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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon scelta altamente divisiva e inevitabili battaglie politiche e mediatiche, il 10 marzo scorso il ministro della Cultura Alessandro Giuli nominava nuovo presidente della Fondazione Museo Archivio Ginori della Manifattura di Doccia l’Avvocato di Stato e sindaco elbano Marco Corsini. Nel Consiglio Comunale fiorentino la nomina trovava l’aperto plauso della lista civica guidata da Eike Schmidt, storico antagonista del presidente uscente Tomaso Montanari. Schmidt aveva commentato insieme a Paolo Bambagioni e Massimo Sabatini: «È una grande opportunità per la Città metropolitana e per tutto il mondo culturale nazionale avere uno dei massimi esperti nazionali di contrattualistica, legislazione e giurisprudenza in materia di lavori pubblici a guidare la Fondazione». I consiglieri ne ricordavano gli importanti incarichi «in governi di entrambe le aree politiche, tra cui capo dell’ufficio legislativo del Ministero dei Lavori Pubblici nei governi Prodi e D’Alema, mentre da assessore ai Lavori Pubblici ed Affari legali della città di Venezia ha guidato la ricostruzione del Gran Teatro La Fenice dopo l’incendio devastante del 29 gennaio 1996, portandola a termine in maniera ineccepibile». Assestavano poi una stoccata al presidente uscente: «Ci auguriamo che a Doccia, dopo un periodo caratterizzato da personalismi, polemiche e proclamazioni ideologiche (e si ricordano anche le dimissioni improvvise del direttore Andrea Di Lorenzo nel febbraio 2023, che con grande abnegazione aveva cercato di portare avanti il lavoro), ora, sotto l'egida dell'avvocato Corsini, prendano forma concreta il restauro e la riapertura del Museo Ginori».
Di parere opposto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, sostenuto da vasta parte dell’intellighenzia culturale fiorentina. «L’iter che doveva portare alla riapertura del Museo Ginori e alla sua collezione si ferma di fronte a una lettera inviata dal Ministero che designa l’avvocato Marco Corsini presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori, aveva diffuso Giani su «Toscana Notizie», agenzia di informazione della giunta regionale. Lo statuto della Fondazione, costituita da Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino prevede che la nomina del presidente venga effettuata dal ministro della Cultura d’intesa con la Regione Toscana e il Comune di Sesto. Nel corso degli ultimi mesi era stata raggiunta un’intesa, più volte confermata dai ministri Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli, sul nome del professor Tomaso Montanari, che negli ultimi anni aveva curato da vicino tutte le complesse vicende legate alla riapertura del museo, ai finanziamenti e alla tutela del patrimonio artistico che conserva. Resto sconcertato e deluso dall’assoluta mancanza di rispetto verso tutto l’impegno e il percorso di concertazione istituzionale che aveva portato alla condivisa indicazione del nome di Tomaso Montanari, autore di un eccellente lavoro per il Museo e la Fondazione svolto, tengo a precisarlo, a titolo gratuito e portato avanti per restituire alla Toscana e all’Europa un patrimonio artistico unico. La lettera della capo gabinetto è giunta senza nessun contatto, nessun colloquio e nessun segnale che potesse far pensare a un ripensamento del Ministero su una nomina concordata. A questo punto, di concerto con l’amministrazione di Sesto Fiorentino, è inevitabile la sospensione di ogni atto e procedura in merito alla nomina del presidente della Fondazione, in attesa di un indispensabile chiarimento con il ministro Giuli. Scriverò quindi al Ministro confermando quanto ho anticipato oggi e chiedendo un incontro fra i soci della Fondazione che possa concludersi con la conferma del nome di Tomaso Montanari alla presidenza».
Rilevava invece l’assenza nel curriculum di Corsini di incarichi pertinenti con la presidenza di una associazione artistica o culturale il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi. Quanto a Montanari, il noto storico dell’arte, rettore dell’università per stranieri di Siena e seguito attivista, aveva commentato: «Tutti attendiamo di conoscere i motivi di questo cambio di orizzonte, soprattutto in ragione degli impegnativi lavori di restauro e allestimento del museo che ne stanno preparando la riapertura. Mai ho pensato che la diversità di opinioni, che ho manifestato con assoluta indipendenza, anche nei confronti del ministro Franceschini, potessero diventare oggetto di rivalsa di fronte alla tutela di beni che rappresentano parte del nostro patrimonio culturale». Motivi poi spiegati in un’intervista a «Agenzia Italia News» dallo stesso Giuli, che il 10 luglio ha confermato l’incarico a Corsini: «La Fondazione Ginori è troppo importante perché non venga amministrata bene da una specchiata figura manageriale di Avvocato dello Stato, insomma bisogna lavorare piuttosto che stare soltanto in televisione. Depoliticizzare la governance della Fondazione Ginori anche in presenza di un preaccordo con uno specchiato odiatore militante è un dovere morale civile. Dopodiché, se Giani nomina Montanari nel consiglio di amministrazione io non mi incateno da nessuna parte, gli do il suo diritto, ma la governance, la presidenza deve essere affidata a una persona che depoliticizza e decomprime il conflitto». Le nomine definitive del Consiglio di Amministrazione vedono presidente Marco Corsini coadiuvato da Andrea Cosentino e Elisabetta Berti in rappresentanza del MiC, Maurizio Toccafondi indicato dalla Regione Toscana e Gianni Pozzi su designazione del Comune di Sesto Fiorentino.
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