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Nikolaos Stampolidis direttore generale del Museo dell’Acropoli di Atene

Foto MiC

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Nikolaos Stampolidis direttore generale del Museo dell’Acropoli di Atene

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Marmi del Partenone: il British restituisca ciò che appartiene al corpo stesso del monumento

Sono le parole di Nikolas Stampolidis, direttore generale del Museo dell’Acropoli, a proposito dell’annosa questione della restituzione delle sculture alla Grecia in occasione del convegno nella Curia Iulia del Foro Romano: il leggendario firmano che il Sultano avrebbe consegnato a Lord Elgin non è mai esistito

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Arianna Antoniutti

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«La bellezza eterna», sotto questo titolo si è tenuta, il 19 febbraio presso la Curia Iulia al Foro Romano, la conferenza dedicata ai Marmi del Partenone tenuta da Nikolaos Stampolidis, direttore generale del Museo dell’Acropoli. Partendo dalla rimozione dei marmi, a partire dal 1801, da parte di Thomas Bruce conte di Elgin, allora ambasciatore presso la corte ottomana, il convegno ha toccato l’annosa questione della restituzione alla Grecia, da parte del British Museum, delle sculture, e degli sforzi che il governo greco ha in questi anni compiuto, e continua a compiere, in questa direzione.

All’incontro hanno preso parte Federica Rinaldi, archeologa del Parco Archeologico del Colosseo, ente promotore dell’evento, Alberto Samonà, del Consiglio di amministrazione del Parco, ed Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene.

«Il rientro dei Marmi ad Atene, nelle parole di Samonà, costituirebbe un grande segnale, che va in direzione di una cultura dei popoli, una cultura condivisa». Samonà ha ricordato quando, mentre era alla guida dell’assessorato alla Cultura siciliana, si decise di restituire alla Grecia il frammento di fregio, con il piede di Artemide, in possesso del Museo Salinas di Palermo. «È stato un momento davvero toccante quando, nel gennaio del 2022, abbiamo ricongiunto il frammento al fregio originale, al posto del suo calco. Un momento ripreso dai media di tutto il mondo, per il suo significato simbolico, ma anche politico, della politica che guarda al bene comune e che consente di ricongiungere quello che era separato, e di riportare a casa ciò che era lontano».

Emanuele Papi, ha presentato Stampolidis come suo «conterraneo, perché appena 150 metri separano il Museo dell’Acropoli dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene. Stampolidis ha avviato la riunificazione dei Marmi del Partenone: un mare molto difficile da navigare. L’Italia, per impulso dell’assessore Samonà, con la restituzione del frammento Fagan, e papa Francesco, con la restituzione, nel dicembre 2022, dei tre frammenti dei Musei Vaticani sono stati i primi ad aderire al progetto che il direttore conduce con grande perizia e passione».

Strutturata in sette capitoli, la conferenza di Stampolidis ha preso le mosse dalla rimozione delle sculture del Partenone da parte di Lord Elgin e dei suoi collaboratori, tra cui il pittore napoletano Giovanni Battista Lusieri, citando inoltre le testimonianze del pittore britannico Edward Dodwell, «testimone oculare» durante gli anni 1801, 1805 e 1806. È stato poi illustrato il modo in cui le sculture furono rimosse, segandole per alleggerirne il peso e facilitarne il trasporto: «L’insistenza di questi predatori nel voler catturare la bellezza posta sulla superficie frontale dei rilievi, causò danni enormi riducendo tali blocchi di marmo dai 65 cm di spessore originario a soli 14-23 cm, lasciando il resto in rovina. Il fatto che Lusieri fosse egli stesso un artista e un pittore, richiede un approccio psicoanalitico, per il modo in cui egli desiderava possedere la bellezza di quelle sculture, bellezza che non avrebbe certamente mai potuto raggiungere attraverso la sua arte».

Al termine della parte storica, il discorso di Stampolidis si è concentrato sugli sforzi più recenti messi in atto per riunire le sculture. «In occasione del 200mo anniversario della morte di Lord Byron (2024), abbiamo organizzato una mostra, corredata da un mio libro, riguardante le menzogne sulla presunta esistenza di un firmano, decreto reale, che il Sultano avrebbe consegnato a Lord Elgin affinché potesse sottrarre le sculture dal monumento. Nel mio volume si dimostra chiaramente che un tale documento non è mai esistito. Si trova solo una versione in lingua italiana redatta per ingannare la Commissione che avrebbe acquistato le sculture, dall’ormai fallito Lord Elgin, per conto del British Museum. La conferma della mancata presenza del suddetto firmano negli archivi ottomani è arrivata dall’archeologa turca Zeynep Boz, durante la sessione dell’Unesco del 29-31 maggio 2024». «Un ulteriore argomento a favore del ritorno e della riunificazione delle sculture del Partenone al loro corpo mutilato, ha poi aggiunto, è la creazione del museo sotto il museo, inaugurato dalla presidente della Repubblica ellenica, lo scorso giugno. Si tratta del Museo degli scavi, dove sono esposti migliaia di reperti provenienti dal quartiere posto sul versante meridionale della roccia sacra. Così, la quotidianità del Museo degli scavi, e il sacro e l’eterno delle sculture presenti nel Nuovo Museo dell’Acropoli sovrastante, si fondono e si uniscono contestualizzandosi, creando un’esperienza che il visitatore, cittadino del nostro mondo, non avrebbe la possibilità di vivere altrove».

«Le sculture del Partenone, ha concluso Stampolidis, appartengono al corpo stesso del monumento, e la Grecia e l’intero mondo civilizzato chiedono che vengano riunite per sempre sotto la luce che le ha generate. Che sia restituito integralmente ciò che il tempo, la natura, la storia e l’uomo hanno fino ad oggi lasciato in eredità per tutte le future generazioni di tutto il mondo».

 

Arianna Antoniutti, 21 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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