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La città delle ville barocche: dissestata ma fastosa

Giusi Diana

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La moda di costruire residenze aristocratiche nelle campagne di Bagheria fu lanciata dal conte di Raccuia Giuseppe Branciforte, che vi edificò la propria villa nel 1658-82. Ma fu il Settecento l’epoca d’oro per l’attività edilizia, con il sorgere una dopo l’altra di spettacolari ville suburbane. Villa Valguarnera e Villa Palagonia costituiscono gli esempi più notevoli e originali del fasto settecentesco. Posta sopra la «montagnola» in posizione dominante, Villa Valguarnera richiama modelli barocchi diffusi presso le grandi corti europee. Villa Palagonia, anche detta Villa «dei mostri» per lo stravagante apparato scultoreo del giardino, ha un originalissimo salone delle feste con soffitto interamente rivestito di specchi. Entrambe sono di proprietà privata come molte altre: Villa Trabia, Villa Galletti-Inguaggiato, Palazzo Villarosa, Villa Spedalotto, Villa Ramacca. A Patrizio Cinque (1985), giovane sindaco grillino, abbiamo rivolto alcune domande sulla «città delle ville barocche».

Bagheria è a 12 km da Palermo. Che ricaduta hanno sul territorio i flussi turistici del capoluogo?

I flussi turistici che si riversano sul territorio circostante, vedi Palermo, Monreale e Cefalù adesso facenti parte del percorso arabo-normanno dell’Unesco, difficilmente arrivano a Bagheria. Abbiamo essenzialmente due tipi di turisti, chi viene a vedere Bagheria e il turista mordi e fuggi informato dai tour operator o dal fai da te, che visita solamente Villa Palagonia, il Museo Guttuso e poi va via. Tra gli obiettivi che ci proponiamo vi è di consentire al turista/visitatore di esportare un’immagine positiva del nostro territorio usufruendo di servizi elaborati per una visita più lunga e approfondita; cercando di inserire il nostro territorio (che si trova al centro di due importanti mete quali Palermo e Cefalù) come una tappa imprescindibile del percorso.

Bagheria è caratterizzata dalle ville settecentesche, alcune di proprietà del Comune altre private. Come viene valorizzato questo importante patrimonio?

Innanzitutto si sta lavorando per garantire la fruibilità di quelle pubbliche, poiché essendo locali comunali gestiti da personale dipendente sono vincolate da orari di ufficio. L’idea di fondo è di utilizzare l’immagine di Villa Cattolica e del Museo Guttuso come riferimento principale per mettere in evidenza tutte le altre ville di Bagheria. Stiamo lavorando insieme al comitato tecnico-scientifico del Museo a un bando per l’esternalizzazione della gestione del Museo. Il nostro intento è di utilizzare una formula simile anche per gli altri siti, affinché possano acquistare una loro identità ed essere messi in rete più facilmente.

Quali sono i beni gestiti dal Comune aperti al pubblico?

Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso (al momento chiusa per restauro Ndr, si veda articolo qui sotto); Palazzo Butera, sede della Presidenza del Consiglio Comunale e dell’Assessorato alla Cultura, con il salone principale, la sala Borremans, che è e sede di manifestazioni, cerimonie ed eventi pubblici; Villa Cutò, sede della Biblioteca e dell’Associazione Bagnera; la Certosa di Villa Butera, sede del Museo del giocattolo e delle cere e Villa San Cataldo, che è di competenza provinciale ma ha un importante giardino storico concesso in comodato d’uso gratuito al Comune di Bagheria e visitabile previa prenotazione al nostro Ufficio Cultura.

Quali sono le principali difficoltà nel gestire e valorizzare i beni culturali di Bagheria?

I limiti imposti dalle norme, in particolare dal Patto di Stabilità. Inoltre al Comune di Bagheria essendo un Ente dissestato non è consentito effettuare spese che non riguardino servizi essenziali. Tuttavia, essendo questa un’amministrazione giovane, non ci siamo mai persi d’animo e abbiamo pensato a esternalizzare alcuni servizi ritenuti essenziali per la sopravvivenza delle ville storiche. Inoltre la gestione pubblica si scontra con un personale dipendente e un contratto tipico degli enti locali che difficilmente si coniuga con le esigenze della gestione dei beni culturali, sia in termini di competenze necessarie, sia in termini di elasticità degli orari di servizio. 

Che cosa si può migliorare?

Tutto. Si può e si deve migliorare tutto, puntando anche e soprattutto sulla stabilità e sulla continuità. Non è più il momento di puntare su progetti a tempo determinato o su finanziamenti a scadenza com’è accaduto in passato, bisogna trovare una stabilità nella gestione d’eccellenza e usare fondi e finanziamenti per migliorare la qualità attraverso una programmazione seria, attenta, analitica e di grande effetto mediatico.

Giusi Diana, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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