Luca Beatrice
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C’è da scommettere. Il prossimo boom dell’arte italiana, dopo Salvo ormai salito a prezzi ragguardevoli nelle aste internazionali e omaggiato da una mostra personale alla Pinacoteca Agnelli di cui molto si parla (anche dell’allestimento fatto sul modello della quadreria non così convincente), sarà certamente Mario Ceroli. C’è da aggiungere, finalmente, che lo scultore, romano di adozione, è ancora attivo e potrà dunque godersi il riconoscimento tanto atteso. Ad Artissima e Flashback, nella settimana torinese del contemporaneo, diverse gallerie esponevano le sue opere storiche, clima pop anni ’60 e immediatamente successivi. Palazzo Citterio a Milano aprirà con una grande mostra che poi andrà alla Galleria Nazionale di Roma, quale occasione migliore per prestare attenzione a un corpus di lavoro importante, con una cifra molto riconoscibile e personale.
Occupa un posto particolare nella Pop art italiana Ceroli, scultore in terra di pittori. E per giunta di un materiale caldo e letterario come il legno, che fa pensare alle grandi opere nere dell’americana Louise Nevelson o alle ziggurat dell’inglese Joe Tilson, un materiale antipop, per nulla tecnologico e contemporaneo, a differenza della plastica utilizzata da Gino Marotta o degli oggetti di uso quotidiano trasfigurati da Pino Pascali. Piuttosto, meglio pensarlo come un precursore dell’Arte povera e non a caso espose fin dai primi anni ’60 con la Galleria de’ Foscherari di Bologna che tra le prime collaborò con il gruppo di Germano Celant.
Ceroli insomma è uno di quegli artisti di cerniera, difficili da incasellare, che arrivano sempre un momento prima rispetto al loro tempo. E finalmente il tempo è giunto. Eterodosso per definizione, Ceroli arriva al Pop dalla scultura pura: studia all’Accademia di Roma la ceramica con Leoncillo, i metalli con Pericle Fazzini, osserva i ferri arrugginiti di Ettore Colla, mantenendo il rapporto con la storia dell’arte che citerà spesso nelle sue invenzioni monumentali, a cominciare dal leonardesco uomo vitruviano. «Il legno mi ha insegnato a vivere», è una delle sue frasi preferite, su cui insiste, «l’albero è un essere umano, ha le radici, il tronco, i rami e poi tutto gira intorno, ha i segni all’interno, i suoi come i nostri». Contemporaneo oggi come non mai.
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