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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoli«Il percorso di una bellezza unica al mondo da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti attraverso gli Uffizi, il Corridoio Vasariano e Ponte Vecchio, dovranno poterlo percorrere tutti», spiega il ministro Dario Franceschini che, pur citando i «problemi amministrativi, di accessibilità e di sicurezza, in particolare per il Corridoio Vasariano» presentati dal progetto che ha condiviso con il sindaco Dario Nardella, afferma fiducioso: «Con un obiettivo così ambizioso, i problemi si possono risolvere tutti». Si tratta senza dubbio di una prospettiva alquanto affascinante e peraltro storicamente giusta, data l’inscindibilità in virtù del collezionismo mediceo tra i musei di Palazzo Vecchio, Uffizi e Palazzo Pitti. Tuttavia, anche da semplici visitatori, possiamo intuire le difficoltà sulle quali bisognerà riflettere e lavorare. Infatti il percorso museale della Galleria degli Uffizi è su due piani, con una serrata sequenza cronologica che inizia al secondo (partendo dal Duecento) e si chiude al primo (con il Settecento): chi dunque voglia andare a Pitti e Boboli dovrà per forza interrompere questo percorso oppure compierlo e poi tornare molto indietro, perché l’accesso al Corridoio Vasariano è posto al secondo piano, poco dopo le prime sale. E se piove? Chi entra agli Uffizi in una giornata di pioggia, dovrà lasciare al guardaroba tutto quello che per ragioni di sicurezza non possa entrare in un museo, ombrello compreso: uscendo a Pitti, quindi Oltrarno, a più di un chilometro dall’ingresso, dovrà tornare di qua d’Arno, a riprendere quanto depositato. Non siamo infatti al Louvre, dove la Piramide rappresenta un punto di raccordo tra le varie aree del museo. Resta da chiedersi come sarà affrontato il problema dei biglietti, essendoci l’unione di un museo comunale (Palazzo Vecchio) e due musei statali: nel 2010 Matteo Renzi aveva introdotto la Firenze card, che consente l’accesso a musei civici e statali; e nel gennaio 2011 il protocollo di accordo tra Firenze e lo Stato stabiliva di devolvere il 15-20% del ricavato dei biglietti del Polo Museale fiorentino alla valorizzazione della città e del decoro urbano. Ma ora che non esisterà più un «polo museale fiorentino» tutto sarà da rivedere.
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