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Lo stand di Lisson Gallery ad Art Basel Paris con un’opera di Otobong Nkanga

Courtesy of Art Basel

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Lo stand di Lisson Gallery ad Art Basel Paris con un’opera di Otobong Nkanga

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Le donne che collezionano arte spendono (e rischiano) più degli uomini

Le collezioniste e la Generazione Z stanno ridefinendo le regole: è quanto emerge dal «Survey of Global Collecting 2025» di Art Basel/Ubs a cura di Clare Mc Andrew appena pubblicato 

Daria Berro

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Più che «misurare la temperatura del mercato», il Survey of Global Collecting 2025 di Art Basel e Ubs pubblicato ieri e curato, come gli annuali Art Market Report che escono in primavera, da Clare McAndrew di Art Economics  è piuttosto un’indagine sui comportamenti di Hnwi (high net worth individual), persone dall’elevato patrimonio netto, almeno 1 milione di dollari, a cui è stato chiesto di autovalutare i propri gusti e le proprie spese. 

Condotto su dieci mercati con 3.100 collezionisti di alto profilo, il Survey conferma qualcosa di cui si aveva percezione da tempo, in un mondo in transizione: il futuro del collezionismo non sarà più appannaggio di una ristretta cerchia di figli del baby boom, ma sarà (lo è già)  sempre più plasmato dalle donne e dalla prima generazione dei nativi digitali. Obiettivo del Survey è stabilire chi acquista che cosa, dove, da chi e a quale prezzo, indicazioni preziose per farsi un’idea sulle possibili direzioni in cui il mercato si muoverà in futuro. Se i «blue chip» odierni riflettono per la gran parte i gusti dei collezionisti figli del baby boom, analizzare i gusti e i comportamenti dei Millennial e della Gen Z può essere una bussola per case d’asta, gallerie e fiere per orientarsi tra le scelte della prossima generazione di collezionisti.

Nonostante uno scenario geopolitico ed economico segnato da conflitti, incertezza, ostacoli alla libertà di movimento, dazi e nuovi ostacoli al mercato mondiale, gli Hnwi hanno continuato a comprare arte, antiquariato e oggetti da collezione. La spesa media per le loro collezioni d’arte riferita dagli intervistati corrisponde al 20% del loro patrimonio (era del 15% nel 2024), mentre gli Uhnwi, individui con un patrimonio netto ultra elevato, con oltre 50 milioni di dollari di asset, hanno speso in media il 28%. Tra tutti, la spesa è stata in media di 438.990 dollari, per una media di14 opere. A spendere di più, nonostante rappresentassero il campione d’indagine più ristretto, sono stati baby boomer, con quasi 993mila dollari; dietro di loro i Millennial, con 523mila  dollari.

Il 90% degli intervistati della Gen Z che ha ereditato opere d'arte ha dichiarato di volerle tenere e l’80% dei collezionisti di tutte le fasce d’età ha dichiarato di voler trasmettere ai figli le proprie collezioni.

Elementi chiave dell’indagine sono il genere, l’età e l’attitudine al rischio. Da quanto emerge dal rapporto di 200 pagine, condotto su un campione equamente suddiviso tra uomini e donne e di varie fasce d’età, le donne non solo sembrano spendere di più per l’arte, ma sono anche più propense degli uomini ad acquistare opere di artisti che devono ancora farsi conoscere. 

Quasi i tre quarti degli intervistati, il 74%, appartengono alla Generazione Z o ai Millennial: collezionisti più globali, più digitali e abituati ad attraversare i confini tra arte, design, moda e tecnologie. Come sottolineato nella prefazione del Survey, l’arte per loro «si affianca sempre più al design, ai beni di lusso e agli oggetti da collezione legati allo stile di vita».Collezionare non equivale quindi solo a possedere ma a partecipare. I collezionisti della Gen Z destinano in media il 26% del loro patrimonio all’arte, la percentuale più alta tra tutte le fasce d’età prese in considerazione. I loro portafogli includono sì dipinti, ma anche opere digitali, design in edizione limitata, scarpe da ginnastica e articoli sportivi. E a proposito di opere digitale: il 51% dei collezionisti Hww ne ha acquistata una nel 2024-25. Il 67% dei partecipanti ha dichiarato di aver acquistato un dipinto e il 56% una scultura.

Cruciale è il ruolo delle donne. È dietro l’angolo il «Grande trasferimento di ricchezza», un passaggio di beni dalle vecchie alle nuove generazioni che Ubs stima in più di 83 trilioni di dollari. E saranno proprio le donne, che già a fine 2024 avevano il controllo di più di un terzo della ricchezza globale (percentuale destinata a crescere), a gestire una parte consistente di questa enorme «torta». Un potere che si riflette con evidenza nei modelli di collezionismo al femminile: in tutto il 2024 e nei primi sei mesi di quest’anno le collezioniste hanno speso il 46% in più rispetto agli uomini. Non solo: anche il contenuto delle collezioni ha visto crescere significativamente il numero di opere di artiste, che ora, rappresentano il 49% dei beni posseduti dalle collezioniste, contro il 40% di quelli acquistati da uomini. Le donne quindi non solo comprano in modo diverso, ma stanno anche costruendo un canone diverso, mostrandosi pronte, a conti fatti, a correre dei rischi (anche alti). Dai dati del sondaggio emerge infatti che il 55% delle donne acquista spesso opere di artisti sconosciuti, rispetto al 44% degli uomini.

Ma dove acquistano i collezionisti? Le gallerie rimangono il canale in assoluto più affidabile, ma l’acquisto diretto è la seconda modalità preferita dai collezionisti. Nel 2024-25, il 63% ha acquistato direttamente dagli artisti (erano il 43% nel 2022). Quasi la metà degli acquirenti, di tutte le età, con un patrimonio netto elevato ha utilizzato i social media: il 43% ha comprato dagli studi, il 37% ha commissionato opere e il 35% ha acquistato tramite link su Instagram.

 

 

Daria Berro, 24 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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