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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl romano Quayola (43 anni) è l’artista a cui è stato affidato l'incarico di realizzare il videomapping che anche quest’anno trasformerà la facciata di Casa Battló a Barcellona, uno degli edifici più iconici di Antoni Gaudí. Intitolata «Arborescent», l’opera è un elogio digitale della natura, in cui diverse specie di alberi mettono in scena le loro dinamiche di crescita e le loro risposte ai fenomeni naturali, in un territorio unico: la facciata della casa del Passeig de Gràcia. L’evento, che l’1 e il 2 di febbraio arriva alla sua quarta edizione, con oltre 95mila spettatori l’anno scorso, è diventato uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’anno.
«M’interessa esplorare la poetica della tecnologia e capire come modifica la nostra forma di vedere il mondo, spiega Quayola a “Il Giornale dell'Arte”, a Roma dove è tornato dopo aver vissuto diversi anni a Londra. Per questo ricorro alla tradizione e al nostro patrimonio storico artistico, ma approcciandoli da una prospettiva completamente nuova. Creo composizioni ibride a partire da iconografie storiche come la scultura classica o la pittura paesaggistica. Parto dall’idea di osservare la natura per scoprire nuove estetiche e dare forma attraverso la tecnologia alla tensione e all’equilibrio tra passato, presente e futuro».
Nel suo studio romano ha realizzato tutte le simulazioni digitali che popoleranno l’edificio di Gaudí, ramificandosi e imitando i comportamenti e le dinamiche naturali del mondo botanico. «Studiando l’opera di Gaudí e le molteplici ispirazioni che hanno guidato la sua pratica mi sono reso conto che la mia ricerca era assolutamente allineata con alcune delle idee e delle regole su cui l’architetto basa il disegno e la composizione di opere che non sembrano costruite ma cresciute», spiega Quayola che in «Arborescent» lavora con la geometria occulta della natura e la sua espressività pittorica attraverso il dialogo con la geometria dell’edificio.
La proiezione è accompagnata da una colonna sonora, che unisce le sonorità strumentali tradizionali con suoni di origine algoritmica. Creata utilizzando un software sviluppato dall’artista, la musica esalta il crescendo delle immagini, che plasmano il movimento e la crescita delle piante. «Immagini e musica sono state composte esattamente allo stesso tempo. Per il suono utilizzo strategie che normalmente si applicano solo alle immagini. Lo spettatore riconoscerà sonorità ispirate alla chitarra, in armonia con composizioni digitali che simulano i suoni della natura», sottolinea Quayola.
Per quanto riguarda la gamma cromatica, la ricerca è stata complessa perché Casa Battló si caratterizza proprio per la componente pittorica e i colori pastello che nel videomapping si combinano con i toni propri della natura, esasperandone brillantezza, saturazione e contrasti. «Le formazioni arboree digitali crescono, si collegano agli elementi architettonici e ondeggiano mosse da un vento algoritmico, dipingendo la facciata di sfumature, spiega l’artista rivelando che la parte più affascinante del processo è stata proprio la simulazione dell’impatto del vento artificiale sui diversi alberi. Il movimento di ogni ramo diventa un nuovo oggetto di contemplazione».
La settimana successiva al mapping di Quayola, in occasione del festival di arti luminose Llum (dal 7 al 9 febbraio) sulla facciata del Dhub, il Museo del Design di Barcellona, verrà proiettata «Genesi AI», un’opera inedita del fotografo Joan Fontcuberta. Fontcuberta, che già nel 2000 ha realizzato paesaggi inesistenti con programmi militari, «ingannati» con dipinti di Cézanne e Dalí, ha addestrato un programma di Intelligenza Artificiale per ricreare il mondo seguendo alla lettera i versetti della Bibbia.
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