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La Sala di Montorsoli; a sinistra i Caravaggeschi. Foto: Parrinello

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La Sala di Montorsoli; a sinistra i Caravaggeschi. Foto: Parrinello

Messina, attesa finita per il MuMe: da domani aperti tutti gli spazi del Museo Interdisciplinare Regionale

Giusi Diana

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Messina. Riaprirà domani sabato 17 giugno, finalmente nella sua interezza, il MuMe, Museo Interdisciplinare Regionale di Messina, dopo che a dicembre del 2016, erano già state inaugurate la sezione archeologica e l'ala nord. Ai 2.200 mq di superficie espositiva già aperti, si aggiungono adesso altri 2.500 mq.

Il Museo sorto negli anni Ottanta nell'area dell'ex monastero di San Salvatore dei Greci fa parte di un Parco museale di oltre 17mila mq tra i più estesi del Sud, comprendendo anche gli spazi della ex Filanda Mellinghoff, un opificio ottocentesco che per decenni è stato sua sede provvisoria e che adesso è destinato alle mostre temporanee. La nuova struttura architettonica, infatti, iniziata nel 1984 e consegnata nel 1995, non era idonea a ospitare le vastissime collezioni, e i fondi destinati all'allestimento insufficienti, in relazione all'estensione degli spazi espositivi.

Il resto è storia degli ultimi dieci anni; con la direzione di Caterina Di Giacomo nel 2013, affiancata da Gianfranco Anastasio, responsabile dei lavori di completamento (responsabile unico del procedimento Rosario Vilardo e responsabile movimentazione e restauri Grazia Musolino) si è impressa un'accelerazione ai tempi di consegna del museo alla città, grazie anche all'utilizzo di finanziamenti europei Po Fesr 2007/2013 (1.373.518,01 euro per l'ex Filanda Mellinghoff e 1.988.800,00 euro per «Lavori di integrazione, adeguamento e modifica delle dotazioni e degli impianti Museo Nuovo»), oltre a fondi regionali.

Il MuMe ha una superficie espositiva di 4.700 mq e un livello seminterrato di circa 3mila mq adibito a depositi, uffici, biblioteca, archivi e laboratori, mentre la collezione permanente comprende 20mila opere, compresa una ricca collezione archeologico-numismatica, fondi archivistici, librari e monetari, che vanno dalla fondazione greca della città fino alle soglie del XX secolo.

Il rinnovato percorso di visita inizia con la sezione archeologica, e prosegue con quella medievale in cui sono esposte, tra gli altri,  le iscrizioni arabo-normanne del XII secolo provenienti dal Duomo e dall'Annunziata dei Catalani, la Conca di Gandolfo del 1135, i mosaici del XIII secolo, la Madonnina degli storpi appena restaurata e un crocifisso ligneo tardo trecentesco; segue uno dei settori di maggior prestigio, quello dedicato ad Antonello da Messina (Polittico di San Gregorio e Madonna con Bambino), alla sua scuola e ai fiamminghi.
Una novità è poi la sezione dedicata all'editoria fra Quattro e Cinquecento con preziosi incunaboli e manoscritti illustrati. Una sala è interamente dedicata all'Alibrandi. Nel percorso si distingue la «piazza manierista» con la produzione montorsoliana, mentre le opere che sono tra i testimonial più noti del MuMe sono certamente le due tele di Caravaggio («Resurrezione di Lazzaro» e «Adorazione dei pastori») esposto con i Caravaggeschi.

Una collezione di maioliche veneziane del Cinquecento accompagna la visita al piano superiore dove sono esposte opere della seconda metà del Seicento, con la sala del Settecento della Carrozza senatoria e l'Ottocento rappresentato, tra le altre, dalle stampe di Aloysio Juvara e dagli ultimi dipinti prima del terribile terremoto del 1908.

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Placido Campolo, «Ambasceria della Vergine». Sullo sfondo lo Stretto di Messina. Foto: Parrinello

La Sala del Settecento. Foto: Parrinello

Antonello da Messina, Polittico di San Gregorio, 1473. Foto: Parrinello

La Sala Medioevo con la «Madonna degli storpi» di Goro di Gregorio, XIII-XIV secolo, proveniente dal Duomo di Messina. Foto: Parrinello

Rampa Padiglione B: i capitelli già nel Duomo di Messina e Crocifisso ligneo di ignoto (XIV-XV secolo). Foto: Parrinello

La Sala del primo Rinascimento, con il Crocifisso ligneo di ignoto (XIV-XV secolo). Foto: Parrinello

La Sala con i due Caravaggio: da sinistra «La Resurrezione di Lazzaro» e la «Natività»

La «Scilla» del complesso statuario del Montorsoli. Foto: Parrinello

La «Resurrezione di Lazzaro» di Caravaggio. Foto: Parrinello

La Sala di Montorsoli; a sinistra i Caravaggeschi. Foto: Parrinello

Giusi Diana, 16 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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