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Dopo la discutibile protesta dei «fischietti» ad Arte Fiera, il mercato dell'arte cerca faticosamente di unire le forze per reagire all'insensibilità del Governo che ha ignorato le richieste dei galleristi di abbassare l’Iva sulle opere d'arte seguendo l’esempio di Francia (5,5%) e Germania (7%). L’attuale gabella del 22% è destinata ad avere conseguenze catastrofiche sugli operatori con la chiusura del 30% degli spazi privati incidendo in particolare su quelli più giovani e innovativi. In questi giorni si susseguono riunioni frenetiche (lunedì 24 c'è stata quella di Italics) ma per il momento le gallerie hanno passato la palla agli artisti che si sono fatti promotori della lettera indirizzata a Giorgia Meloni, Alessandro Giuli, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso.
Tra i primi firmatari Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Emilio Isgrò, Nunzio, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Marco Tirelli.
Gli artisti spezzano una lancia a favore degli operatori che li sostengono e rischiano «di chiudere o trasferirsi all'estero, come sta già accadendo». Ma l'appello diventa anche una chiamata alle armi per l'intero ecosistema dell'arte tra cui artigiani, restauratori, trasportatori e organizzazioni fieristiche. Nell'attuale situazione si prefigura un «deserto culturale» in un Paese totalmente indifferente all'arte contemporanea. Ma quello dell'Iva è la punta dell'iceberg di un sistema che necessita una riforma complessiva, come dimostrano le richieste del Gruppo Apollo (rappresenta l'industria dell'arte in Italia) per la modifica delle norme che regolano la notifica ancora legata alla legge fascista del 1939. La battaglia è ancora lunga e questa missiva firmata dagli artistar è solo un primo passo per fare fronte comune (quando scenderà in campo Confindustria?) e smuovere un esecutivo che sino ad ora si è dimostrato sordo a ogni richiesta.
La lettera degli artisti
Illustre Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Giorgia Meloni
On. Ministro della Cultura
Alessandro Giuli
On. Ministro dell’Economia e delle Finanze
Giancarlo Giorgetti
On. Ministro delle Imprese e del Made in Italy
Adolfo Urso
Roma, 24 febbraio 2025
Illustre Presidente del Consiglio, Onorevoli Ministri,
Noi, artisti, esprimiamo seria preoccupazione per la decisione del Governo di non ridurre l'aliquota Iva sulle opere d'arte, in netta controtendenza rispetto a quanto già deciso, su sollecitazione dell'Unione Europea, da importanti Paesi come Francia e Germania.
In sistema globalizzato, l’Iva al 22% scoraggerà gli acquisti di opere d'arte inItalia e spingerà molte delle gallerie che ci sostengono a chiudere o trasferirsi all'estero, come sta già accadendo.
In questa allarmante situazione verrà a mancare un supporto cruciale non solo per gli operatori culturali e le istituzioni, ma anche per un intero ecosistema dui cui fanno parte artigiani, restauratori, trasportatori, organizzazioni fieristiche e altri professionisti legati a questo settore, che ne subiranno le più severe conseguenze. Chiediamo quindi che il Governo non perda questa opportunità, non per sostenere un mondo di oggetti esclusivi ma per salvaguardare il sistema culturale italiano-
Mantenendo l'attuale fiscalità per le opere d'arte gravosa, non competitiva e penalizzante, l'Italia si avvia a perdere una gran parte delle sue imprese creative e a diventare un «deserto culturale».
Lo sguardo del nostro Paese non può essere rivolto solo al passato; l'arte di oggi sarà quella antica di domani e deve essere sostenuta riconoscendone il valore per la società in termini di benessere, educazione, giustizia sociale, comprensione della nostra storia e capacità di elaborare il proprio futuro.
L’Italia deve riconquistare il suo ruolo al centro del dibattito culturale internazionale, un obiettivo oggi impossibile a causa di una decisione che riduce l'intero sistema dell'arte ai limiti della sopravvivenza e influisce gravemente sulla capacità di noi artisti di sostenere la nostra pratica, vivere del nostro lavoro e contribuire lal crescita culturale del nostro Paese.
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