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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliLa struttura del grande monastero trecentesco accompagna la curva ovale dell’anfiteatro romano di Arezzo. Dal 1937 ospita il Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate. In 26 sale sono esposti reperti etruschi e romani del territorio aretino. Il capolavoro più famoso, la «Chimera» in bronzo scoperta nel 1553, è da allora a Firenze, oggi al Museo Archeologico. Tra i più importanti reperti esposti, il magnifico cratere greco di Eufronio, gioielli in oro, l’importante collezione di ceramica sigillata, un raro ritratto romano in oro su vetro (crisografia), il «Togato» in marmo del I secolo scoperto nel 1994.
Visitatori: 9.792 nel 2016 a cui si aggiungono i 14.098 del Circuito Museale della città
Visita: 27 maggio 2017
Voto medio 6,7
La sede: 10 La magnifica sede del museo, edificato a metà del Trecento sui resti dell’imponente anfiteatro del II secolo (l’arena, poco più piccola del Colosseo, misura 71,9x42,7 metri) è stata per secoli il Monastero di San Bernardo. Un monumento spettacolare e poco conosciuto. L’anfiteatro è visitabile con il biglietto del museo e accompagnati da un custode. Meglio chiedere alla biglietteria. La struttura museale a semicerchio, su due piani, arricchita da un loggiato rinascimentale, poggia sul lungo corridoio («vomitorium») e sulle gradinate dell’anfiteatro. Le ampie sale sono ricavate unendo le celle dei frati. Scarse possibilità di riposare nel lungo percorso. Buona pulizia e manutenzione.
L’accesso: 7 La biglietteria all’ingresso è in una parte del loggiato protetta da vetri e comprende anche il bookshop. Orario 8,30- 19,30 da lunedì a sabato. Le rare aperture domenicali vanno verificate allo 0575.20882. Ingresso 6 euro, 12 per il circuito museale che comprende anche: affreschi di Piero della Francesca (Basilica di San Francesco) e Museo Vasari. Sito internet ufficiale scarno ma aggiornato. Niente dépliant e audioguide ma app per smartphone. Armadietti a chiave e appendiabiti gratuiti. Tutto accessibile ai disabili motori.
La visibilità: 6 Tutto è visitabile. L’ultimo allestimento del museo risale agli anni Novanta del Novecento e appare povero e assai datato. Il percorso è cadenzato da pannelli didattici e, in ogni sala, da fogli informativi in 4 lingue sugli oggetti esposti. Nessun sussidio multimediale. Su uno schermo è proiettato (chiedere ai custodi) un documentario dedicato in parte al museo. Da segnalare le urne funerarie etrusche volterrane e, in 4 sale, la ricchissima collezioni di reperti in «terra sigillata» dell’Arretium romana, una serie di vasi dipinti e le raccolte di bronzetti etruschi e romani.
L’illuminazione: 5 Nelle vetrine luci a faretti squilibrate e violente, aggravate dai riflessi di altre vetrine e finestre. Alcuni spot a led, ma andrebbe ripensato l’intero sistema, compresa la vetrina del vaso di Eufronio. Luce migliore su bronzetti e buccheri.
Custodi e sicurezza: 8 Nessun controllo all’ingresso, 16 i custodi presenti a turno. Dal dicembre 2016 operano i volontari del gruppo archeologico «Giano». Positiva la presenza di custodi disponibili e preparati.
La toilette: 7 Soltanto al piano terra, in piccoli spazi puliti. No fasciatoio. Ampia e ben fornita quella per disabili.
Il bookshop: 8 Piccolo ma con discreta scelta di volumi sull’arte etrusca e romana, soprattutto della zona. Alcuni buoni libri per bambini. Guida del museo (andrebbe aggiornata) a 10 euro, solo in italiano. Ottimi gadget di artigianato locale. Spille, collane e orecchini da 24 a 45 euro. Cartoline a 1 euro.
L’ascensore: 5 Non segnalato e disponibile soltanto a richiesta, accompagnati dal custode.
La caffetteria: 5 Lungo l’impegnativo percorso due distributori automatici, non indicati, con bevande e snack a prezzi modici. Bar e ristoranti vicini al museo.
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