rimasta aperta e parzialmente visitabile attraverso una temporanea ricollocazione di alcune opere. Ora, con la conclusione di un primo stralcio, a partire dal 7 aprile il museo verrà chiuso al pubblico fino a quando non saranno ultimati i lavori al secondo piano e il rifacimento della centrale termica e dell’impianto di condizionamento. A rimanere sempre accessibile sarà però l’androne con il suo meraviglioso mosaico pavimentale, mentre sono in fase di definizione periodiche aperture straordinarie in occasione dell’arrivo di singole opere come «ospiti speciali».

Fautore della complessiva operazione è Venetian Heritage che nel solco di una consolidata collaborazione con la Direzione Regionale Musei del Veneto ha raccolto i finanziamenti necessari all’intervento: 8,5 milioni di cui 2 donati da Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti (per l’intero secondo piano), il resto derivanti dai numerosi donors attraverso una campagna di fundraising (tra cui Al Thani Collection, Giorgio Armani, Peter Marino, SAVE Aeroporto di Venezia, famiglia Marzotto), donazioni liberali dagli abituali sostenitori della Fondazione e dai fondi raccolti nel corso dei Venetian Heritage Biennale Gala Weekend.

A questi si aggiungerà un milione di euro proveniente da fondi ministeriali che consentirà, in un terzo stralcio, l’acquisto di nuovi spazi (attualmente occupati da un negozio) con affaccio su Strada Nuova funzionali alla creazione di un nuovo ingresso del museo oggi piuttosto defilato, nell’omonima calle. Operazione, quest’ultima, destinata a riconnotare l’intera struttura museale e a ridistribuire la circolazione interna.

 

Una veduta dell’allestimento della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, Direzione regionale Musei nazionali Veneto, su concessione del Ministero della Cultura, foto Matteo De Fina

Un sopralluogo esclusivo guidato dall’architetto Giulia Passante (direttore lavori della Direzione Regionale Musei Veneto) e da Toto Bergamo Rossi (direttore della Fondazione Venetian Heritage) ha permesso a «Il Giornale dell’’Arte» di osservare le peculiarità del cantiere nelle sue singole fasi. Il rinnovamento impiantistico e la sua implementazione seguono le più moderne logiche di mitigarne l’impatto e facilitarne la manutentabilità (con contropareti metalliche apribili) cercando anche un dialogo coerente, nelle finiture, con il contesto. «Si tratterà, specifica Toto Bergamo Rossi, di dare il meglio senza vederlo. Non sarà più il trionfo del fan coil». Alle pareti il rifacimento degli intonaci ha rimosso la precedente colletta «in calce di coniglio» e consentito la realizzazione del marmorino con una differenziazione cromatica per sala. Per la cappella che custodisce il «San Sebastiano» del Mantegna si sta studiando un nuova soluzione illuminotecnica, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, che consenta anche, attraverso un vetro di protezione, un nuovo grado di avvicinamento all’opera del visitatore.

Allo studio è anche il complessivo riallestimento del museo, risalente ancora agli anni Settanta, a firma dell’architetto Mario Semino e di chiara influenza scarpiana. L’intenzione è quella di mantenerne il linguaggio e di creare una coerenza tra primo e secondo piano. Intanto Pomellato, già coinvolto nel finanziamento per la nuova illuminazione della facciata, ha provveduto a sostenere un altro progetto speciale finanziando cinque teche all’avanguardia per la conservazione dei modelli in terracotta di Gian Lorenzo Bernini, i modelli di Stefano Maderno raffiguranti le Fatiche di Ercole e le opere di Camillo Rusconi.

Ora, e fino all’inizio del riallestimento, gran parte delle opere troverà ricovero nel vicino Palazzo Duodo ma, grazie a felici collaborazioni con musei statali, due tra i capolavori più celebri della Ca’ d’Oro resteranno accessibili al pubblico. Il «Doppio Ritratto» di Tullio Lombardo sarà esposto a partire dal 4 aprile alle Gallerie dell’Accademia in occasione della mostra «Corpi moderni. La costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento», mentre dal 12 aprile il «San Sebastiano» di Andrea Mantegna sarà protagonista di «Mantegna vs Mantegna. Tra luce e ombra: la Camera Picta e il San Sebastiano di Ca’ d’Oro» presso il Palazzo Ducale di Mantova.

Una delle sale della Ca’ d’Oro al primo piano durante i restauri. Foto Michele Tardivo

Veronica Rodenigo, 30 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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