Anna Maria Farinato
Leggi i suoi articoliSi può fare (quasi) qualsiasi cosa col marmo. Anche un cavatappi gigante. O un bollitore plissettato oversize. Una lampada dalla straordinaria trasparenza o, ancora, un lavabo-scultura da personalizzare a martellate. Progettualità, ingegno, fantasia sbrigliata, know how, tecnologie avanzate e maestria artigiana ai massimi livelli trovano la loro sintesi nella mostra diffusa che per tutta l’estate dissemina il centro di Carrara di pezzi celebri del design italiano di ieri e proposte di oggi, per facilitare l'incontro tra le generazioni e la trasmissione del saper fare. Un invito alla scoperta delle eccellenze del territorio che dal cuore storico s’irradia verso i musei, l’Accademia di Belle Arti, le botteghe, gli spazi sfitti, gli studi e i laboratori dove tenacemente si perpetuano le tradizioni della città del marmo per antonomasia, da secoli meta di artisti e creativi da tutto il mondo.
L’ottava edizione di «White Carrara», aperta il 14 giugno e visitabile fino al 29 settembre, ha appunto il design e il marmo bianco come parole chiave. Il direttore artistico Domenico Raimondi di thesignlab si è messo sulle tracce di progetti del passato che, realizzati per mostre, esposizioni e fiere, per svariati motivi non si erano più visti. Un lavoro da detective, talvolta, in cerca di opere che dopo aver brillato in contesti internazionali sono silenziosamente rientrate all’ombra delle Apuane, coperte dalla riservatezza che caratterizza le attività del territorio. «Un vero e proprio patrimonio progettuale e culturale, visionario ed estetico, sottolinea Raimondi, che spesso rimane nascosto alla città, rinchiuso nei luoghi di lavoro e stretto nei tempi di lavorazione, per poi svelarsi negli store e showroom di tutto il mondo, divenendo protagonisti del quotidiano». Da qui il titolo, «Design is Back»: manufatti dispersisi in innumerevoli rivoli, tornano a casa, offrendosi finalmente alla vista nel luogo in cui hanno visto la luce.
Già piazza Alberica, cuore cittadino, è una vetrina en plein air di progetti, tradotti in marmo, e aziende che hanno scritto la storia del design: «Anna G», la oggi trentenne signorina apribottiglie (un esemplare unico in marmo statuario venato e scala gigantesca, prodotto da Sa.Ge.Van). disegnata da Alessandro Mendini per Alessi condivide lo scenografico spazio con una «Favela Chair» di Fernando e Humberto Campana (Graziani Marmi), dove blocchetti di bianco di Carrara si sono sostituiti ai listelli di legno di recupero del progetto originale per Edra dei fratelli designer brasiliani; Introverso e Pixel di Paolo Ulian (Antonio Lupi), scultorei lavabi cilindrici nati dall’osservazione della sbozzatura del marmo, e la cui particolare lavorazione a controllo numerico trasforma dei monoliti in oggetti luminosi ed eterei (con il martelletto in dotazione, ci si può calare nei panni di uno scultore personalizzare il proprio «Introverso»), hanno come dirimpettaio «Bernardo», il panda di Elena Salmistraro nato coloratissimo nel 2020 per Bosa Ceramiche e qui presentato con una livrea immacolata, grazie alla collaborazione con la famiglia Barattini-Cave Michelangelo e Studio d’arte Carrara (dove ha impegnato ben tre scultori): un eroe senza macchia e senza paura, così lo ha immaginato la designer, che combatte per tutte le specie a rischio di estinzione.
Su un lato della piazza, spicca l'installazione al tempo stesso funzionale, ergonomica e ludica di Stefano Giovannoni «Tree Table + Rabbit Chair», un set composto da tavolo fitomorfo e seduta a forma di conigliio stilizzato, realizzato da Robot City nel 2014 per il Salone del Mobile; poco distante troneggia, in formato XXL, il bollitore della collezione Plissè disegnata per Alessi da Michele De Lucchi, con un occhio all'estetica degli anni ’50 e ’60, realizzato in sinergia con Franchi Umberto Marmi e Angeloni Marble studio.
Ritroviamo Paolo Ulian, che nato a Massa Carrara nel 1961 ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Carrara, in piazza delle Erbe, con «Gomitolo», tavolo di una serie nata con l'idea di realizzare volumi tridimensionali scultorei partendo da lastre piane di marmo tagliate a waterjet in modo concentrico (un po' come uno zampirone...), tecnica che permette di ridurre al minimo la quantità di scarti. E proprio l'Accademia di Belle Arti, nelle cui aule sono passati come docenti Pier Carlo Santini, Bruno Munari, Silvio Coppola e Angelo Mangiarotti, ha coinvolto i propri studenti nel recupero della memoria del design a Carrara,. Il ciclo di incontri dal titolo «Design: tra natura e bellezza, il fascino del marmo» rivolto agli studenti del corso di design e scultura ha avviato un percorso creativo che si è concluso con la realizzazione di alcuni progetti di product design dedicati al marmo.
Tra gli oggetti più piccoli, esposti nelle vetrine, ma anche, in un'ottica di rigenerazione urbana, in fondi sfitti (tanti, purtroppo, in una città bellissima ma délabré),, si segnalano le otto lampade/sculture del progetto Luci di Cava, ideate da 8 designer di prestigio internazionale grazie all'assistenza tecnica di Martinelli Luce e al supporto di FIDI - Florence Institute of Design International, la collezione del design storico «Up&Up»di Upgroup e, splendida, «La Casa di Pietra» di Gumdesign.
Nominata Città Creativa Unesco, a Carrara germogliano e prendono forma idee, progetti, proposte, facendone luogo privilegiato di confronto tra designer, architetti e artisti, artigiani e aziende, addetti ai lavori e appassionati. Nel 2024, «White Carrara», su invito del direttore artistico, ha portato marchi noti del design italiano, come Alessi, Antonio Lupi Design, Bosa e Martinelli Luce, a stringere nuove collaborazioni con le aziende del territorio, «Crediamo nella cultura del progetto come pratica collettiva, in cui idee, abilità e realtà diverse si incontrano e si mescolano, mettendo a disposizione strumenti e qualità di cui ogni progetto ha bisogno, rimarca Domenico Raimondi. Abbiamo costruito White Carrara 2024 con le preziose forze artigianali, artistiche, culturali e imprenditoriali di una comunità e i tesori di un territorio: è davvero un'esperienza collettiva, fondata sulla responsabilità e la generosità del condividere ciò che Carrara è in grado di fare. La condivisione rende una comunità più forte, coesa, orgogliosa e la rende coraggiosa, forte e flessibile di fronte alle difficoltà. Questa è la White che abbiamo costruito insieme, con passione e determinazione».
«La White 2024, gli fa eco Gea Dazzi, assessore alla Cultura e all'Istruzione del Comune, con la sua declinazione sul tema dell'interior design, ha riportato la città di Carrara al centro di una tradizione che le aziende lapidee del nostro territorio non hanno mai abbandonato, quella della ricerca e della sperimentazione, della progettualità ed elaborazione di oggetti di arredo e design in marmo bianco, protagonista di fiere e vetrine importanti, che si svolgono in tutto il mondo, ma ormai fuori dal nostro territorio,. È dunque un ritorno a casa del bello e dell'innovazione intorno al marmo».
Il rpogramma prevede anche un Circuito Off, grazie alla partecipazione degli artisti, dei laboratori e delle gallerie d'arte del territorio, che animano il centro storico con esposizioni ed eventi collaterali alla manifestazione. Sono previste anche escursioni alle cave di marmo, appuntamenti musicali ed iniziative enogastronomiche realizzate con le associazioni di categoria e i produttori locali.
«White Carrara 2024» si completa con la sezione dedicata alle arti visive a cura di Cinzia Compalati allestita al MudaC-Museo delle arti Carrara dove fino al 29 settembre sono visibili le personali «Direzioni» di Paolo Cavinato (Mantova, 1971) e «Alle montagne» di Gabriele Landi (Bruxelles, 1973), i cui lavori hanno tengenze artistiche con il tema guida di quest'anno, il design.
LA rassegna è promossa e prodotta dal Comune di Carrara in collaborazione con Internazionale Marmi e Macchine CarraraFiere SpA e Nausicaa SpA, in compartecipazione con la Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, con il patrocinio di Regione Toscana e il contributo di Fondazione Marmo.
Una storia iniziata duemila anni fa
Con un salto di duemila anni, e salendo un po' in collina, la mostra «Romana marmora. Storie di imperatori, dèi e cavatori» allestita al CARMI museo Carrara e Michelangelo fino al 12 gennaio per la cura di Stefano Genovesi e Giulia Picchi ci riporta alle origini della tradizione dell'escavazione del marmo che connota il territorio, partendo dalla cava romana di bardiglio di Fossanova, da cui discende la sapienza magistrale nella lavorazione che si perpetua ancora oggi.
Prima o dopo la mostra riservatevi un po' di tempo per esplorare il parco della Padula, in cui Villa Fabbricotti, sede del museo, è immersa: qui, distribuite nel verde, sono conservate le opere di arte ambientale, realizzate per l’XI Biennale di Scultura del 2002 «Scolpire il marmo», a cura di Giuliano Gori, opera di artisti di fama internazionale: Dani Karavan, Sol Lewitt, Robert Morris, Ian Hamilton Finlay, Luigi Mainolfi, Mario Merz e Claudio Parmiggiani.
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