Francesco Bandarin
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Nella regione brasiliana del Mato Grosso, lungo le frontiere con la Bolivia e il Paraguay, si trova la più grande area umida del mondo, il Pantanal. Questa vastissima area (stimata in circa 150mila chilometri quadrati, metà dell’Italia) è formata da una serie di pianure alluvionali attraversate dal fiume Paraguay e dai suoi affluenti, che durante la stagione delle piogge vengono allagate, creando le condizioni per lo sviluppo di una grandissima diversità biologica di piante e animali.
Il Pantanal è considerato uno degli ecosistemi più produttivi al mondo, superato solo dalla savana africana. Tra i mesi di ottobre e aprile le piogge aumentano il volume d’acqua del Paraguay e dei suoi affluenti e, traboccando dal letto, allagano una grande parte delle pianure che, per la loro bassa pendenza non consentono il deflusso del grande volume d’acqua. Alla fine del periodo delle piogge, tra maggio e settembre, le acque scendono rimanendo solo nei letti dei fiumi permanenti. All’inizio delle piogge, le acque vengono rapidamente assorbite mentre in seguito il suolo si umidifica lentamente, formando paludi e corsi d’acqua, fino a quando l’acqua ricopre tutta l’area, lasciando fuori solo i pochi rilievi del terreno dove trovano rifugio gli animali. Quando le acque scendono, sedimenti, nutrienti e materiali organici portati dai fiumi si depositano nel terreno, consentendone la fertilizzazione.
Durante la stagione secca molte piante iniziano a crescere, gli animali trovano una maggiore abbondanza di cibo e sugli alberi si formano innumerevoli nidi. Le grandi differenze di condizioni ambientali nel Pantanal sono alla base di una vegetazione molto variata, da minuscole piante acquatiche sommerse, erbacee e paludicole, a palme e ad alberi di grandi dimensioni. Qui si trovano non meno di 250 specie di piante acquatiche, comprese le ninfee e le famose Victoria Regias. Sulle rive dei fiumi o nelle aree umide crescono le palme Carandá e gli Acuri.
Anche la fauna del Pantanal è molto ricca, con oltre 650 specie. Tra gli animali più rari ci sono il cervo della palude (Blastocerus dichotomus) e la lontra gigante (Pteronura brasiliensis). Specie comuni nel Pantanal includono il capibara (Hydrochoerus hydrochaeris), l’ocelot (Leopardus pardalis) e il caimano yacaré (Caiman yacaré). Oltre al caimano, molti altri rettili abitano il Pantanal, come l’anaconda gialla (Eunectes notaeus), il tegu dorato (Tupinambis teguixin), la tartaruga piede rosso (Geochelone carbonaria) e l’iguana verde (Iguana iguana). Secondo alcune stime, ci sono non meno di 10 milioni di caimani nel Pantanal, la più alta concentrazione di coccodrilli nel mondo. Il Pantanal ospita anche una delle popolazioni di giaguaro (Panthera onça) più grandi del pianeta. Tra gli uccelli il più spettacolare è il Tuiuiú o Jaburu, una cicogna che raggiunge un’altezza di 1,60 metri, ed è il simbolo del Pantanal.
Un sito così esteso e complesso è purtroppo oggetto di molte minacce. Tra le principali, vi è la deforestazione, che negli ultimi decenni ha visto una forte accelerazione. Quasi tutta la superficie del Pantanal è di proprietà privata, e anche se esistono normative per la conservazione delle aree umide, lo sviluppo degli allevamenti (ci sono circa 2.500 «fazendas» nell’area, con 8 milioni di capi di bestiame) provoca alterazioni delle caratteristiche del suolo e dell’idrologia. Anche la pesca commerciale nel fiume Paraguay ha avuto un forte impatto su alcune specie di pesci. La caccia, il bracconaggio e il contrabbando di rettili, felini selvatici e pappagalli, che hanno un alto valore sul mercato nero, hanno peggiorato ulteriormente la situazione delle specie minacciate. A questo si aggiunge l’inquinamento da attività industriali e minerarie, da sistemi fognari e pesticidi chimici e fertilizzanti, in forte aumento negli ultimi anni.
Lo sviluppo di nuove infrastrutture (canali di navigazione, strade sopraelevate, oleodotti) e soprattutto il progetto di dragaggio dei fiumi Paraguay e Paraná per consentire alle navi oceaniche di viaggiare per 3.400 chilometri nell’entroterra è particolarmente preoccupante perché potrebbe influenzare l’idrologia (cicli di inondazione e drenaggio) della regione, e quindi avere impatti negativi sull’ecosistema. Infine, una grave minaccia è costituita dagli incendi forestali: nel 2020, ben un quarto dell’intera zona umida è stato danneggiato da un vastissimo incendio, che ha portato alla distruzione di circa 20mila chilometri quadrati di foresta.
Una parte del Pantanal (il Parco Nazionale) è protetta dalla Convenzione di Ramsar (1993) e dalla Convenzione del Patrimonio Mondiale (2000), ma la dimensione relativamente piccola del parco (1.350 chilometri quadrati, pari a circa l’1% del totale dell’area) non consente di governare processi di trasformazione ambientale di larga scala.
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