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Il Monastero di Kiev Pechersk Lavra

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Il Monastero di Kiev Pechersk Lavra

Il patrimonio dell’Ucraina in pericolo

Sono 7 i siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco (da Kiev a L’viv al sito archeologico di Chersoneso Taurico, nella Crimea occupata nel 2014), e ben 17 quelli candidati a una futura iscrizione (tra cui il centro storico di Odessa)

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Francesco Bandarin

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L’invasione russa dell’Ucraina sta provocando migliaia di vittime civili e militari, come l’Europa non ricordava dalla seconda guerra mondiale, con ferite ben più gravi e profonde della stessa guerra dei Balcani degli anni ’90. Come la vita delle popolazioni, così anche il grande patrimonio culturale dell’Ucraina è oggi in grave pericolo, soprattutto per la violenza dei bombardamenti, spesso indiscriminati, e la strategia di «terra bruciata» messa in atto dall’esercito russo.

L’Ucraina, terra che per millenni ha visto incroci (e scontri) di civiltà, possiede una grande varietà di siti patrimoniali, che rappresentano momenti importanti della storia di una terra che ha visto il sorgere del primo stato medievale nell’Europa dell’est (la Rus’ di Kiev), durato dal IX al XII secolo, durante il quale si formò la Chiesa ortodossa orientale. La successiva invasione mongola nel XIII secolo e poi, nel XIV secolo, la conquista di tutta la regione da parte dei granduchi lituani posero fine alla Rus’ di Kiev.

Nei secoli successivi il territorio attuale dell’Ucraina venne diviso tra Polonia, Lituania e Russia (ci fu anche uno stato indipendente cosacco nel XVII secolo, poi annesso alla Russia da Caterina II). Alla fine del ’700, i territori ucraini furono divisi in due parti: quella occidentale, la Galizia, andò all’Impero Austriaco, e quella orientale all’Impero Russo, che aveva conquistato anche la Crimea, sottomettendo il Regno tataro, residuo delle invasioni mongoliche.

Solo con la rivoluzione russa e con il crollo degli imperi europei l’Ucraina fu riunita nella forma attuale, diventando una delle repubbliche socialiste sovietiche, fino all’indipendenza raggiunta nel 1991. Testimonianze di questa ricca e complessa vicenda storica si trovano in tutte le parti del territorio ucraino, che oggi conta 7 siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco, e ben 17 siti nella «Lista indicativa», candidati a una futura iscrizione e che ben rappresentano la varietà del patrimonio del Paese. A gradi diversi, a seconda della loro ubicazione, questi siti sono esposti oggi a gravi minacce di distruzioni, come già avvenne durante la seconda guerra mondiale.

Il sito del patrimonio mondiale maggiormente esposto è certamente oggi al centro della capitale, Kiev: il complesso della Cattedrale di Santa Sofia e il Monastero Kiev-Pechersk Lavra, il Monastero delle Grotte, luoghi fondamentali dell’origine della religiosità ortodossa nell’oriente europeo e nella Russia. La Cattedrale di Santa Sofia (Sobor Sviatoi Sofii) ha preso il nome dalla grande cattedrale di Costantinopoli (Hagia Sophia), a prova delle strette relazioni culturali e politiche che si stabilirono nel Basso Medioevo tra l’Impero Bizantino e la Rus’ di Kiev.

Secondo la tradizione, la cattedrale fu fondata nel 1011 durante il regno del principe Vladimiro (980-1015 d.C.), iniziatore della Chiesa orientale e principale santo dell’ortodossia, e venne completata da suo figlio, Yaroslav il Saggio (978-1054). È una basilica di 55 metri di lunghezza, caratterizzata da cinque navate e ben 13 cupole. Il suo interno è completamente ricoperto di bellissimi mosaici bizantini. L’aspetto esterno, invece, fu completamente cambiato in epoca barocca, secondo il progetto dell’architetto italiano Ottaviano Mancini.

Dopo la Rivoluzione russa, la Cattedrale sfuggì miracolosamente alla distruzione decisa dai bolscevichi (non purtroppo la vicina chiesa di San Michele, distrutta ma oggi ricostruita. Dopo l’indipendenza, le controversie tra le diverse chiese ortodosse presenti in Ucraina spinsero il Governo a limitare l’uso religioso della Cattedrale di Santa Sofia, e a trasformarla invece in un Museo della cristianità ucraina.

In un’altra parte della città si trova il Monastero Kiev-Pechersk Lavra (Kyievo-Pecherska lavra), uno dei luoghi più importanti della cristianità ortodossa orientale, fondato nel 1051 da un monaco di Monte Athos, Antonio, costruito all’origine da architetti bizantini e ampiamente rimaneggiato in epoca barocca. È un complesso formato da molti edifici religiosi, tar cui una grande Torre campanaria, la Chiese del Refettorio, del Salvatore di Berestove, di Tutti i Santi, della Trinità, dell’Esaltazione della Croce, della Natività della Vergine, della Concezione di Sant’Anna, e della Fonte della Vita.

Tra questi edifici, il principale è la grande Cattedrale della Dormizione, costruita nell’XI secolo, che ha spesso subito distruzioni, da parte dei Mongoli nel 1240, dei Tatari di Crimea nel 1482, da un incendio nel 1727 e infine nel 1941, quando fu fatta esplodere durante l’occupazione nazista di Kiev, forse dagli stessi sovietici dopo l’arrivo dei nazisti. Il Monastero possiede un vasto sistema di catacombe, costruite nel Medioevo, dove sono sepolti i principali santi della Chiesa Ortodossa, disposti lungo un percorso che attira numerosi pellegrini e di fedeli.

L’altro sito del patrimonio mondiale oggi fortemente minacciato è il centro storico di Leopoli (L’viv), formatosi tra il XIII e il XVII secolo, arricchito da molti edifici barocchi. Il patrimonio urbano di Leopoli comprende il Castello di Vysokyi Zamok, la sua area circostante (Pidzamche) e il centro città e infine una zona attorno alla Cattedrale di San Giorgio: complessivamente, oltre 3mila ettari, considerati un esempio eccezionale di fusione delle tradizioni artistiche dell’Europa orientale, tedesche e italiane.

Due altri siti del Patrimonio mondiale sono localizzati nella parte occidentale dell’Ucraina potrebbero essere esposti a minacce se l’invasione dovesse estendersi a quella parte del Paese: il sito delle Residenze dei Metropolitani della Bukovina e Dalmazia nella regione di Chernivtsi, costruito dall’architetto Josef Hlavka (1831-1908) tra il 1864 e 1882, che include anche un seminario e un monastero, in uno stile eclettico ispirato all’architettura bizantina; e il sito delle Chiese lignee Tserkvas della regione dei Carpazi (i pallini in grigio nella mappa), in comune con la Polonia.

Costruite con tronchi di legno tra il XVI e il XIX secolo dalle comunità ortodosse e da quelle cattoliche di rito greco, le chiese hanno una pianta tripartita, sormontata da cupole su basi quadrangolari e ottagonali. Due altri siti del patrimonio mondiale hanno carattere transnazionale: le Antiche Foreste di faggi dei Carpazi e i punti della triangolazione dell’Arco Geodetico di Struve, forse meno esposti oggi a minacce, per la loro localizzazione nel Paese e la loro natura (i pallini verdi e blu nella mappa).

Da ultimo, vi è un importante sito archeologico, il Chersoneso Taurico, una colonia greca fondata nel V secolo a.C., localizzato in Crimea e quindi in un territorio già occupato dalla Russia nel 2014. Il sito, che si è sviluppato in modo ininterrotto fino al XIII secolo d.C., è caratterizzato da una maglia urbana ortogonale al centro di un vasto territorio demarcato da una griglia regolare di lotti agricoli che occupa oltre 10mila ettari.

Tra i molti siti che si trovano nella Lista indicativa del Patrimonio mondiale, due sono quelli particolarmente esposti a possibili distruzioni: il centro storico di Odessa, un esempio eccezionale di città portuale dei secoli XVIII e XIX, secondo principi urbanistici del periodo classicista. Lo statuto di Porto Franco ottenuto nel 1817 fu all’origine del rapido sviluppo della città, che divenne rapidamente il porto principale del Mar Nero. Oltre 300 edifici sopravvivono nella città storica e conferiscono all’insieme urbano un carattere unico, anche perché la città non subì gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale. Ma oggi una grave minaccia incombe.

L’altro sito a rischio è il centro storico di Chernikov, una delle più antiche città della Rus’ di Kiev, che subì gravi distruzioni durate la seconda guerra mondiale, localizzato presso la frontiera con la Russia e attualmente sotto assedio. Nell’attuale, terribile situazione, è importante esigere che le forze combattenti esercitino il massimo rispetto del patrimonio culturale, come richiesto dalla Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato, e dalla Convenzione del patrimonio mondiale, trattati ratificati sia dalla Russia che dall’Ucraina. L’Unesco ha attivato una speciale task force per seguire gli sviluppi della crisi e i sui impatti sul patrimonio.

Attualmente, in cooperazione con le autorità ucraine, si sta posizionando il simbolo della Convenzione dell’Aia sui principali monumenti del Paese per cercare di limitare i danni dovuti a bombardamenti e tiri di artiglieria. Si stanno organizzando riunioni con i direttori dei principali musei per offrire assistenza e si è attivato un sistema di monitoraggio satellitare dei siti culturali in cooperazione con Unitar/Unosat.

Guerra Russia-Ucraina 2022

Interno della cattedrale di Santa Sofia a Kiev

Il Monastero di Kiev Pechersk Lavra

La cattedrale della Dormizione, Lavra Kiev

Il centro storico di Leopoli

La Residenza dei metropolitani di Bucovina e Dalmazia

Le Chiese di legno dei Carpazi

Francesco Bandarin, 18 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

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