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Irregolari, liberi e autosufficienti

Per Luca Beatrice, autore di una versione contemporanea delle «Vite», sono questi i veri protagonisti dell’arte in Italia

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Luca Beatrice

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Marsilio ha appena pubblicato «Le vite. Un racconto provinciale dell’arte italiana» di Luca Beatrice (320 pp., Venezia 2023, € 19). Afferma l'autore: «L’Italia ha costruito nei secoli il proprio carattere e la propria fortuna sul provincialismo. Sulle orme di Vasari ho ripercorso ironicamente la penisola e racconto una cinquantina di compagni di strada incontrati in quarant’anni di critica militante. Un panorama unico per vivacità e talenti». Ecco qualche assaggio.

Alighiero Boetti
(Torino, 1940-Roma, 1994)
[…] a quasi trent’anni dalla morte, continua a influenzare le poetiche contemporanee come pochi altri artisti, e non solo in Italia attraverso la leggerezza, l’eterodossia, la mania nomenclatoria, l’ossessione per l’enumerazione. La «voglia di Boetti» ha letteralmente sedotto anche il mercato: costa carissimo […] sembrava «l’anello debole» dell’Arte Povera, ha finito per far da traino agli altri.

Francesco Bonami
(Firenze, 1955. Vive a Milano)
Gli è stata attribuita la frase «quel pittore, se non lo conosco io vuol dire che non esiste». Nonostante le battute puntute, non sopporta le critiche, e se gli arrivano può diventare vendicativo.[...] Invecchiando è migliorato molto: ironico e autoironico, continua ad andare in giro per il mondo, super attivo ma assai meno presenzialista. Viaggia soprattutto per lavoro e il resto del tempo si occupa della famiglia.

Maurizio Cattelan
(Padova, 1960. Vive a Milano)
Resta il punto di riferimento nell’arte italiana dall’inizio degli anni novanta a oggi, tra i pochi - forse l’unico - di cui si scrive e si scriverà nei libri di scuola. […] L’affermazione non è contestabile: Cattelan ha cambiato il corso degli eventi. Mentre un tempo c’erano i gruppi, l’Arte Povera, la Transavanguardia, lui, cavallo di razza, ha corso senza fantino.

Aldo Mondino
(Torino, 1938-2005)
È stato il bon vivant dell’arte italiana. Pensava in grande, amava gli eccessi, si circondava di oggetti raffi nati e donne avvenenti. Non ha mai indossato una tuta o un camice da lavoro, ma sempre giacca e cravatta inappuntabilmente abbinate. Adorava le auto d’epoca, Mai avrebbe guidato un modello qualunque […] quando già stava male pretese di essere accompagnato in ospedale sulla Bentley, perché un dandy non sarebbe certo salito in ambulanza. [...]

Ugo Nespolo
(Mosso, 1941. Vive a Torino)
Il «segno Nespolo» si moltiplica su qualunque supporto: la ceramica, il vetro, il libro d’artista, la pubblicità. Customizza auto e moto, disegna marchi e immagini coordinate per aziende, eventi, festival, scenografie, costumi, le stazioni della metropolitana, rivisita loghi celebri e ne inventa di nuovi. E trova il tempo di perseguire, con qualità, il dono della scrittura.

Claudio Parmiggiani
(Luzzara, 1943. Vive a Parma)
È un intellettuale che opera con l’arte, appartato e non appartenente; un poeta delle immagini, dove contemporaneo e passato si fondono e si confondono. [...] Il corpus del suo lavoro è complesso, articolato, non certo semplice e immediato; si porta dietro un forte valore simbolico [...] deliberatamente fuori moda, riesce a essere commovente, distante, misterioso.

Michelangelo Pistoletto
(Biella, 1933. Vive a Biella)
[…] è riuscito nell’impresa quasi impossibile di far diventare popolare l’Arte Povera [...] grazie a Pistoletto, l’Arte Povera si è trasformata in Pop Art [...]. Michelangelo Pistoletto e Marina Abramovic sono oggi tra gli artisti più noti, soprattutto tra i giovani, nonostante l’evidente gap generazionale. Piacciono per le loro frasi profonde, l’espressione ieratica, perché vestono rigorosamente di nero, essenziali ma civettuoli, oratori capaci di farsi ascoltare su temi che stanno molto a cuore ai ragazzi: l’ambiente, la pace, l’energia, camminare mano nella mano. 

Salvo
(Leonforte, 1947-Torino, 2015)
Sapeva tutto e se non avesse saputo qualcosa l’avrebbe inventata, tanto il suo interlocutore era comunque destinato a soccombere messo alle corde da una conoscenza prodigiosa pressoché imbattibile. […] si considerava un pittore pur sapendo che era esistito un altro Salvo prima della pittura, che aveva sperimentato la fotografia in forma di autoritratto, la parola scritta, il ricamo negli stessi anni in cui il suo amico Alighiero Boetti ne formalizzava l’utilizzo in maniera costante. 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo
(Torino, 1959. Vive a Torino)
[…] il modello resta Peggy Guggenheim, per carisma, fiuto nello scegliere le opere giuste, capacità di diventare da semplice appassionata di arte una protagonista delle cronache mondane. Patrizia ne rappresenta l’evoluzione in chiave super contemporanea.[...] A sovvertito regole e abitudini nella sua città, reggendo il confronto con Milano (...)

Mario Schifano
(Homs, Libia, 1934-Roma, 1998)
Mi ero ripromesso di non dirlo, di non utilizzare mai il trucco delle comparazioni, dei superlativi relativi o assoluti, di non ricorrere all’espressione «è il più grande» per affermare con assoluta convinzione che Schifano è senza dubbio il più grande pittore italiano del dopoguerra […] Nel 1969, quando Mick Jagger è a Roma conosce Marianne Faithfull, all’epoca compagna del leader dei Rolling Stones. Se ne invaghisce per capriccio e lei se ne innamora perdutamente. La porta in giro sulla sua spider. Lei ha freddo. Mario entra in boutique di lusso e le compra una pelliccia pagandola con alcuni disegni.

Vittorio Sgarbi
(Ferrara, 1952. Vive a Roma e dove capita)
Può curare una mostra, presiedere un museo, diventare sindaco o sottosegretario; viaggiare per ventiquattro ore di fila e dormire «nei ritagli di tempo». Ci vuole un’energia non comune, anzi straordinaria per essere Vittorio Sgarbi e siccome non ce l’ha nessuno, il suo modello non è duplicabile, comincia e finisce con lui. […] Come oratore è inarrivabile, parla sempre a braccio, parte da un punto, fa giri incredibili e arriva a chiudere il cerchio: mai un’esitazione, un intercalare che mostra incertezza. [...] l’autentico fuoriclasse dell’arte in Italia.

Gian Enzo Sperone
(Torino, 1939. Vive in tanti luoghi)
Non sopporta la trasformazione dell’arte da pura creatività a cinico marketing, l’individualismo sfrenato che sembra aver preso il posto della motivazione teorica che animava i movimenti che hanno fatto la storia delle avanguardie […] Ama raccontarti le sue collezioni illustrandole nei particolari, e per chi ama l’arte è un privilegio più unico che raro guardare con avidità quelle pareti piene con l’effetto quadreria per l’antico e il vuoto necessario per il contemporaneo. (...) Oggi più che un gallerista si considera un collezionista, un accumulatore seriale di quadri, sculture, oggetti.(...) Sedotto dal fascino che continua a emanare, rischio di fissarlo a bocca aperta con un’espressione poco intelligente.
 

Luca Beatrice, 15 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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