Elena Correggia
Leggi i suoi articoliLigabue è nuovamente protagonista delle aste di Pandolfini. Il 17 dicembre, a Milano, vengono presentate cinque sue opere per la prima volta sul mercato. A spiccare è «Rapace con preda», con le ali spiegate e un piccolo uccellino fra gli artigli, olio su faseite riconducibile al terzo periodo dell’artista, con dedica sul retro (stima 80-150mila euro). Altro suo tema ricorrente, quello dell’«Autoritratto», è rappresentato da una tela del 1957 (50-80mila). All’interno della raccolta anche un piccolo «Vaso di fiori», sempre del terzo periodo (12-20mila), accanto alla ruggente «Testa di tigre» del 1950, scultura in bronzo, esemplare su nove del suo animale prediletto (10-18mila), di cui va all’asta anche la terracotta originale (4-7mila). Fra i maestri della prima parte del Novecento sono proposti un dipinto divisionista di Balla, «Nella luce del tramonto» del 1925 (30-50mila), una «Baccante» di de Chirico del 1943 circa (40-60mila), un interessante ritratto di «Pastorella» di Ubaldo Oppi del 1926 (30-50mila) e un paesaggio marino sulle gradazioni del blu e del verde del veneziano Gino Rossi, «Lo scoglio del Grand-Bé», olio su tela del 1910 circa (15-25mila). Con la stessa stima, nell’ambito del Futurismo, si segnala il libro imbullonato «Dinamo Azari /Depero futurista», significativo esempio di libro-oggetto di Fortunato Depero, realizzato nel 1927 come fusione tra arte, design e innovazione tecnologica. Raro in asta, fra gli artisti internazionali, è Kurt Schwitters, qui presente con un piccolo olio e collage dalla ricca storia espositiva. «Merzbild - Green island, yellow island» è infatti un’opera del 1947 che, appartenuta in origine alla collezione di G. David Thompson di Pittsburg, annovera la sua presenza in prestigiose gallerie, fra cui la Marlborough gallery di Londra e New York (35-60mila). Nella sezione della fotografia occupa un posto d’onore Peter Beard, poliedrico artista che nella New York degli anni ’60 e ’70 ha saputo spaziare fra i generi, dalla foto di moda ai paesaggi africani, sempre sperimentando contaminazioni fra linguaggi. Alcuni lavori provengono dalla collezione privata di Matthew Riva, suo amico e direttore creativo. Fra queste opere la busta da lettera decorata a china, acquerello, penne colorate e timbri postali, indirizzata proprio a Riva (20-40mila).
Il 18 dicembre l’appuntamento con l’arte moderna e contemporanea è sempre a Milano ma da Cambi, dove i riflettori sono puntati su «Zu oben durch blau» (Verso l’alto attraverso il blu), un olio su cartone di Vasilij Kandinskij che esemplifica il suo astrattismo lirico, animato da linee, forme e colori, fra cui un blu notte dominante. L’opera, datata 1930 e proposta con una valutazione di 350-450mila euro, è apparsa in importanti testi critici e cataloghi ragionati come il Catalogue Raisonné of the oil-paintings di Roethel e Benjamin ed è stata custodita in collezioni prestigiose come quella di Heinz Berggruen a Parigi e in gallerie come Brerarte di Milano e Gissi di Torino. Dall’astrattismo delle avanguardie si passa alla riflessione concettuale con un’altra opera di primo piano, la monumentale «Da quale dei 116 cerchi si muoverà il Generale Giap per l’offensiva finale» di Emilio Isgrò (250-300mila). L’imponente vernice su legno (896x280cm) mette lo spettatore di fronte all’impossibilità di scegliere e così i 116 cerchi tutti uguali diventano simbolo di un mondo soffocato da privilegi e parzialità, un’occasione per riflettere sull’impossibilità di dare certezza al singolo segno, a favore invece di una indeterminatezza destabilizzante. Il catalogo di Cambi comprende fra gli altri anche un «Senza titolo» di Frank Kline, un segno nero e vigoroso molto caratteristico, del 1953, opera su carta firmata e proveniente dalla Grace Borgenicht Gallery di New York (25-35mila) e un ricamo di Alighiero Boetti del 1987 circa «Attirare l’attenzione», molto delicato, registrato presso l’archivio dell’artista (35-45mila).
Gli italiani che sognavano Parigi vanno in scena da Il Ponte
Paesaggi, ritratti, nature morte, scene di genere: sono tante le declinazioni dell’arte a cavallo fra Ottocento e inizio Novecento che si ritrovano nel catalogo di dipinti e sculture del XIX e XX secolo proposte da Il Ponte a Milano il 17 e 18 ottobre. Uno spazio importante è occupato dagli «Italiens à Paris», i pittori italiani che hanno dimorato nella Ville Lumière traducendone il suo fascino sulla tela o facendosi plasmare dallo spirito francese anche nella realizzazione di altri soggetti. Fu ad esempio esposta al Salon des Beaux-Arts di Parigi nel 1876 «Sulla strada di Castellammare», dipinto di De Nittis del 1875 (50-60mila). In asta saranno offerti anche un elegante nudo femminile di Zandomeneghi, il pastello «Le tub» (20-22mila) e una veduta urbana di Carlo Canella «Les bains chinois, Boulevard des Italiens» (3-4mila). La presenza di Pierre Bonnard si fa notare con un paesaggio campestre segnato da nuvole vaporose, di rara comparsa sul mercato italiano, «Paysage du Dauphiné (Les gerbes)» (20-25mila). I linguaggi pittorici che dalla metà dell’Ottocento testimoniano una rottura rispetto all’accademismo per abbracciare poetiche più sperimentali trovano espressione nel dipinto macchiaiolo di Giovanni Fattori, «Militari in sosta» (40-45mila), così come nell’inedita «Estate», olio su tela divisionista di Gaetano Previati dalla pennellata veloce (18-20mila). Il reale entra nell’opera d’arte, trasformandone lo spirito: una caratteristica di Previati testimoniata anche da tre intensi disegni, uno studio per angeli (1.500-2mila) e due studi per Via crucis (800-mille l’uno). La resa minuziosa dei dettagli, anche delle figure, e un’abile tecnica negli effetti di luce contraddistinguono poi il lavoro di Giacinto Gigante, uno dei più rappresentativi esponenti della Scuola di Posillipo di cui in asta sono proposte due vedute napoletane «Una processione a Mergellina» e «Veduta da La Marinella», entrambe del 1839 (8-10mila euro l’una). Una pennellata sciolta, con colori morbidi che modellano le forme, traduce la cifra stilistica di Giovanni Carnovali, detto il Piccio, di cui sono proposti due oli su tela «Rinaldo e Armida» (5-6mila) e «Primavera» (3-4mila).
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