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Egon Schiele, «Segheria» (particolare), 1913, Kallir Family Collection, donazione al Los Angeles County Museum of Art

Foto courtesy Kallir Research Institute, New York

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Egon Schiele, «Segheria» (particolare), 1913, Kallir Family Collection, donazione al Los Angeles County Museum of Art

Foto courtesy Kallir Research Institute, New York

Klimt, Schiele, Kokoschka: 130 opere austriache vanno a Los Angeles

Donazione da 60 milioni di dollari al Los Angeles County Museum of Art (Lacma) da parte della famiglia di Otto Kallir, celebre gallerista nella Vienna di primo Novecento, poi a New York 

Flavia Foradini

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È una corposa e significativa donazione, quella che la famiglia di Otto Kallir ha fatto al Los Angeles County Museum of Art (Lacma): oltre 130 opere di artisti espressionisti austriaci, fra cui Klimt e Schiele, Gerstl, Kubin, Kokoschka e Marie-Louise von Motesiczky.

Stimato in 60 milioni di dollari, il corpus comprende dipinti ma soprattutto disegni e fogli di grafica e va ad arricchire la già rilevante collezione del museo sull’Espressionismo tedesco, fra l’altro con 27 opere di Egon Schiele, tra cui due paesaggi del 1913 e quattro autoritratti; il dipinto di Gustav Klimt «Donna con collo di pelliccia», del 1897; cinque opere di Richard Gerstl, fra cui un autoritratto presumibilmente creato poche settimane prima del suicidio nel 1908; dieci opere di Alfred Kubin e due paesaggi marini realizzati da Oskar Kokoschka durante un soggiorno  in Italia nel 1913.

Otto Kallir (1894-1978), il cui vero nome era Otto Nirenstein, è stato uno dei mercanti d’arte e galleristi più incisivi nella pulsante Vienna di primo Novecento. Fulcro della sua carriera fu dal 1923 la sua Neue Galerie, che inaugurò nel cuore della capitale austriaca con una retrospettiva dedicata a Schiele, morto cinque anni prima. Quando nel 1938 l’Austria venne annessa alla Germania e iniziarono sistematiche persecuzioni degli ebrei, Kallir riuscì a fuggire negli Stati Uniti e già l’anno dopo apriva i battenti a New York la sua Galerie St. Etienne, destinata nel tempo a diventare uno stabile polo di attrazione per gli amanti dell’arte austriaca tra Ottocento e Novecento: non subito, tuttavia. Le opere di Schiele per esempio, che il mercante riuscì a portare con sé oltreoceano senza problemi, in quanto l’artista era considerato «degenerato» dai nazisti, non avevano ancora mercato, cosicché nella prima mostra newyorkese a lui dedicata nel 1941, i disegni vennero offerti invano per 20 dollari e gli acquerelli per 60.

Dopo otto decenni di attività, la galleria ha chiuso i battenti nel 2020 ma già dal 2017 l’eredità sia spirituale che materiale di Otto Kallir è tutelata dal Kallir Research Institute (Kri) di New York, presieduto dalla nipote Jane Kallir, nota studiosa fra l’altro di Schiele. L’attuale donazione verrà trasferita per tappe successive dalla costa orientale a Los Angeles, ma già dal 23 novembre al 31 marzo 2026 con il primo lotto il Lacma darà vita a una mostra dal titolo «Austrian Expressionism and Otto Kallir».

«Il lungo impegno del Lacma rispetto all’Espressionismo ma anche il ruolo centrale svolto dagli emigranti austriaci sulla cultura californiana del dopoguerra sono stati i motivi principali della nostra scelta per la destinazione di questa nostra donazione», ha spiegato Jane Kallir all’annuncio dell’iniziativa. «Abbiamo una notevole collezione dell’Espressionismo tedesco, ma avevamo poche opere di quello austriaco. Con questa straordinaria donazione la nostra collezione si è arricchita d’un sol colpo», ha commentato Stephanie Barron, capocuratrice del museo e direttrice della sezione Arte moderna. Di recente il Lacma ha ricevuto anche un’altra donazione, questa volta dalla Pearlman Foundation, nata dalla collezione di Henry and Rose Pearlman, imprenditori di Brooklyn. Comprende dipinti, fra l’altro, di Manet, Van Gogh, Toulouse-Lautrec e Sisley.

Flavia Foradini, 16 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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