Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliAperta dal 16 novembre al 13 gennaio 2024 nella sede di Thaddaeus Ropac a Seul, nel pluripremiato Fort Hill, edificio nel quartiere di Hannam-dong, «Colour and Gesture» è la prima personale di Emilio Vedova (Venezia, 1919-2006) in Corea del Sud dopo precedenti, ma diverse presentazioni in altre sedi di Ropac: a Salisburgo nel 2015, a Parigi nel 2018 e a Londra nel 2022.
Il focus dell’iniziativa comprendente 17 dipinti, realizzati a partire dalla metà degli anni ’80, dopo il viaggio fondamentale in Messico di Vedova, che lo allontanò dalla tavolozza in bianco e nero, prediletta fino agli anni ’70, e lo indusse ad abbracciare il colore e la monumentalità dei vasti paesaggi centroamericani che lo avevano affascinato e lo avevano esposto a un tripudio di emozioni.
Il «punto finale» della presentazione coreana coincide con l’anno della morte dell’artista veneziano, il 2006. «Considerato uno dei più importanti artisti astratti della sua generazione, con i suoi lavori viscerali che ridefiniscono gli spazi, Vedova spinse la pittura verso nuovi territori e sfidò le convenzioni dell’establishment, contribuendo allo sviluppo dell’arte astratta non solo in Italia», dice Silvia Davoli, direttrice di Ropac Londra.
«Assieme a uno stile ardito, il suo uso innovativo di texture e materiali lo caratterizzò come autore capace di valicare i confini dell’espressione artistica, attuando al contempo un deciso impegno sociale e politico, cosicché la sua rilevanza si configura al tempo stesso come artistica e storica». Da qui il suo significativo impatto, fra l’altro, su una nuova generazione di artisti neoespressionisti degli anni ’80: «Fra questi il collega e amico Georg Baselitz. Ma la sua eredità spirituale ha continuato e continua a influenzare la sperimentazione in campo astratto».
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