Massimiliano Cesari
Leggi i suoi articoliIl 2 marzo s’inaugura la Fondazione Biscozzi | Rimbaud: uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, nato dalla passione per l’arte di Luigi Biscozzi, nato a Salice Salentino (Le) nel 1934 e scomparso nel 2018, nome tra i più autorevoli nel settore della consulenza fiscale e tributaria in Italia. Una collezione avviata con i primi acquisti nel 1969 proseguiti per oltre quarant’anni, con la moglie, Dominique Rimbaud, oggi presidente della Fondazione.
La direzione e la curatela scientifica della Fondazione sono state assegnate allo storico dell’arte Paolo Bolpagni; mentre il recupero e la progettazione della sede, una palazzina collocata in una piazzetta storica della città, si deve allo studio Arrigoni Architetti di Viareggio.
La collezione racconta non solo l’amore per l’arte, ma anche una vita intera, i viaggi, le frequentazioni culturali, che hanno permesso di formare un corpus composto da più di duecento opere tra dipinti, sculture e grafiche di artisti del Novecento italiano e internazionale (con speciale riferimento al periodo dal 1950 al 1980), tra i quali Filippo de Pisis, Arturo Martini, Enrico Prampolini, Josef Albers, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi, Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, Kengiro Azuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano.
La Fondazione, come chiarisce Dominique Rimbaud, non sarà un semplice museo, ma un luogo di formazione ed educazione ai linguaggi visivi contemporanei; un laboratorio attivo in connessione con il tessuto culturale del territorio. Un luogo di conoscenza, un «museo senza mura», secondo la visione di André Malraux, aperto alla comunità, favorito dalla presenza di una biblioteca specializzata e dall’allestimento periodico di iniziative culturali e mostre temporanee di arte contemporanea.
La sede leccese ospiterà un fondo permanente della collezione, composto da settanta opere, ordinate secondo un percorso museologico «irregolare». «Un itinerario costruito, spiega Paolo Bolpagni, con la volontà di restituire non una visione neutra, una selezione fredda e compassata da manuale di storia dell’arte, bensì una chiave di lettura e l’atmosfera domestica di un percorso fatto anche di emozione, come se ad accompagnare i visitatori fossero i collezionisti stessi. Fondamentali, inoltre, sono la fluidità e l’armonia: creare un itinerario museale è come comporre un brano musicale, nel quale si devono alternare consonanza e dissonanza, crescendo o diminuendi, tensioni e distensioni. Naturalmente c’è la cronologia, ci sono i movimenti e le tendenze (le origini del contemporaneo, l’Informale in Italia e in Europa, l’arte astratto-geometrica, il filone cinetico-programmato e la pittura analitica). Però, se si trattasse soltanto di questo, mancherebbe qualcosa. Spero che il cuore di Luigi Biscozzi e di Dominique Rimbaud parli attraverso la successione di queste sale». Una collezione la cui genesi e i cui contenuti sono analizzati nel catalogo generale, a cura di Roberto Lacarbonara, edito da Silvana Editoriale.
La Fondazione esordisce proprio con una mostra dedicata a uno dei suoi artisti: «Angelo Savelli (1911-1995). L’artista del bianco», a cura di Paolo Bolpagni, aperta fino al 7 novembre 2021.
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