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Adrien Brody, «Field Mouse», 2024 (particolare)

Courtesy dell’artista e di Eden Gallery

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Adrien Brody, «Field Mouse», 2024 (particolare)

Courtesy dell’artista e di Eden Gallery

Oscar e topi: l’attore Adrien Brody quando dipinge è bersagliato dalle critiche

Le nuove opere pittoriche del protagonista di «The Brutalist», in mostra in una galleria newyorkese, hanno a dir poco diviso i commentatori

Siamo sempre ansiosi di scoprire qualcosa di più sui pittori famosi, per questo il clamore suscitato dagli ultimi tentativi artistici della star del cinema Adrien Brody ci ha fatto drizzare le antenne. Il protagonista di «The Brutalist», per il quale ha ricevuto l’Oscar, espone le sue ultime opere alla Eden Gallery di New York, su Madison Avenue, nella mostra «Made in America» (fino al 28 giugno). La serie di tecniche miste è costellata di personaggi della cultura popolare come Paperino, Topolino e Marilyn Monroe. Fa un’apparizione persino Jean-Michel Basquiat (che aveva lo studio nella stessa strada in cui lo ha Brody). 

La rivista «Cultured» definisce la mostra «un’ode a volte sconcertante, sempre sentimentale, alla New York della giovinezza di Brody: in parte collage, in parte catarsi, ma totalmente sincera. La presentazione comprende un'installazione con un muro ricoperto di gomme da masticare, una serie di dipinti intitolata “Vermin” e alcuni brani musicali sorprendentemente cupi composti dall'artista».

È interessante notare che nell’opera di Brody i roditori sono un elemento ricorrente (si veda «Field Mouse», 2024). Perché proprio loro? «Sono cresciuto a New York, dove ratti e topi erano ovunque, e per me sono simbolici per molte ragioni. Ho sempre provato compassione per i ratti e i topi che vedevo nella metropolitana mentre andavo a scuola, per il disgusto che suscitavano in tutti», ha dichiarato a «Cultured». Intervistato dalla rivista, ha riconosciuto l’influenza esercitata su di lui da Basquiat, appunto («La cultura dei graffiti di Basquiat è qualcosa con cui sono cresciuto, ed è stato lui a dare inizio alla cultura dei graffiti. Sono cresciuto con la nascita di questa cultura, con la nascita dell'hip hop e con il cambiamento della New York industrializzata verso ciò che è diventata oggi, con l'inafferrabilità del sogno americano...»), Bosch («Non so dipingere bene, ma adoro Hieronymus Bosch. Mi affascina moltissimo»), e  Van Gogh («Lo adoro»).

Altrove la su arte sta ricevendo un’accoglienza contrastante (per usare un eufemismo). «Gesù, è terribile...», ha commentato un utente particolarmente severo sui social media. «Con la loro estetica finto-naïf e la mediocre qualità realizzativa, le opere di Brody sollevano una domanda: “Perché ne stiamo ancora parlando?”», si è chiesto «ARTnews». 

«Il New York Times», dal canto suo, presenta un profilo di gradevole lettura e un video mash-up molto interessante dell’artista. L'articolo introduce bene il personaggio con questa frase: «Adrien Brody, l’attore premio Oscar, è anche Adrien Brody, il pittore appassionato, è anche Adrien Brody, l’artista del sound mixing».

Anche il regista Wes Anderson, amico intimo di Brody, ha detto la sua, durante una visita alla galleria: «Le immagini di Adrien sono come scorci temporali e spaziali delle pareti dell'ex galleria d'arte - tappezzate, dipinte, imbrattate e sfregiate - che un tempo erano le strade di SoHo, quando SoHo era ancora SoHo...».

Redazione The Art Newspaper, 10 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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