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Dal progetto «Iuzza» di Francesca Todde, 2024

© Archivio Sapienza Pellegrino

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Dal progetto «Iuzza» di Francesca Todde, 2024

© Archivio Sapienza Pellegrino

La riscoperta di Goliarda Sapienza parte da Francesca Todde

Prima della serie e del film usciti recentemente, il mondo della scrittrice siciliana è stato raccontato dagli scatti della fotografa padovana raccolti nel progetto «Iuzza»

Francesca Orsi

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Se prima il nome di Goliarda Sapienza era sconosciuto ai più, anche dopo che nel 2008 Einaudi ha pubblicato il suo romanzo più famoso, L’arte della gioia, ora, con due produzioni cinematografiche che la raccontano (la miniserie targata Sky, «L’arte della gioia» di Valeria Golino, e a distanza di pochi mesi il film di Mario Martone, «Fuori», ora nei cinema), non si parla d’altro. Reticente alle convenzioni (umane e letterarie), alle etichette, ai luoghi comuni, Goliarda Sapienza era una donna e una scrittrice fuori dagli schermi, e probabilmente è questo il motivo per cui la sua opera è rimasta sommersa per decenni prima che finalmente le fosse data voce in maniera postuma. 

Ruolo di rilievo nell’attenzione mediatica riservata a questa figura l’ha avuto l’attrice e regista Valeria Golino, che, se nella serie televisiva riprende la narrazione del romanzo scritto da Sapienza tra il 1967 e il 1976, in «Fuori», si cala letteralmente nei panni della scrittrice catanese, interpretandola in quello che Martone ha definito un «road movie ambientato a Roma negli anni Ottanta». È un ricongiungimento a tappe quello che Golino ha intrapreso con l’immagine e la storia di Goliarda Sapienza, donna dal difficile inquadramento che ha sempre trattato nella sua vita, come nei suoi libri, un sentire complesso, bizzarro per molti, attento agli umori umani, alla concretezza di una certa corporeità, ma anche alla poeticità di un mondo astratto e impalpabile. La fascinazione dell’attrice per colei che le fece scuola di dizione in occasione del film diretto da Citto Maselli, «Storia d’amore» (1986), parte da lontano e sembra, con queste due produzioni in cui è stata coinvolta direttamente, aver voluto rendere omaggio non tanto alla figura di Goliarda Sapienza, ma al suo modo di leggere il mondo e di tradurlo in letteratura

Anche in fotografia, il mondo di Goliarda Sapienza ha recentemente trovato espressione attraverso il lavoro di Francesca Todde, «Iuzza», titolo che richiama l’inflessione, dalle tinte affettive, con cui la scrittrice era chiamata fin da piccola nella sua terra natia, Catania. Il lavoro di Todde, diventato libro nel 2024 per l’editore Départ pour l’image, originariamente parte da un’azione revisionistica della fotografa sull’immaginario visivo relativo all’opera di Sapienza. Affascinata dalla scrittura epica e contemporaneamente molto personale dell’autrice siciliana, «dalle cui parole scritte escono immagini», Todde, prima di tutto, rimane colpita, negativamente, dalle copertine con cui le case editrici illustrano i suoi libri, a tal punto da coprirle incollando sopra altre immagini. 

Da questa azione istintiva, nel 2017, inizia la ricerca visiva di «Iuzza», conclusasi nel 2024, per cercare di rendere giustizia a quell’alfabeto visivo di cui l’opera di Sapienza è intrisa. Il progetto non vuole essere una semplice evocazione biografica dell’autrice catanese, anche se in parte Todde segue il viaggio di vita intrapreso da Sapienza tra Roma, Catania e Gaeta, ma vuole essere più che altro una lettura per immagini dello sguardo letterario di cui sono portatrici opere come L’arte della gioia o Il filo di mezzogiorno. E come lo stile di Goliarda Sapienza accoglieva un’eterogeneità di forme e ritmi letterari, così «Iuzza» si compone della contingenza della documentazione ma anche dell’interpretabilità del concettualismo. Fotografie dell’archivio personale della scrittrice che raccontano la sua infanzia e la sua intera vita, come anche le immagini che documentano le librerie della sua ultima casa e i suoi taccuini di lavoro, si alternano a quelle che manifestano una certa estetica delle rovine e sembrano avere l’odore di ritrovamenti archeologici provenienti dal mare. D’altronde lo stesso Angelo Pellegrino, marito di Goliarda Sapienza, ha più volte definito l’opera della moglie «un tesoro ripescato dal naufragio». Come il pensiero della scrittrice è riemerso dal mare dell’oblio, da testimone che non abbia risentito del tempo, così il lavoro di Francesca Todde interpreta il suo riemergere in superficie, procedendovi accanto per farsi indicare le suggestioni del suo sentire. 

Lo scrivere di Sapienza racconta di false verità, di contraddizioni, lavorando proprio sulla tensione tra realtà e immaginazione, saltando dalla prima alla terza persona senza un’apparente logica, in barba agli schemi; con lo stesso principio dell’inatteso, nel film di Martone, Goliarda (Valeria Golino), Roberta (Matilda De Angelis) e Barbara (Elodie) fanno la doccia insieme nel bagno di una profumeria; in «Iuzza», invece, quello che rende palpabile il sentire ingovernabile proprio della scrittrice è un editing visivo che conduce in luoghi lontani e contemporaneamente nel privato dell’intellettuale siciliana, trasportati da una sensazione da «briglie sciolte». 

Nel progetto di Francesca Todde, in un ritratto di famiglia al mare, un uomo compare colorato di rosso, come in quegli esercizi infantili in cui le figure devono essere colorate stando dentro i bordi. Probabilmente elaborata dalla stessa Goliarda Sapienza, quell’immagine ha colpito così profondamente la fotografa che il progetto inizialmente aveva il titolo provvisorio di «The Red Man». Nemmeno Angelo Pellegrino ha saputo mai dare una spiegazione a quell’intervento sulla fotografia, ma risulta comunque l’azione di un pensiero libero, senza sovrastrutture, come quello, per l’appunto, di un bambino, come quello di Goliarda Sapienza. La stessa visceralità irrefrenabile che parla di paesaggi intesi come corpi delinea in «Iuzza» una dimensione sospesa, dove la memoria si mescola al sentimento d’amore, all’eroticità, ma anche allo straniamento, dove il reale è inteso come contenitore di un sentire complesso e incontrollabile.

Dal progetto «Iuzza» di Francesca Todde, 2024. © Archivio Sapienza Pellegrino

Francesca Orsi, 05 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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