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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliNata come villaggio di pescatori e poi diventata una delle capitali economiche nonché città più grande della Cina, Shanghai (letteralmente dominare shang, il mare hai) è oggi una metropoli cosmopolita e multiculturale simbolo della Cina moderna, con un mix di architettura coloniale e futuristici grattacieli. Il suo cuore pulsante è il Bund, una zona pedonale lunga 2 chilometri, lungo la riva sinistra del fiume Huangpu, di fronte al quartiere finanziario di Pudong. A un isolato da qui, si è assistito negli ultimi anni a uno straordinario progetto urbanistico noto come Rockbund Urban Renaissance, che mira a rinnovare gli edifici storici e a rivitalizzare l’ambiente culturale dell’area nord del Bund. Un progetto modello per un Paese, quarto più grande del mondo per estensione e secondo (dopo l’India) per popolazione, con oltre 1,4 miliardi di abitanti che si stima che entro il 2050 vivranno il 75% nelle città. Al centro di questa rinascita c’è il RAM-Rockbund Art Museum, che oggi compie 15 anni. Inaugurato nel 2010 in uno storico edificio Art Deco, sede della Royal Asiatic Society nel 1932, poi riconvertito a deposito per i libri confiscati durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), riprogettato da David Chipperfield nel 2010 (insieme ad altri undici edifici storici del medesimo quartiere e a cinque nuove costruzioni recentemente inaugurate), il RAM è tra i principali musei cinesi dedicati esclusivamente alla produzione, allo studio, all’esposizione e alla divulgazione dell’arte e della creatività contemporanea, un museo aperto ad artisti, curatori, ricercatori, che produce mostre ed eventi culturali, con un focus centrato sui cambiamenti sociali e su quello che sarà il futuro. Il programma 2025, appena annunciato, comprende sei mostre (tre in primavera e tre in autunno, tutte includono opere su commissione). Sono comprese anche la prima monografica dedicata in Asia all’artista americana Barbara Chase-Riboud, più una serie di public program sul tema della solidarietà. Dal prossimo 2 maggio, inoltre, per celebrare il 15mo anniversario il museo diventerà gratuito e inaugurerà una nuova biblioteca d’arte (anch’essa gratuita) con una collezione di libri rari, riviste d’arte contemporanea, cataloghi di mostre, pubblicazioni e archivi. Un messaggio importante dal primo museo d’arte contemporanea in Cina dedicato completamente al supporto della produzione e della creatività artistica contemporanea, ponte tra la scena artistica cinese e internazionale che ha nel suo curriculum mostre come Cai Guo Qiang, «Peasant Da Vincis» (2010), Paola Pivi, «Share, but it’s not fair» (2012) e produzioni di Pedro Cabrita Reis, Choi Jeong Hwa, Nedko Solakov, Du Yun, solo per citarne alcuni.
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Barbara Chase-Riboud, Mao's Organ , 2007 © Barbara Chase-Riboud. Immagine per gentile concessione dell'artista
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Cassandra Press, Nuovi lettori al Luma Westbau Zurigo, 2021
«Negli ultimi anni abbiamo dialogato su ideologie e movimenti politici con Irena Haiduk, Cici Wu, Ash Moniz, Kandis Williams e Peng Zuqiang (a ciascuno di loro dedichiamo una mostra nel 2025). Questo dialogo ci ha portato a chiederci in che modo le storie di crollo modellano il presente; che possibile la disintegrazione cosa rende che la stabilità non rende possibile; come facciamo, se i resti del passato sono sempre con noi, a riconoscere cosa dovrebbe essere salvato… Le eleganti interrogazioni di Haiduk su economia ed estetica, le esplorazioni poetiche di Wu sulla visibilità mutevole e le incursioni di Moniz sulle catene di fornitura sondano queste domande. Vuoti invisibili, voci messe a tacere, pause nascoste e traumi nel loro lavoro diventano opportunità di ridefinizione e ri-narrazione», spiega X Zhu-Nowell, direttore di RAM. I nuovi lavori di Irena Haiduk, Cici Wu e Ash Moniz, occuperanno l’intero edificio. Irena Haiduk (Belgrado, 1982), in mostra dal 2 maggio all’8 febbraio 2026, trasformerà il museo in un set cinematografico immersivo, i visitatori diventeranno i protagonisti del lungometraggio «Nula», ambientato nella Jugoslavia degli anni Novanta e ritraente una società che si sgretola dopo cinque decenni di socialismo. Cici Wu, nato a Pechino, classe 1989, in mostra dal 2 maggio al 28 settembre 2025, presenta invece opere vecchie e nuove che hanno come soggetto lanterne di carta proposte come forme di proto-cinema. Stesse date per Ash Moniz, artista, attivista e musicista canadese, classe 1992, che arriva a Shanghai con un grande progetto espositivo sulle supply chain: performance e installazioni con cui indaga le dinamiche di lavoro e di resistenza e il silenzio che accompagna il dietro le quinte delle catene di produzione, acquisto e logistica delle grandi multinazionali. Nella seconda parte del 2025, invece, la scena passerà all’afroamericana Kandis Williams (1985), all’artista cinese Peng Zuqiang (1992) che, dal 31 ottobre all’8 febbraio, presenterà, tra l’altro, una videoinstallazione dedicata a un film di propaganda maoista attraverso cui indagare la dimensione storica ed emotiva e le tecniche di memoria e diffusione messe in atto dalle produzioni filmiche tradizionali traghettandole nella cinematografia contemporanea. Nelle stesse date si terrà inoltre la prima monografica asiatica dell’artista afroamericana Barbara Chase-Riboud (Philadelphia, 1939), a sessant’anni dal suo viaggio in Cina al fianco del marito, il celebre fotografo francese Marc Riboud. Scultrice, scrittrice e poetessa, nota per i suoi lavori in bronzo fuso, lana e seta, l’artista presenterà una selezione di opere iconiche, insieme a poesie inedite e a materiali d’archivio: «confrontandosi con il peso ideologico della visione della Cina maoista, Chase-Riboud interroga la natura della commemorazione, attingendo alla scultura buddista e all’antica maestria artigianale cinese reimmaginando, così, l’oggetto scultoreo», spiegano dal museo.
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Barbara Chase-Riboud in Cina, 1965. © Marc Riboud. Immagine per gentile concessione di Barbara Chase-Riboud
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Vista dell'installazione, Cici Wu, Belong and Difference , Empty Gallery, Hong Kong, 3 settembre-18 novembre 2023. © Cici Wu. Immagine per gentile concessione dell'artista e Empty Gallery, Hong Kong. Foto: Joerg Lohse
Dalla prossima primavera e per un anno intero, infine, si svolgerà il progetto di studio «Messy Things: A Think Bank at RAM», ideato e curato da Cassandra Press e X Zhu-Nowell e composto da conferenze online, un archivio digitale, viaggi di ricerca, una conferenza estiva a Shanghai e interventi scultorei e performativi. «Concepito parallelamente al ritorno di Barbara Chase-Riboud in Cina, il progetto interroga le tradizioni marxiste nere e la solidarietà afro-asiatica, concentrandosi su pensatori radicali, come WEB Du Bois e Funmilayo Ransome-Kuti, che hanno visitato la Cina maoista alla ricerca di futuri politici ed estetici alternativi. Mettendo in primo piano le connessioni afro-asiatiche, il progetto esamina la disseminazione, la dispersione e le reti diasporiche intricate formate attraverso sistemi economici, imperiali e capitalisti interdipendenti. Queste storie sono modellate da silenzi sociali - il mercante, la donna di conforto, lo schiavo, l’indebitato, l’intellettuale - e il loro esame precario rischia di destabilizzare le presunte integrazioni che sostengono i costrutti globali di razza, commercio e spiritualismo. Il progetto attinge a teorici critici come Tao Leigh Goffe, Joan Kee e Denise Ferreira da Silva», spiegano dal museo. Molti dei progetti RAM commissionati da Zhu-Nowell sono inoltre tournée internazionale.
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La mostra di Chen Zhen al Rockbund Art Museum nel 2010, è stata la più grande personale dedicata all£artista cinese
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