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Michele Subert, presidente dell’Associazione Antiquari Milanesi

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Michele Subert, presidente dell’Associazione Antiquari Milanesi

Il più contemporaneo è qui: è l’antiquariato, il nostro modo di vedere l’antico

Nuovo logo, nuovo sito e nuovi social per la mostra degli antiquari milanesi che attrae molti tra i più importanti espositori italiani e per la prima volta anche quelli attivi all’estero

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Un antico mappamondo? Evidente, è un Gps. Una ricchissima pendola da camino? Certo, è uno smartwatch. E la riproduzione della testa dell’«Apollo del Belvedere» dei Musei Vaticani? È un bell’esempio di 3D, mentre un antico autoritratto altro non è che un selfie. Perché antico può essere, e di fatto è, parte del nostro tempo. Lo afferma efficacemente il claim «Antiquariato. Un piacere contemporaneo» della nuova campagna di comunicazione dell’edizione 2023 di «Amart | L’antiquariato è a Milano», la mostra promossa dall’Associazione Antiquari Milanesi, presieduta da Michele Subert e da Promo.Ter di Confcommercio.

Per comunicare questa attesa edizione i promotori hanno scelto di affidarsi a FCeS - Frova, Castori e Solcia, autori di campagne (come questa) sempre molto innovative. Nuovi anche il logo e il sito, e implementati i social, ma sempre restando nel segno della solida e alta tradizione dell’antiquariato milanese, e dell’assoluta qualità, «garantita, chiarisce Subert, oltre che dal nostro Comitato scientifico, dalla nostra stessa Associazione di categoria, che è in assoluto la più importante d’Italia, quantitativamente (siamo oltre cento) e qualitativamente, e che considera questa mostra come il proprio fiore all’occhiello».

La mostra, «rinata» nel 2018 dopo anni di assenza, grazie all’intuizione e all’impegno dell’allora presidente dell’Associazione Domenico Piva (scomparso nel dicembre 2020), si apre al pubblico dall’8 al 12 novembre, sempre nel Museo della Permanente, «la sua sede naturale, essendo questa, da sempre, la “casa” degli antiquari di Milano», commenta Subert. Confermati i partner culturali: il Museo Poldi Pezzoli, che espone un ritratto di Giangiacomo Poldi Pezzoli, opera di Giuseppe Bertini; il Museo Bagatti Valsecchi e il FAI. A loro sono stati assegnati i tre salottini ricavati nella hall del Museo della Permanente, che è stata completamente ridisegnata da Studio Pellizzari (con arredi di Pedrali e tessuti Dedar).

Rinnovato da Studio Pellizzari, con l’illuminazione di Viabizzuno, anche lo spazio lounge del ristorante al primo piano, mentre al fianco di Amart tornano tanti compagni di strada consolidati, fra i quali Gruppo Cairo e Allemandi, il broker assicurativo Ciaccio e Ingegnoli per il verde. Insomma, innovazione nell’immagine e, allo stesso tempo, continuità, in una realtà che, al suo quinto appuntamento (l’edizione del 2020 non si poté tenere, a causa della pandemia), si conferma come un luogo d’eccellenza per l’antiquariato non solo italiano. Da quest’anno, infatti, Amart apre i suoi spazi anche a importanti galleristi italiani attivi all’estero, che hanno aderito con entusiasmo a conferma del richiamo che Milano esercita sugli operatori e sui collezionisti.

È il caso di una figura di primo piano sulla scena internazionale come Gian Enzo Sperone, la cui sede principale è a Sent in Engadina. Da Montecarlo giunge poi, per la prima volta, M.F. Toninelli Art Moderne, che porta tra gli altri un interessantissimo pezzo unico in bronzo dorato di Jacques Lipchitz (1891-1973), dal tema singolare: «La Vierge en flamme», 1952. Una scultura dall’illustre pedigree, proveniente da The Hirshhorn Museum di Washington. Per la prima volta ad Amart anche un altro celebre gallerista italiano attivo fuori d’Italia: la Lampronti Gallery, Londra (guidata da Cesare Lampronti, terza generazione di antiquari romani) esibisce qui un imponente dipinto a olio di Canaletto, intitolato (sunteggiando) «Il solenne ingresso in Palazzo Ducale dell’Ambasciatore francese presso la Repubblica Serenissima » (il fatto avvenne nel 1726), e una anche più gigantesca tempera su tela di Jacob Philipp Hackert (341 centimetri di base), un tempo nel Casino del Principe Aldobrandini, raffigurante «Il golfo di Pozzuoli con l’incontro tra la flotta dei Borboni e la flotta maltese».

Anche per Marco Fabio Apolloni quello ad Amart 2023 è un debutto: con Galleria W. Apolloni-Laocoon Gallery esibisce una spettacolare tempera e foglia d’oro sgraffita, su tavola (quasi cinque metri la base), realizzata nel 1948-53 da Achille Funi (di cui è in corso a Ferrara, dov’era nato, un’importante monografica in Palazzo dei Diamanti), raffigurante «Il Parnaso»: un’opera di straordinaria sapienza esecutiva che restò esposta fino al 1973 nell’aula dell’Accademia di Brera dove Funi insegnava, e passò poi presso il suo gallerista ed esecutore testamentario Luigi Colombo e di qui in una singolare raccolta monografica di sole opere del maestro braidense.

Come sempre, ci saranno però vere prelibatezze in ogni stand, dalla «Signora con guanto» di Boldini (da Enrico Gallerie), a un ambizioso dipinto di Paolo Porpora (Napoli, 1617-Roma, 1673) abitato da una vera folla di uccelli, anfibi, rettili, insetti e piante, di Antichità Giglio; dall’«Allegoria della Carità» di Sebastiano Ricci (Belluno 1659-Venezia 1734) di Antichità Nobili, all’incantevole «Madonna con il Bambino (Madonna Ryerson)» di Benvenuto Tisi il Garofalo») proposta da Callea.

Per le incisioni ci sono i tesori antichi di Salamon Fine Art di Lorenza Salamon e, per gli arredi, il prezioso guéridon (Napoli, 1830 ca) di mogano e bronzo con piano in commesso di pietre e marmi pregiati, appartenuto alla regina Maria Isabella di Borbone, in mostra da Antonacci, e tre straordinarie opere giovanili di Giuseppe Maggiolini, proposte da inOpera Italian Arts.

Quanto all’andamento del mercato antiquario, Michele Subert distingue, ovviamente, «tra il segmento dell’arredamento, dove il gusto si è evoluto verso la contaminazione, l’intreccio di stili, epoche, materiali, senza più i vincoli del passato, e quello del collezionismo, che è sempre vivace ma spesso condizionato, in Italia, dai problemi relativi all’esportazione delle opere. Nel Regno Unito le opere vincolate vengono “congelate” per alcuni mesi, si indice un crowdfunding e se non si raggiunge la cifra necessaria per acquistare l’opera, questa può andare sul mercato internazionale. In Francia, nella grande maggioranza dei casi, l’opera vincolata viene acquistata dallo Stato. In Italia, invece, il Ministero della Cultura acquista un numero molto esiguo delle opere che notifica; quelle che rimangono in mano ai proprietari subiscono inevitabilmente un calo del proprio valore e della propria appetibilità sul mercato. Anche di questo si occupa il tavolo permanente del Gruppo Apollo, promosso da FIMA (Federazione italiana Mercanti d’Arte), AAI (Associazione Antiquari d’Italia), ANGAMC (gallerie arte moderna e contemporanea), ANCA (case d’asta) e dagli operatori della logistica, aperto con l’ex ministro Franceschini, che ci auguriamo proceda nel suo cammino. Perché oggi il problema vero non è tanto trovare l’opera giusta ma riuscire a far avere al collezionista straniero ciò che acquista in Italia. Vorrei però aggiungere, conclude Subert, che il pensiero di tutti noi va a Giuliano Matteucci (studioso e promotore della nostra migliore arte dell’800, il cui impegno è portato avanti da figlie e genero, che saranno presenti ad Amart con la Società di Belle Arti) e a Daniela Balzaretti, che ha creato e presidiato un mercato che non esisteva, portando alla luce maestri dell’arte del ’900 (Adolfo Wildt per tutti) sconosciuti fuori dalla cerchia degli studiosi».
 

Michele Subert, presidente dell’Associazione Antiquari Milanesi

Ada Masoero, 06 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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