Marco Riccòmini
Leggi i suoi articoliAvendo la balzana idea di questi tempi d’inoltrarsi con la vettura noleggiata al Cairo verso sud, superando i ciclici posti di blocco, piegando il capo alle scorte composte da pick-up (male in arnese) che si danno il cambio ogni venti chilometri, chiedendo ogni volta se effettivamente è là che volete andare (e, poi, perché mai vorreste andarci, visto che le piramidi le avete lasciate alle spalle?), e facendo la tara sulla strada che, pure quella, è assai male in arnese; circa cinquecento chilometri più tardi giungereste a Sohag, che le vecchie cartine inglesi riportano ancora con il nome di Sawhāj.
Lì, sulla riva sinistra del Nilo, sorge Deir al-Ahmar, ovvero il Monastero Rosso, fondato da San Bishoi all’inizio del IV secolo. Un po’ come fu per il celebre barone, asso dell’aviazione tedesco-imperiale, il nome gli deriva dal colore, non del Dreidecker, abbattuto sul fronte della Somme, bensì dei mattoni usati per edificarne le mura. L’interno della chiesa è un edificio romano perfettamente conservato, il cui colpo d’occhio mischia ricordi a metà strada tra il Palazzo di Diocleziano a Spalato e la basilica di Leptis Magna, per capirci, ma tutto dipinto di rosso, verde e giallo.
Inclusa una Madonna, che tiene il Bambino sulle gambe e che con la destra aperta benedice alla maniera ortodossa, ossia piegando l’anulare col pollice, così da mostrare tre dita soltanto. L’affresco sarà stato anche ridipinto più volte, come nella tradizione copta (anche se questo esce da un restauro recente) ma, avendo freschi nella memoria i cosiddetti «ritratti del Fayyum» esposti al Museo Egizio del Cairo, non si fatica a individuare la fonte d’ispirazione che ha guidato l’ignoto pittore d’epoca bizantina (diciamo così). Inoltre, lo scranno sul quale siede la Vergine mostra decori geometrici che sembrano cavati da un coffee-table intarsiato in avorio e madreperla, come quelli che si vedono in vendita al Khan el-Khalili, il bazar del Cairo (e che, al vostro ritorno, vi pentirete di aver lasciato lì).
LA NATIVITÀ NELL'ARTE
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