Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Era un Palazzetto dello Sport che dimostrava tutti i suoi 50 anni di vita. Dal 2026 sarà la sede della nuova GAMeC, la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, sinora ospitata nell’antico monastero delle Dimesse e delle Servite, restaurato tra gli anni ’80 e ’90 dallo Studio Gregotti Associati. Uno spazio ben presto rivelatosi insufficiente per le nuove esigenze dell’arte contemporanea e per un’istituzione come la GAMeC, che è cresciuta rapidamente d’importanza e di visibilità internazionale.
Da tempo si cercava la soluzione, che di recente è stata individuata nel vecchio palasport della città (che sarà sostituito dal più grande Palazzo dello Sport, 6.500 mq, in costruzione nel complesso Chorus Life), all’interno di un più vasto piano di rigenerazione urbana promosso in quell’area dal Comune di Bergamo. Il progetto, di C+S Architects (Alessandra Segantini e Carlo Cappai) è stato presentato ieri dal sindaco Giorgio Gori, con Paolo M.V. Grandi, Chief Governance Officer Intesa Sanpaolo; Alberto Barcella, presidente GAMeC; gli assessori alla Riqualificazione urbana di Bergamo, Francesco Valesini, e alla Cultura, Nadia Ghisalberti; Lorenzo Giusti, direttore GAMeC, e Remo Capitanio, architetto del team progettuale.
Costo della nuova sede della GAMeC, 18 milioni di euro, cui hanno concorso i sei milioni erogati da Intesa Sanpaolo con il proprio Progetto Cultura (Art Bonus), e i 6,4 milioni giunti dal PNRR nell’ambito del piano di rigenerazione urbana.
Il vecchio palazzetto, che si trova non lontano dall’attuale sede della GAMeC, conserverà la sua pianta ellittica e l’ingresso su piazzale Oberdan, dove si aprirà il portale per accedere al foyer del museo: una sorta di piazza interna coperta, a tutt’altezza, in rapporto con la piazza esterna, rinnovata anch’essa. L’edificio sarà perciò svuotato delle tribune e al suo interno si creerà una grande «lanterna» per le aree espositive, con solai intermedi, cui si aggiungeranno un ristorante, un bar, un bookshop e tutti i servizi funzionali a un museo. La superficie complessiva, pertanto, passerà dagli attuali 2.200 metri quadrati a poco meno di seimila.
Il percorso espositivo inizierà nel foyer stesso che, con i suoi spazi e le sue altezze generose, potrà ospitare opere di grandi dimensioni. Ma qui si apriranno anche il bookshop e le salette didattiche e, dirimpetto all’ingresso, gli uffici del museo e uno spazio commerciale affacciato su quello che sarà lo studentato dell’area Montelungo-Colleoni. Uno scalone centrale porterà al primo e secondo livello, dove si troverà la galleria per esposizioni permanenti ricavata all’interno di un volume opalino con pannellature modulari mobili che consentono di creare ambienti più o meno grandi e più o meno illuminati.
Esposizioni permanenti e temporanee saranno comunque accessibili separatamente. Scale di sicurezza e ascensori simmetrici completeranno il sistema di accessibilità e le vie di fuga. All’ultimo piano, un ristorante panoramico circondato da una terrazza offrirà una vista spettacolare sui tetti di Bergamo e sulla Città Alta, in attesa che siano completati anche gli interventi sullo spazio urbano che circonda l’edificio e quelli previsti sulla caserma Montelungo, futura sede universitaria, oltre all’allargamento del vicino parco Suardi con l’acquisizione degli orti di San Tomaso, e alla riqualificazione dell’ex Canossiane. Il tutto, non lontano dall’Accademia Carrara.

Un render del ristorante della Nuova GAMeC

Un render di una sala espositiva della Nuova GAMeC
Altri articoli dell'autore
10 Corso Como dedica al maestro romagnolo una mostra incentrata sulla realtà più labile che esista, selezionando scatti in cui si aprono riflessioni sugli statuti della fotografia e sull’atto stesso del fotografare
Con un convegno in programma il 22 e 23 maggio sarà presentato il restauro degli affreschi realizzati nella Chiesa di San Salvatore nel 1375 dal Maestro di Lentate
Al Museo Castello San Materno di Ascona sono riunite 55 opere tra dipinti, disegni e cicli grafici, molti provenienti da una collezione privata svizzera, altri dal Kunst Museum Winterthur
A maggio, il progetto del filantropo e imprenditore giapponese Hiroyuki Maki inaugura a Venezia due mostre per promuovere anche in Europa l’arte contemporanea del suo Paese