Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Chiara Ferragni davanti alla Venere di Botticelli

Image

Chiara Ferragni davanti alla Venere di Botticelli

Gli Uffizi colpevoli di non farsi pagare

Perché le critiche a Eike Schmidt sul reportage fotografico di Chiara Ferragni non sono condivisibili

Redazione GdA

Leggi i suoi articoli

Alcuni editorialisti hanno criticato il direttore della Galleria degli Uffizi Eike Schmidt per avere autorizzato un reportage fotografico di una rivista di moda americana del gruppo Condé Nast realizzato nel museo dalla modella italiana Chiara Ferragni che gode in tutto il mondo di un largo seguito di ammiratrici (e probabilmente di ammiratori).

In particolare in una fotografia la Ferragni è stata affiancata alla Venere di Botticelli come ideale modella contemporanea della celeberrima opera (che probabilmente non tutti i lettori americani ricordavano ubicata e visibile in Italia, in un museo di una città chiamata Firenze…).

Schmidt è stato rimproverato di non aver preteso un cospicuo compenso, come ad esempio aveva percepito il Louvre per un filmato della cantante Beyoncé e del suo partner. Iniziativa lucrosa che gli stessi critici a suo tempo avevano stigmatizzato.

Non ci pare che un reportage fotografico possa causare danni materiali alle opere. Invece è evidente che dal punto di vista della comunicazione quella particolare ubicazione almeno incuriosirà centinaia di migliaia, forse milioni di persone che poco se non nulla sanno dei musei, di Firenze, degli Uffizi e dei suoi capolavori. Quindi per il museo una pubblicità di valore incalcolabile, con ogni probabilità molto maggiore di quanto l’ospitalità museale abbia valorizzato la modella.

Né sarebbe sostenibile un’accusa di dissacrazione: quel reportage non era neppure una chiassosa esibizione di ballo e canto come quella di Beyoncé, bensì l’equivalente professionale dei milioni di selfie quotidiani dei visitatori.

Il rimprovero principale è stato quello di non aver preteso un compenso: una critica che rivela un’imprevista mentalità mercantilistica, l’obiettivo di trarre profitto economico dai rapporti con l’arte, insomma un’esplicita volontà di mercificazione. Peraltro difettosa, dimostrando l’incapacità di quantificare il reale valore economico della pubblicità indiretta conseguita, incomparabilmente superiore a qualsiasi ragionevole canone d’affitto.

Allora una bufala scandalistica? Più probabile un accanimento ostile pregiudiziale verso l’intraprendenza imprenditoriale dei manager stranieri, soprattutto verso il loro promotore, il ministro Franceschini. Presumibilmente di un colore politico diverso.

Chiara Ferragni davanti alla Venere di Botticelli

Redazione GdA, 20 luglio 2020 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La celebre Power 100 di ArtReview mette sul podio l’artista ghanese seguito a ruota da Sheikha Al-Mayassa bint Hamadbin Khalifa Al-Thani, sorella dell’attuale emiro del Qatar e presidente dei Musei del Qatar e Sheikha Hoor Al Qasimi, presidente e direttore della Sharjah Art Foundation negli Emirati Arabi Uniti, che l'anno scorso ricopriva la prima posizione 

Dalla moda alla curatela, dall’arte contemporanea alla scena globale delle fiere, quattro personalità italiane ridefiniscono il concetto di influenza culturale nel mondo. Miuccia Prada, Vincenzo de Bellis, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ed Eugenio Viola incarnano visione e capacità di innovare, ciascuno nel proprio campo. Le loro carriere raccontano storie di talento, determinazione e impatto internazionale, tracciando una mappa dell’Italia che guarda al futuro dell’arte e del design

Marco Meneguzzo ha curato per i tipi di Nomos il nuovo capitolo dell’opera scultorea dell’artista uruguaiano, dedicato alla produzione dal 2019 al 2024

Il record di Keller Fair II non è solo una vittoria personale dell’artista: è l’esempio perfetto della trasformazione del mercato del dopoguerra. Un mercato che rilegge le figure marginalizzate, valorizza storie ancora non canonizzate, investe in qualità e provenienza e privilegia ciò che è raro rispetto al già consacrato.

Gli Uffizi colpevoli di non farsi pagare | Redazione GdA

Gli Uffizi colpevoli di non farsi pagare | Redazione GdA