Giorgio Guglielmino
Leggi i suoi articoliL’artista coreano Do Ho Suh, nato a Seul nel 1962, è noto soprattutto per le sue grandi sculture installazioni che ricreano in scala 1:1 intere stanze, scale o elettrodomestici. Con superfici di poliestere, montate su sottili strutture di filo di ferro, egli riproduce ambienti e apparecchi della quotidianità che appaiono eterei, come se galleggiassero nell’aria, sensazione aumentata dall’uso di tenui tonalità monocromatiche per ogni singolo lavoro che vanno dal rosa, al giallo all’azzurro.
Qui invece Do Ho Suh ha lavorato su una scala molto più ridotta per alcuni lavori su carta presentati da Lehmann-Maupin a New York come questo «Autoritratto» del 2023. Anche qui l’aria è parte importante dell’opera, ma l’atmosfera non è un’aria da calma piatta come nelle sue grandi opere, qui l’aria è in pieno movimento. Sfida infatti il vento questa piccola figura umana che si staglia in piedi guardando un ipotetico orizzonte posto sulla destra. Non sembra voler avanzare, semplicemente rimane in piedi con lo sguardo rivolto in avanti. A me piace pensare che è così che siamo noi quando riusciamo a lasciarci tutti i problemi alle spalle. Il groviglio di fili raffigura una sorta di tormenta dei pensieri che affollano la mente. Le questioni che ci troviamo ad affrontare ci paiono talmente complicate e senza capo né coda. E invece, per uscirne, basta guardare dritto davanti a noi come fa Do Ho Suh.
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