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Giuseppe M. Della Fina
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Nei suggestivi depositi del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, di cui si raccomanda la visita, è stata allestita la mostra «Gli dèi ritornano. I Bronzi di San Casciano», a cura di Massimo Osanna e Jacopo Tabolli (5 dicembre-8 marzo 2026). Si tratta di una nuova tappa della fortunata esposizione che già è stata presentata a Roma, a Napoli, a Reggio Calabria e a Berlino. Non si tratta di una riedizione delle precedenti esperienze, ma di un nuovo allestimento che riesce a dare conto delle novità scaturite dalle ricerche in corso.
Non mancano, comunque, i reperti più interessanti già proposti: la statua di un giovane raffigurato in nudità integrale, con le gambe e le braccia esili, le spalle asimmetriche, le dita delle mani rattrappite. Un corpo malato per il quale si chiese e forse si ottenne una guarigione. Sulla gamba destra è incisa un’iscrizione in latino con la dedica alla divinità della Fonte e il nome del dedicante: L. Marcius Grabillo, il discendente di una famiglia chiusina di un certo rilievo. Come pure una statua di Apollo: il dio è raffigurato nell’atto di tenere tra le mani un arco pronto a scagliare una freccia e si trova in un equilibrio instabile, con i piedi sollevati da terra come in un passo di danza.
Tra le novità esposte e recuperate nella campagna di scavo 2024 e quindi restaurate e studiate a tempo di record, si possono segnalare una statua, alta 60 centimetri, raffigurante un bambino (o una bambina) in piedi, vestito con una tunica corta senza maniche e stretta da una cintura annodata sul dorso. Il fanciullo stringe una palla nella mano sinistra, mentre il braccio destro è andato perduto. La testa è lievemente sproporzionata rispetto al corpo e presenta marcati tratti infantili. Su un lembo della veste corre una lunga iscrizione in etrusco: si ricorda che la statua era stata donata da Arnth Fastntru nel santuario di Chiusi per un voto adempiuto. La scultura viene datata nella seconda metà del II secolo a.C.
Un oggetto da guardare con attenzione per il valore documentario è il modello di una trachea ritrovato sempre nel 2024, che si segnala per la cura nella resa delle parti che la compongono a suggerire conoscenze anatomiche sviluppate in un santuario in cui gli aspetti legati al recupero della salute si evidenziano sempre di più, di anno in anno. A questo ambito potrebbe rinviare anche una sfera in ambra baltica rinvenuta nella parte più profonda del deposito votivo, che potrebbe rientrare però anche nel novero degli amuleti infantili.
Lungo il percorso espositivo, degno di nota è un eccezionale torso in bronzo tagliato a metà verticalmente: è inclinato in avanti e presenta un vivido modellato. Rientra in una serie di corpi troncati che si ritrovano in depositi votivi dell’Italia Centrale, ma in un numero non cospicuo di esemplari. Quello rinvenuto a San Casciano dei Bagni presenta un’iscrizione in lingua latina, che ricorda il suo dono da parte di un certo Caius Roscius.
Il catalogo, pubblicato da Treccani, presenta diversi contributi scritti dai protagonisti delle campagne di scavo in corso.
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