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Tina Lepri
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Restauri bloccati dalla Magistratura: «Sbagliati, pericolosi, opachi, improvvisati»
Iniziati negli anni Sessanta e mai terminati, gli infiniti, costosi lavori per il restauro della trecentesca Cattedrale di Nicosia (monumento nazionale dal 1940) e della cuspide gotica del campanile crollata nel 1962, hanno sollevato l’indignazione popolare. La «vivace» reazione è esplosa quando, a fine luglio, nel cantiere davanti alla Cattedrale di San Nicolò è comparsa la cuspide gotica «riportata all’antico splendore». Sbigottimento e rabbia: l’elegante struttura conica, ricostruita ex novo, al posto delle antiche scandole, cioè piccole piastrelle di protezione in cotto tipiche del Trecento, appariva rivestita da centinaia di pesanti pezzi di plastica a colori sgargianti disposti come squame di pesce. Una carnevalata tale da far pensare a uno scherzo.
La decisa rivolta dei cittadini ha costretto il Comune a bloccare subito il cantiere. Si è scoperto che l’assurdo rivestimento non era quello approvato e finanziato nel 2005 dall’Assessorato regionale ai Beni culturali con oltre 3 milioni di euro che prevedeva il recupero dei pezzi originali integrati con scandole in cotto smaltato policromo per le parti mancanti. Con un colpo di mano nel 2015 era stata decisa una variante che imponeva altri materiali e diverse tecniche costruttive non meglio specificate. Al progetto, mai presentato al Comune di Nicosia, mancava il nullaosta di conformità urbanistica richiesto dalla legge. È così intervenuta la Procura di Enna che ora indaga anche sugli altri lavori nella Cattedrale, restauri privi delle autorizzazioni necessarie.
Dopo decenni di abbandono ma anche di costosi interventi di consolidamento impropri e dannosi per una delle Cattedrali più famose della Sicilia, adesso tutto si è fermato. Molte le domande alle quali dovranno rispondere gli indagati: tra loro i tecnici della Soprintendenza che hanno diretto i lavori coordinati dal soprintendente Salvatore Gueli, già rinviato a giudizio all’inizio di luglio con altri funzionari dell’ufficio per i lavori di restauro del medievale, gigantesco, Castello di Lombardia a Enna, con le sue magnifiche sei torri che dominano i monti Nebrodi. Secondo i magistrati il Castello è stato danneggiato «da sbancamenti privi di autorizzazioni che hanno danneggiato la base rocciosa della costruzione». Leandro Janni, architetto, docente di Storia dell’arte e presidente regionale di Italia Nostra, ha da tempo inoltrato proteste e documenti a tutte le autorità implicate nei lavori «sbagliati, pericolosi, opachi, improvvisati» della Cattedrale: Curia di Nicosia, Soprintendenza e Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.
«Quello che è accaduto, il pasticciaccio brutto della Cattedrale, non è che la punta di un iceberg», afferma Janni. Il Duomo è da decenni invaso da impalcature, senza controlli adeguati «tra l’indifferenza generale e con grave responsabilità delle istituzioni preposte alla tutela e alla salvaguardia di questi beni», denuncia Janni aggiungendo che «il degrado e improvvisati sconcertanti restauri continuano a distruggere la Cattedrale». Tra i disastri recenti, l’abbattimento del portico gotico della fine del Trecento, demolito e ricostruito per «presunti cedimenti strutturali in realtà inesistenti», dice Italia Nostra che denuncia anche la scomparsa delle preziose sculture sul portale d’ingresso: furti passati sotto silenzio. L’interno del Duomo contiene capolavori di Ribera e Antonello Gagini.
Il tesoro più spettacolare della cattedrale, l’intatto soffitto ligneo a capriate interamente decorato, una delle più importanti opere pittoriche del Quattrocento siciliano, resta invisibile, nascosto da un controsoffitto costruito nell’Ottocento quando la chiesa venne completamente ristrutturata. Pochi conoscono quella meraviglia, scarse le immagini. Da anni studiosi e associazioni culturali locali e internazionali chiedono di affrontare il problema di come rendere visibile questo grande esempio di arte negata. Sono necessari analisi e controlli della struttura, collaudi del soffitto, indagini della stabilità degli impianti di sostegno. Tutto per evitare che parti del capolavoro scompaiano o vengano compromesse da falsi lavori, presunti crolli o razzie su ordinazione.
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