Margaret Carrigan
Leggi i suoi articoliL’asta «An American Place. The Barney A. Ebsworth», che si tiene il 13 novembre (asta serale) e il 14 (asta diurna) a New York da Christie’s, è la prima a usufruire della tecnologia blockchain. Il progetto pilota è stato avviato in collaborazione con Artory, startup del settore specializzata nel mercato dell’arte, che fornirà un certificato criptato digitalmente per ognuna delle 90 opere in asta, per un valore complessivo stimato di 300 milioni di dollari, offrendo così agli acquirenti un importante database di informazioni sui lotti.
Christie’s vuole essere leader nella tecnologia applicata al mondo dell’arte, come testimoniato anche dal lancio, la scorsa estate a Londra, del summit inaugurale «Art+Tech», e dall’asta newyorkese di un’opera creata dall’intelligenza artificiale. «Si tratta di una naturale evoluzione della nostra volontà di innovare in collaborazione con i nostri clienti, soprattutto nell’ambito delle principali collezioni», ha spiegato Marc Porter, presidente di Christie’s Americhe, aggiungendo che la vendita della collezione di Elizabeth Taylor del 2011 è stata la prima volta in cui la casa d’aste ha condotto una vendita online attraverso il suo canale dedicato all’e-commerce.
Sulla scia del boom delle criptovalute nel 2017, le voci sul blockchain nel mondo dell’arte si sono fatte sempre più insistenti. La tecnologia fornisce un registro di eventi significativi che si svolgono nel ciclo vitale di un’opera d’arte. Eppure è affidabile solo se lo sono i dati immessi. Mentre gli scettici temono che porterà a una bolla del mercato, i sostenitori la salutano come una rivoluzione positiva che trasformerà radicalmente il business dell’arte, grazie alla promessa di trasparenza della tecnologia, che potrebbe rivelarsi utile per autenticare le provenienze e allineare i prezzi di vendita.
Per l’asta Ebsworth, l’archivio blockchain di Artory registrerà tutte le informazioni pubbliche relative a ogni lotto della collezione, compresi titolo, descrizione, prezzo finale e data, creando un certificato digitale della transazione per Christie’s. Una volta conclusa l’asta, Christie’s offrirà a ogni acquirente una scheda di registrazione per accedere ai dati sicuri criptati sull’opera comprata di Artory.
La collezione Ebsworth è un’ottima candidata per questo esperimento, viste la storia, la provenienza dettagliata e la ricchezza dei lotti. Considerata come una delle principali collezioni di arte moderna americana mai giunta sul mercato, comprende opere di Willem de Kooning, Georgia O’Keeffe, Jackson Pollock, Jasper Johns e Marsden Hartley. «Chop Suey» (1929) di Edward Hopper, highlight dell’asta, è stimato 70 milioni di dollari.
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