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Una veduta della caffetteria del Museo Arqueológico Nacional de España a Madrid

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Una veduta della caffetteria del Museo Arqueológico Nacional de España a Madrid

Il gigantesco bocadillo del Museo Archeologico di Madrid

Mangiare nel museo con il critico d’arte Rocco Moliterni

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Rocco Moliterni

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Basterebbero probabilmente reperti affascinanti di provenienza italiana come la Sirena di Canosa o la statua di Livia Drusilla, moglie di Augusto, a rendere quasi obbligatoria per chi va a Madrid una tappa al Museo Arqueológico Nacional de España. Fondato dall’imperatore Filippo III, si trova nel grande complesso in zona Serrano, che comprende anche la Biblioteca Nacional. 

A Madrid per «PhotoEspaña», ci sono capitato in un’assolata giornata di fine maggio. Tra una mostra (la prima retrospettiva dopo la sua morte) di Erwin Olaf al Centro Fernán Gómez e una (strepitosa scoperta) di Gonzalo Juanes alla Sala Canal non avevo molto tempo per il museo archeologico e mi sono fiondato, visto che era ora di pranzo, alla caffetteria. Questa è un locale spartano ma elegante al piano terreno dell’edificio e vi si può accedere anche senza il biglietto del museo. È piacevole mangiare nel dehors se non si ama l’aria condizionata (che in Spagna, ma non solo, sparano in genere a manetta). Non ho molta padronanza della lingua spagnola e sono distratto, così quando ho letto «tortilla de patatas», siccome amo la tortilla, l’ho presa subito dimenticando di leggere che era un «crujente», ossia un «bocadillo en pan de cristal» al grill. Solo quando mi è arrivato in tavola ho capito che si trattava di un enorme toast di pane croccante con dentro la tortilla, in grado di sfamare per l’intera giornata almeno due persone. Peccato che immaginando avesse le dimensioni di un tramezzino avevo anche ordinato un altro «crujente con jamón», ossia prosciutto iberico. E, non pago, un crostone di «pan con tomate» (pane al pomodoro) con peperoni, acciughe e olive. Se avessi mangiato tutto credo che non mi sarei più alzato dal tavolo... 

Il pane croccante era molto gustoso. La tortilla buona, ma mancava un po’ di sale. Il jamón non male e il crostone appetibile, se avessi avuto la forza di mangiarne più di un morso. In carta c’erano anche piatti tipici come i «navajas», che sono i nostri cannolicchi alla piastra, focacce definite «irresistibles», insalate di vario tipo. Una proposta ricca e piena di sorprese. Con uno «zumo de naranja», ossia con una spremuta di arancia, e un caffè ho speso 30 euro, che certo non è pochissimo ma se avessi previsto le quantità di ciò che mi sarebbe arrivato avrei speso molto meno. Comunque direi che una sosta nella caffetteria del Man (l’acronimo è lo stesso del nostro Museo d’Arte di Nuoro) rimette in sesto e non induce pensieri di suicidio come quella in alcune caffetterie di musei italiani. 

Rocco Moliterni, 02 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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