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Giorgio Guglielmino
Leggi i suoi articoliSempre più frequentemente si legge che una delle megagallerie del mondo dell’arte contemporanea ha aperto una nuova sede soprattutto in Asia dove si sta concentrando l’attenzione del mercato. Ma accanto a questo fenomeno vi è anche quello di un certo numero di realtà straniere che aprono in Italia, spinte da un desiderio che, oltre a considerazioni puramente commerciali, ne ha certamente altre sia di carattere affettivo dei galleristi, sia di carattere produttivo, quale stimolo per invogliare gli artisti a creare, ed esporre, in un’atmosfera ricca di fascino.
Il primo caso che viene in mente è Gagosian. Inaugurata nel dicembre 2007 a Roma sotto la direzione di Pepi Marchetti Franchi, Gagosian Roma in 15 anni ha presentato alcuni dei suoi nomi di punta, da Twombly a Pat Steir, da Sterling Ruby a Stanley Whitney arricchendo il panorama artistico capitolino con mostre di autori alcuni dei quali esponevano addirittura per la prima volta in Italia. La celebre galleria, però, rappresenta un capitolo a parte in quanto l’apertura si è inserita in un percorso di propri spazi sparsi per il mondo. Inevitabile quindi che prima o poi arrivasse anche nel nostro Paese.
Diverso è invece per altre che hanno deciso di operare «da noi» magari aprendo l’unica altra sede in aggiunta alla principale. Thomas Dane, ad esempio, dopo anni di attività a Londra, nel gennaio 2018, ha scelto Napoli per il suo secondo avamposto. All’interno di Casa Ruffo, splendida residenza ottocentesca affacciata sul golfo della città, è presente anche un’area per ospitare quei creativi che vengono a realizzare le loro opere in una cornice suggestiva.
In tutt’altra direzione geografica si è spinta Victoria Miro che, dopo aver iniziato a Londra nel 1985, a maggio 2017 ha inaugurato con una mostra di Chris Ofili la sua seconda sede a Venezia dove un tempo si trovava la storica galleria Il Capricorno. Qua sono state presentate opere anche di stranieri particolarmente legati all’Italia come Francesca Woodman.
Situazione diversa per Gisela Capitain che, dalla natia Colonia dove negli anni ’80 fondava la sua galleria insieme a Martin Kippenberger, lo scorso febbraio ha aperto a Roma una «succursale temporanea». L’idea alla base è di far muovere la sede momentanea partendo dall’Italia come prima tappa per poi spostarsi in altri Paesi, un po’ come una pop up gallery.
Nella capitale, in via Margutta, sempre a inizio 2022, ha intrapreso la sua attività anche la londinese Richard Saltoun che, dopo una breve interruzione, proprio questo mese riprende con il suo programma espositivo. Un caso ancora diverso è quello della Galleria Lorcan O’Neill, sempre a Roma. Si tratta infatti di una realtà italiana avviata da uno straniero che precedentemente non aveva mai avuto un suo spazio ma aveva lavorato presso gallerie di prestigio come Anthony d’Offay a Londra. Al di là del nome si tratta a tutti gli effetti di un’attività nostrana, non legata a una casa madre all’estero.
Accanto alle aperture è però da registrare anche una chiusura: la Lisson Gallery, che aveva inaugurato a Milano nel 2011, presentando artisti del calibro di Anish Kapoor, ha chiuso nel 2017 (stesso anno dell’apertura della sua sede di New York). Che cosa ci attende nel futuro? Nell’immediato (si parla di questa primavera) si registra l’insediamento, a Milano, della Cadogan Gallery, già attiva a Londra da oltre quarant’anni. Il suo direttore, Freddie Burness, afferma: «Con il suo cortile pieno di luce, gli elementi architettonici milanesi distintivi e l’estetica moderna, questo nuovo spazio ci permetterà di esporre le opere con lo stesso spirito della sede londinese, anche se in un modo diverso e ambizioso. Dopo molti anni di lavoro, siamo entusiasti di fare questo nuovo passo: abbiamo scelto Milano perché pensiamo sia attualmente uno dei centri più importanti del mondo dell’arte internazionale, pieno di potenzialità per il futuro».
Auguri allora a tutti i galleristi stranieri che scelgono l’Italia per proseguire la loro attività espositiva.

La terrazza della Thomas Dane Gallery a Napoli. Foto Amedeo Benestante
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