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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliPerugia. Sarà perché nelle campagne umbre può sempre saltare fuori una insospettata tomba etrusca, come è accaduto per caso presso Città della Pieve nell’autunno scorso, e quindi è bene stare sempre all’erta, fatto è che il Comando dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale incrementa le proprie forze nell’Italia centrale. Il 31 marzo il braccio «artistico» dell’Arma ha inaugurato un comando a Perugia intitolato alla memoria del tenente colonnello Valerio Gildoni: la sede è in pieno centro in corso Giuseppe Garibaldi 187, prende il posto di archivi della ex Soprintendenza ai beni artistici trasferiti all’Archivio di Stato e presso la Soprintendenza archeologica, e ha avuto la benedizione (laica, ci mancherebbe) del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
A sorvegliare il territorio umbro sono una decina di militari sotto il comando del maggiore Aniello Gennaro Nasti. E che debbano pensare anche al sottosuolo della regione lo ricordano lo testimoniano le 23 urne funerarie etrusche del III-II secolo avanti Cristo recuperate un paio di anni fa nella provincia del capoluogo umbro.
Il Comando di Ancona sorveglia l’Abruzzo
La nuova sede umbra si accompagna alla recente estensione della sfera di azione del Comando marchigiano per la tutela del patrimonio culturale nel confinante Abruzzo dove, osserva il maggiore Carmelo Grasso, comandante del nucleo di Ancona, «facciamo capo ai Carabinieri, ad altre forze di polizia e a volte le indagini partono anche da segnalazioni dei vigili urbani».
Come spiega l’ufficiale, tra i compiti dei militari figura la sorveglianza, anche con l’elicottero, delle campagne o dell’Appennino per intercettare eventuali scavi illegali. La piaga dei furti di opere d’arte in chiese isolate però non è interamente debellata. Basti ricordare che mesi fa su 241 oggetti recuperati dal nucleo anconetano 142 venivano da chiese nelle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Ciononostante, secondo il maggiore Grasso, «le chiese marchigiane, come le altre, sono sì vulnerabili ma da alcuni anni, grazie a intese tra la Conferenza episcopale italiana, il Ministero dei Beni culturali e il nostro Comando, siamo a buon punto con la catalogazione e compiere questi reati è diventato molto più difficile perché c’è un inventario. Numerosi edifici religiosi con opere di valore si sono attrezzati montando antifurti e telecamere e, aggiunge il maggiore, spesso è la gente ad aiutarci dando foto private in cui compare quel dato dipinto, quella Madonna che è stata magari alienata in modo illecito». Grasso registra infatti un fenomeno sociale: «La collaborazione dei cittadini è molto attiva, riceviamo segnalazioni che a volte portano a fatti importanti sia sul fronte dei reperti archeologici che in quello dei falsi, ma anche per la tutela del paesaggio».
E sul fronte della tutela del paesaggio anche architettonico e urbano il maggiore ricorda i sequestri, mesi fa, di un chiostro montato dentro la Mole Vanvitelliana ad Ancona prima di chiedere il permesso alla Soprintendenza, di un marciapiede costruito troppo a ridosso di un arco del Settecento a Jesi e stoppato dalla Soprintendenza, per non dire del compito di controllare i dilaganti «dehors» dei locali pubblici in zone vincolate.

Urna etrusca recuperata a Perugia. Foto Carabinieri Comando per la tutela del patrimonio culturale

Inaugurazione del Comando dei carabinieri del patrimonio culturale a Perugia. Fonte Presidenza della Repubblica, www.quirinale.it
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