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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliIl settecentesco Palazzo Ardinghelli, già sede degli uffici della Soprintendenza, è il simbolo della rinascita dell’Aquila devastata dal sisma del 2009. Dopo l’estate aprirà al pubblico nelle nuove vesti di MAXXI L’Aquila, grazie a un’intuizione avuta dal ministro della Cultura Dario Franceschini durante il suo primo mandato.
Alla base dell’ambizioso progetto la convinzione che «l’arte, in particolare contemporanea, è in grado di innescare i processi di riqualificazione e rigenerazione urbana necessari a un territorio così gravemente colpito», spiega Margherita Guccione, direttrice del MAXXI Architettura. Le risorse pubbliche già stabilite nel primo triennio per l’avvio del progetto ammontano complessivamente a 2 milioni di euro l’anno.
Nell’Italia messa in ginocchio dal Coronavirus questo museo del futuro è un esempio concreto di rilancio e ripartenza del Paese. Un modello che unisce alla salvaguardia e diffusione del patrimonio artistico culturale, formule innovative rivolte all’integrazione sociale e a un turismo sostenibile.
Direttrice Margherita Guccione, in quali condizioni versava il Palazzo?
Ha subito danni molto gravi, il piano nobile è stato parzialmente distrutto nelle coperture e quindi è stato oggetto di un intervento di restauro conservativo e di ripristino della parte strutturale grazie ai tecnici della Soprintendenza dell’Aquila con un sostegno finanziario importante della Federazione Russa. Durante i lavori la decisione di destinare il Palazzo a uso museale ha richiesto una serie di modifiche, un intervento aggiuntivo condotto in accordo tra la Soprintendenza e il MAXXI.
Una location molto diversa dalla sede romana.
È un bellissimo palazzo barocco con un fronte sulla piazza di Santa Maria Paganica. Un prospetto curviforme segnala la presenza di un grande piano nobile, dove sono sistemate le grandi sale destinate alla fruizione museale. Al piano terra un grande atrio introduce al cortile ellittico, che ha una caratteristica molto simile al MAXXI di Roma: due edifici completamente diversi nello spazio e nel tempo, ma entrambi aperti alla città. La piazza del MAXXI a Roma è un luogo urbano che collega due aree diverse del quartiere Flaminio, nello stesso modo Palazzo Ardinghelli si apre alla città con il passaggio attraverso il cortile ellittico che è parte integrante del sistema degli spazi pubblici, strade e piazze del centro storico oggi in piena ripresa.
Come si presenterà il museo?
Al piano terra è sistemata l’accoglienza, con un’area di accesso e una serie di spazi per attività condotte insieme agli altri soggetti del territorio, più una sala multifunzionale per presentare libri, organizzare piccoli eventi, attivare corsi di didattica, workshop con l’Accademia di Belle Arti, le scuole e le associazioni locali. Sempre al piano terra è previsto un bookshop per mettere a disposizione i cataloghi, la guida al MAXXI che stiamo preparando e i cataloghi delle mostre che si svolgeranno a Roma e all’Aquila.
Qual è il rapporto con il territorio?
Abbiamo rapporti con il Comune dell’Aquila e la Regione Abruzzo. Abbiamo attivato progetti condivisi con l’Università e l’Accademia di Belle Arti L’Aquila, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, il Teatro Stabile, il Gran Sasso Science Institute e le molte associazioni culturali nate come reazione della città alla ferita del terremoto che abbiamo conosciuto grazie al progetto «Città come cultura», il primo programma avviato dal MAXXI all’Aquila che ha permesso confronto e visibilità a tutte le realtà locali che credono che la cultura possa attivare dei processi di rigenerazione urbana. Un format che abbiamo già sperimentato a Roma e che abbiamo voluto proporre all’Aquila per attivare queste relazioni del territorio che sono essenziali.
Abbiamo inoltre avviato sponsorship con Cassa Depositi e Prestiti, Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila e Camera di Commercio dell’Aquila.
Quale sarà la relazione tra MAXXI Roma e MAXXI Aquila?
Ci saranno relazioni forti tra le iniziative che si svolgono a Roma e all’Aquila.
Quali opere saranno esposte?
Un’altra operazione avviata dal ministro Franceschini è la realizzazione di cinque committenze site specific affidate a degli artisti italiani per arricchire il Palazzo di opere progettate appositamente. Il primo che mi piace citare è un grande artista abruzzese, Ettore Spalletti, da poco scomparso, ma che ha fatto in tempo a progettare un’opera che si sta realizzando per la cappella del piano nobile. Gli altri artisti sono Elisabetta Benassi, Daniela De Lorenzo, Alberto Garutti, Nunzio. Inoltre si aggiunge Anastasia Potemkina, un’artista russa selezionata d’accordo con la V-A-C Foundation di Mosca, per sancire il ruolo fondamentale che la Russia ha svolto per il recupero del Palazzo. Infine, un’ultima committenza nata in occasione della mostra dedicata a Paolo Pellegrin, è un suo lavoro sulla rinascita dell’Aquila, e più in generale sulla qualità e la bellezza struggente di questo territorio abruzzese, che sta cercando di riprendere a vivere. Sullo stesso tema anche una serie fotografica di Stefano Cerio. Le opere saranno esposte per un lungo periodo e fanno parte della collezione del MAXXI.
Ci sarà anche un percorso con la collezione permanente?
Con Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI Arte, stiamo lavorando per allestire una selezione coerente della nostra collezione di arte e architettura contemporanea. E anche questa è una sfida perché passiamo dagli spazi contemporanei di Roma agli ambienti sontuosi delle tre sale che si affacciano sul fronte principale e che accoglieranno le opere site specific degli artisti insieme a una selezione di opere della collezione di arte, architettura e fotografia. Tra gli artisti Liliana Moro, Maurizio Nannucci, Enzo Cucchi, Maurizio Cattelan, Piero Manzoni, Rudolf Stingel, Bruna Esposito, Philippe Rahm, François Roche, Toyo Ito, Sergio Musmeci, Sol LeWitt, Paolo Soleri.
Non solo un museo nel senso tradizionale del termine dunque, ma anche un luogo aperto di incontro e produzione.
L’idea su cui stiamo lavorando è quella di un museo che è anche e soprattutto un luogo di produzione culturale, capace di guardare simultaneamenre alla dimensione internazionale e alla realtà locale. Proprio per questo il progetto ha lasciato un’ampia disponibilità di spazio al piano terra per colloquiare con il territorio. Ci saranno incontri, talk, presentazioni di libri e attività didattiche che avranno un ruolo molto importante insieme all’esposizione della collezione nelle sale del palazzo.
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