Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliNapoli. Il 28 marzo il bacio, forma immediata di comunicazione non verbale, diventa il pretesto per la costruzione di un’opera d’arte non convenzionale costruita sull’etica dello scambio, sulla relazione e sulla rete.
Il Festival del Bacio, ideato dal corso di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, in collaborazione con mediaintegrati (team di artisti formatosi nello stesso corso accademico, oggi nuove figure professionali eccentriche rispetto alla comune definizione di «artista»), è ormai alla sua quarta edizione.
L’iniziativa, promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è organizzata negli ultimi due anni a Napoli, città per sua natura ‘sensibile’ e ricettiva ai temi dello scambio e della condivisione. Capace di innescare relazioni inaspettate e spontanee, attraverso dispositivi estetici acceleranti e relazionali disposti sul territorio, interpretato come vero e proprio ‘tessuto connettivo’, il festival si svolge all’interno del perimetro del centro antico, lungo i decumani e i vicoli che li attraversano perpendicolarmente.
L’arte diventa una “scultura antropologica relazione” che si articola e si declina come una grande rete di connessioni tra passanti, abitanti e commercianti del luogo, veri attori dell’evento, che vengono stimolati a costruire una piattaforma comune, un territorio condiviso in cui l’opera non è una proposta estranea al contesto, ma un’operazione dinamica che interpreta la condivisione e la partecipazione, trasformando l’individuo in un soggetto che è parte del flusso relazionale.
Il segno unificante che diffonde la relazione è il cuore pixellato con #cuoredinapoli ed è anche il segno virale e pervasivo che ‘contamina’ le vetrine degli esercizi commerciali, la loro stessa produzione, il packaging e la comunicazione assieme alle tante sculture interattive, dispositivi relazionali, che scandiscono il perimetro dei decumani.
All’evento, che per definizione coinvolge persone e luoghi, hanno aderito anche alcuni musei, tra cui il complesso monumentale di San Domenico Maggiore, che terrà aperta la mostra «Il Bello o il Vero» fino alle 22.00 e dove si svolgerà lo spettacolo di Nartea, e Napoli Sotterranea, che prolungherà l’orario di visita con tre turni extra di apertura al pubblico.
Di particolare rilievo l’adesione del Museo Cappella Sansevero, che con il progetto Condividi il tuo scatto, consentirà ai suoi visitatori, ma solo dalle 18.30 alle 22.00, di realizzare fotografie all’interno della cappella, in deroga ai rigidi divieti del museo: per la prima volta, così, sarà possibile persino scattarsi un selfie con il Cristo velato.
La musica sarà l’elemento unificante di questa opera d’arte relazionale e connettiva con il coinvolgimento di ben 20 gruppi musicali (cori gospel e ‘a cappella’, ma anche esibizioni live elettrificate) che si esibiranno per le strade e su un palco in collaborazione con Videometrò e FreakOut Magazine.
Infine, il segno unificante, il cuore pixellato, grande scultura luminosa e pulsante, si accenderà su una delle torrette della Stazione Marittima di Napoli, salutando la città e accogliendo i natanti, assumendo in tal modo il valore simbolico di faro etico ed estetico di una città che attraverso l’arte intende resistere.
www.festivaldelbacio.it

Il cuore pixellato simbolo del Festival del Bacio
Altri articoli dell'autore
Oltre alle opere dell’artista russa Alina Chaiderov dal 23 maggio anche un omaggio a Tomaso Binga
Lo stilista e imprenditore umbro ha ricevuto dall’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli il dottorato honoris causa in Design per il Made in Italy: Identità, Innovazione e Sostenibilità. La sua appassionata Lectio magistralis dedicata a «Il Genius loci, maestro delle arti»
«Prima tappa, il riallestimento della Scuola di Posillipo», spiega Fabio Mangone, neodirettore dell’istituzione privata che ha appena compiuto 100 anni: «Sarà anche centro di ricerca, internazionale e aperto al contemporaneo»
Sculture in legno e in acciaio, insieme a rare opere su carta, compongono la mostra nelle due sedi napoletane di Studio Trisorio dedicata all’antropologo e scultore scomparso quattro anni fa